Sigilli a un'abitazione di lusso nel comprensorio di Baden di proprietà di Claudio Lucia, considerato il referente economico della famiglia calabrese. Era già stato condannato a 17 anni e 10 mesi dopo essere stato arrestato in Spagna. Gli investigatori: "Silente processo di colonizzazione"
La ‘ndrangheta investe in Austria e precisamente nel comprensorio di Baden dove Claudio Lucia si è visto sequestrare una villa lussuosa di oltre 300 metri quadrati, con annessa ulteriore dependance di circa 200 metri quadrati più un immenso giardino. Il valore della villa è di due milioni e mezzo di euro tra acquisto e ristrutturazione: tutto pagato rigorosamente in contanti senza il rilascio di alcuna documentazione fiscale. Lucia è il referente economico della cosca Pesce per conto della quale, secondo il procuratore capo di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho e il sostituto della Dda Stefano Musolino, investe a Milano e in Austria. Oggi in carcere per scontare una condanna di 17 anni e 10 mesi, Lucia aveva trascorso proprio in quella villa buona parte della sua latitanza prima di essere arrestato in Spagna nel 2011.
“A dimostrazione delle enormi possibilità economiche e finanziarie del clan di ‘ndrangheta Pesce, – scrive la guardia di finanza – nonché a conferma del ruolo di ‘tesoriere della filiale lombarda’ di Lucia, è emerso, infatti, come quest’ultimo e la moglie rumena avessero la disponibilità, di carte di credito (tra cui la particolare American Express Centudion, conosciuta anche come ‘Carta nera’ o ‘Black’) solitamente rilasciata dall’American Express a clienti particolarmente facoltosi, considerati avere nella loro disponibilità di credito provviste rientranti nell’ordine di milioni di euro”.
Soldi sporchi di cui, dopo l’inchiesta All Inside contro la cosca Pesce, Claudio Lucia ha cercato di disfarsi assieme ai suoi beni per evitare che gli venisse sequestrata la villa. Oggi è stato possibile confiscarla grazie alla collaborazione tra la Direzione distrettuale di Reggio Calabria e la Procura di Wiener Neustadt. Non essendo riconosciuto nel comprensorio di Baden il reato di associazione mafiosa, l’autorità giudiziaria austriaca ha contestato l’accusa di riciclaggio alla moglie di Lucia e al rumeno che per “soli” 900mila euro a titolo di “compensazione” di un presunto debito era il titolare della villa confiscata.
Ora emerge di nuovo il tentativo della cosca Pesce di Rosarno di reinvestire i proventi del clan in attività lecite, “anche con proiezioni ultra-nazionali, – scrivono gli investigatori – avviando così un piccolo e silente processo di colonizzazione di territori esteri, ove la legislazione interna ancora non riconosce la figura giuridica dell’associazione per delinquere di stampo mafioso”.