A margine della presentazione, il vicemenistro dell'Economia Adnan Yildirim ha teso la mano alla Santa Sede nella polemica sul riconoscimento del genocidio armeno, ma non ha risparmiato una frecciata a Bergoglio. Cardinale ravasi: "Accettiamo e invitiamo i rappresentanti turchi al nostro stand". Il 12 aprile il pontefice aveva definito quello armeno il "primo genocidio del XX secolo", scatenando le ire di Ankara
La Turchia tende la mano al Vaticano nella polemica sul riconoscimento del genocidio armeno, ma non risparmia una frecciata a Papa Francesco. “Saremo lieti di dare il benvenuto al Santo Padre se volesse visitare il padiglione della Turchia a Expo – è stato l’invito rivolto questa mattina dal viceministro dell’Economia di Ankara, Adnan Yildirim, a margine della presentazione del padiglione turco – e se non potesse saremo lieti di ospitare una delegazione del Vaticano, perché possa apprezzare i valori della civiltà storica della Turchia”.
“Il Santo Padre – ha detto ancora Yildirim – ha pronunciato parole che la Turchia non si aspettava assolutamente e forse nemmeno il Vaticano. La Turchia è sempre stata a disposizione di tutti gli storici del mondo aprendo i suoi archivi internazionali, militari, tutti i suoi archivi“. “Pensiamo che le relazioni torneranno come prima – ha assicurato infine viceministro – e la Turchia sarà sempre a disposizione con tutti i suoi archivi. Noi siamo contro tutti i genocidi al mondo, non solo condividiamo il nostro dolore, ma tutti i dolori di tutti i popoli al mondo”.
A distanza di poche ore arriva la risposta del Vaticano, che accetta l’invito di Ankara. “Come Commissario Generale del Padiglione della S. Sede all’Expo – ha detto nel pomeriggio il cardinale Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura – ho letto con interesse le parole di invito pronunciate dal viceministro”. “La delegazione vaticana, presente durante i vari eventi che si svolgeranno nel mesi dell’Expo, dopo l’inaugurazione, potrà accogliere con piacere l’invito a visitare il Padiglione della Turchia”, afferma. “Così come rivolge ora l’invito ai rappresentanti turchi – aggiunge Ravasi – ad essere ospiti del Padiglione vaticano, dedicato a temi che potranno essere condivisi anche dal mondo musulmano, come la fame sia fisica sia spirituale, la carità fraterna, il digiuno, l’ascolto della parola divina perché ‘non di solo pane vive l’uomo’ (motto del Padiglione della S. Sede, ndr)”.
Quali sono le parole pronunciate da Bergoglio che la Turchia “non si aspettava assolutamente”? “Anche oggi avvengono genocidi come quello contro gli armeni e quelli del nazismo e dello stalinismo”, scandiva il pontefice il 12 aprile durante la messa per il centenario del “martirio” armeno avvenuto nel 1915 a opera delle autorità turche. Poco dopo Francesco sottolineava che “la nostra umanità ha vissuto nel secolo scorso tre grandi tragedie inaudite: la prima, quella che generalmente viene considerata come ‘il primo genocidio del XX secolo’; essa ha colpito il vostro popolo armeno, prima nazione cristiana, insieme ai siri cattolici e ortodossi, agli assiri, ai caldei e ai greci”.
Le frasi del Papa scatenavano la reazione di Ankara, che lo stesso giorno accusava Francesco di “distorcere la Storia ed esprimeva “disappunto al al nunzio apostolico Antonio Lucibello, quindi il 13 aprile accusava il pontefice di proferire “calunnie“, poi per bocca del presidente Tayyip Recep Erdogan “condannava” il Santo Padre e lo invitata “a non ripetere più l’errore” e infine accusava Bergoglio di aver aderito al “fronte del male“.