I portaborse dell’Assemblea regionale siciliana dovevano essere dimezzati. E invece, malgrado l’annuncio del taglio strombazzato a destra a manca dai vertici del Parlamento siciliano dopo il via libera alla spending review, nel gennaio 2014, non succederà nulla: resteranno quelli che erano. “Colpa” di uno degli emendamenti alla Finanziaria regionale approvato con voto bipartisan in piena notte da deputati di tutti i gruppi parlamentari.
La spending review passata l’anno scorso a Sala D’Ercole prevedeva che la spesa per il personale del Parlamento siciliano dovesse essere dimezzata. La scure doveva in particolare abbattersi sui portaborse (che all’Ars oggi sono oltre un centinaio e costano alle casse di Palazzo dei Normanni 4,2 milioni all’anno) e 84 dipendenti assunti nelle scorse legislature dai partiti e poi stabilizzati (al costo di 4 milioni e mezzo all’anno), con una duplicazione che non si registra in nessun altro consiglio regionale d’Italia.
I tagli approvati a gennaio 2014 sancivano dunque sostanzialmente la fine della duplicazione, eliminando i portaborse e lasciando i soli stabilizzati a partire dalla prossima legislatura, dimezzando così la spesa. Ma l’emendamento notturno passato in commissione alla Finanziaria presentata dal governatore Rosario Crocetta riporta indietro le lancette dell’orologio: le categorie resteranno due, e per entrambe viene mantenuta una spesa totale di 8,7 milioni, anche se non si sa ancora come essa verrà coperta. E non è finita. Sempre utilizzando le norme della spending review 2014, i gruppi parlamentari, nel timore del taglio, si sono nel frattempo “attrezzati” assumendo anche una cinquantina di consulenti al costo di 700 mila euro.
L’unica misura approvata a Palazzo dei Normanni che permetterà in qualche modo di abbassare la spesa, ma solo in prospettiva, è quella che prevede che la categoria degli “stabilizzati” sia a esaurimento: chi appartiene a questo “bacino” di portaborse andrà in pensione e non potrà essere sostituito.