“Ho sentito un boato dietro di me e poi ho visto una nube che scendeva spinta da un vento spaventoso – racconta dal suo letto d’ospedale Iolanda Mattevi – mi sono messa a correre, ma sono stata investita da una pioggia di pietre e neve”. Trentina di 52 anni, Iolanda è sopravvissuta alla slavina che sabato ha ucciso i due amici Renzo Benedetti e Marco Pojer nel nord del Nepal, in seguito al terremoto di magnitudo 7.9 che ha colpito il Paese. L’incidente è avvenuto a circa 3.500 metri di quota sul sentiero del Langtang Trek, a nord di Kathmandu. Insieme all’amico Attilio Dantone e alle due vittime, era arrivata in Nepal agli inizi di aprile per una viaggio “che aveva sempre sognato”.
La donna si trova ora in un ospedale con un avambraccio e un dito fratturato. I medici hanno detto che le sue condizioni non sono gravi, ma dovrà rimanere per un po’ di tempo sotto osservazione.
“Renzo e Marco avevano fatto una deviazione per portare delle medicine a un’anziana nepalese che conoscevano – ha raccontato ancora – e quindi ci avevano detto di continuare a camminare perché poi ci avrebbero raggiunti successivamente”.
Insieme ad Attilio aveva quindi raggiunto un punto di ristoro sul sentiero e stava bevendo un tè quando è arrivata la scossa di terremoto che ha fatto franare la montagna. “I nostri amici sono stati presi in pieno – racconta Attilio, che è guida alpina e gestisce un rifugio nella valle di Cembra – io invece ho trovato scampo sotto una roccia e così sono sopravissuto”. I due escursionisti sono arrivati stamani con un elicottero dell’esercito nepalese dopo aver passato tre giorni in un campo per sfollati a Langtang. Nell’incidente sono morti anche tre nepalesi che li accompagnavano: lo sherpa Sangha, 26 anni, padre di una bambina; il cuoco Prem, 48 anni e quattro figli, e l’aiuto cuoco Dawa, anche lui padre di alcuni bambini.