Scuola

Test Invalsi, la prova slitta a causa dello sciopero indetto il 5 maggio dai sindacati

Lo slittamento ha irritato le organizzazioni sindacali che definiscono la scelta " una intollerabile imposizione, illegittima" e un "provvedimento decisamente inopportuno"

La prima prova Invalsi slitta. È ufficiale. Lo sciopero proclamato il 5 maggio dai Cobas contro i quiz e da Flc Cgil, Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda contro il ddl, ha fatto decidere per la retromarcia. La presidente Anna Maria Ajello dell’istituto Villa Falconieri ha diramato una nota ai dirigenti scolastici e agli uffici regionali nella quale comunica la variazione delle date di svolgimento del test: sospesa la data del 5, alla scuola primaria tutto sarà fatto il 6 (come già previsto) e il 7 maggio.

Uno slittamento che ha irritato le organizzazioni sindacali in modo particolare i Cobas che, per la prima volta, sognavano il fallimento dell’Invalsi. Piero Bernocchi, coordinatore nazionale del sindacato di base è furente: “Il Miur ha preso una sciagurata decisione per impedire che il 5 maggio lo sciopero annulli plebiscitariamente gli insulsi quiz Invalsi che in quel giorno si dovrebbero svolgere alle elementari. Con una intollerabile imposizione, illegittima e antisindacale, il ministero sposta d’ufficio le prove ben sapendo che mentre lo sciopero del 5 è convocato dai sei principali sindacati della scuola, quello del 6 è, almeno per ora, promosso solo dai noi; mentre per il 7 la legge 146/90 impedisce di scioperare (sarebbero tre giorni consecutivi)”. Bernocchi è pronto a dar battaglia: “L’Invalsi prevede possibilità di un rinvio o recupero solo in casi eccezionali, a seguito della presentazione della documentazione, entro tempi indicati precisamente. Una eventuale richiesta di posticipo/rinvio doveva essere inviata all’Invalsi, con la documentazione a giustificare la richiesta, con protocollo antecedente al 28 ottobre 2014. Abbiamo avviato urgenti passi legali per impedire lo spostamento dei quiz. Se passa il dittatoriale principio che gli scioperi si possono vanificare con atti amministrativi, si realizza di fatto l’annullamento in assoluto dello stesso diritto di sciopero”.

Della stesso parere Rino Di Meglio della Gilda: “Un provvedimento decisamente inopportuno che, considerata la vastissima adesione prevista per lo sciopero del 5 maggio, sembrerebbe una strategia per boicottare la grande protesta contro la riforma del governo Renzi. Ci chiediamo chi abbia assegnato questo potere al presidente Ajello e interpelliamo in merito il ministro Giannini, visto che l’Invalsi è soggetto alla vigilanza del ministero della Pubblica Istruzione”. Dall’altro canto Anna Maria Ajello è sicura della sua scelta: “Abbiamo avuto 500 lettere di dirigenti scolastici che chiedevano cosa fare di fronte a chi dichiarava di fare sciopero e chi, al contrario, aveva deciso di restare in classe. Dal punto di vista tecnico noi non saremmo stati in grado di garantire la mission fondamentale dell’Invalsi ovvero la raccolta campionaria di dati che consentano all’autorità politica la valutazione del sistema scolastico. Se non avessimo spostato le prove, vista la situazione che si è creata, non avremmo avuto il campione e avremmo “bucato”. Tra l’altro questi numeri sono un riferimento non solo per il Governo ma anche per le agenzie internazionali che usano i nostri dati”.

Di fronte alle proteste del sindacato la presidente d’Invalsi fa una riflessione: “Facciamo una distinzione: i Cobas hanno sempre protestato contro le prove ma rispetto ai Confederali mi sono fatta carico delle loro motivazioni. Il loro sciopero, che non è contro l’Invalsi, è il 5: abbiamo tenuto conto della loro manifestazione”. Una scelta a detta della Ajello fatta in piena autonomia: “Ho scritto una mail al ministro solo ieri. Mi sono consultata solo con i miei dirigenti. So bene che non posso coinvolgere il Miur perché in quel caso si tratterebbe di attività antisindacale”.