Il segretario della Lega Nord contestato anche ad Ancona e a Macerata. E' stato bloccato all'ingresso del condominio multietnico Hotel House, da un centinaio di residenti, quasi tutti magrebini. "Busserei porta a porta - ha detto - e controllerei se chi vive qui è in regola con il permesso di soggiorno"
Respinto da un cordone di migranti a Porto Recanati e “bersaglio” del lancio di uova, pomodori e bottiglie ad Ancona e Macerata, dove due ragazzi sono rimasti feriti a seguito delle cariche della polizia. L’arrivo nelle Marche di Matteo Salvini – dove il Carroccio sostiene il candidato Francesco Acquaroli di Fdi alla Presidenza della Regione – è stato accompagnato dalle contestazioni.
Ad Ancona Salvini si è fermato 15 minuti al banchetto della Lega per la raccolta di firme per la presentazione delle liste per le regionali, insieme al coordinatore regionale di Fdi-An Carlo Ciccioli e si è fatto fotografare con gli attivisti. Ma dall’altra parte del cordone di sicurezza, ci sono stati il lancio di uova e le urla dei manifestanti dei centri sociali: “Vattene, vergogna, fascisti”, e alcuni striscioni con le scritte “Mai con Salvini. Le Marche ti rifiutano”.
Ma le proteste sono proseguite anche nel corso della tappa successiva in provincia di Macerata, a Porto Recanati. Obiettivo del segretario della Lega era la visita di Hotel House, condominio multietnico abitato soprattutto da nordafricani, ma i migranti hanno fatto ‘muro’. Inoltre, sotto lo stabile era in corso anche una contromanifestazione anti Lega promossa dalle forze di centrosinistra, con in testa il sindaco Pd Sabrina Montali, il senatore Mario Morgoni (Pd) e vari sindacalisti di Cgil e Cisl con le loro bandiere.
Salvini è arrivato all’Hotel House in anticipo rispetto all’orario previsto, attorno alle 14:45. Ad attenderlo ha trovato un centinaio di residenti del condominio, quasi tutti maghrebini, che avevano occupato la via di accesso allo stabile. I manifestanti si sono rifiutati di aprire un varco per lasciargli il passo, ci sono stati attimi di tensione, al suono di “vattene!”, “vergognati!”, grida e fischi. A quel punto, Salvini, che era rimasto ad una certa distanza dal ‘cordone’ di immigrati, ha spiegato di dovere andare a Macerata per proseguire la raccolta firme per Acquaroli.
Quindi è salito in auto e si è allontanato. Ma anche qui è stato “accolto” da 200-300 giovani dei centri sociali, alcuni giunti anche da Ancona, con striscioni con la scritta: “Mai con Salvini, Macerata non si Lega”, e “Respingiamo Salvini e il razzismo”. Poi è partito un lancio di uova e decine di manifestanti hanno tentato di sfondare il cordone di polizia: gli agenti hanno caricato e due giovani sono rimasti feriti. Uno ha perso sangue dalla testa, l’altro ha riportato contusioni.
Le contestazioni a Porto Recanati – Al termine della visita – mancata – al condominio multietnico, Salvini ha definito i manifestanti “squadristi”, poi su facebook ha scritto: “Hotel House di Porto Recanati, 400 appartamenti che, fra spaccio, armi, prostituzione e abusivismo, è un inferno. Manifestanti del Pd e della Cgil, insieme ad abusivi e centri a-sociali, hanno bloccato l’ingresso al palazzo. A loro vanno bene il casino e lo spaccio? E pensare che a chiedere l’aiuto della Lega sono stati dei cittadini africani perbene! La soluzione per certa gente? Ruspa”. Poi, parlando ai giornalisti, ha aggiunto: “Se è vero che qui all’Hotel House quelli del condominio hanno chiamato i senegalesi per riportare un po’ di ordine vuol dire che lo Stato non sa fare il suo dovere“. Su un’eventuale soluzione proposta dalla Lega ha risposto: “Busserei porta a porta, e controllerei se chi vive qui è in regola con il permesso di soggiorno. Quelli che non sono in regola li caccerei via”.
Il residence, dove vivono anche alcune famiglie italiane, è un esperimento di convivenza multietnica, ma è anche spesso al centro di fatti di cronaca legati ad attività di spaccio e reati di microcriminalità. Il 24 aprile scorso proprio qui è stato arrestato uno dei presunti terroristi islamici coinvolti nell’inchiesta condotta dalla Dda di Cagliari. Alì Zubair, un pachistano di 46 anni con permesso di soggiorno spagnolo, aveva trovato rifugio in uno degli appartamenti del residence.