“Nulla a che vedere con il Castello scaligero di Sirmione. Io e mia moglie siamo insegnanti e abbiamo decisamente apprezzato le minuziose e appassionate spiegazioni dei ragazzi che per volontariato al costo di 2 euro (1 euro ridotto per insegnanti!) ci hanno fornito. Veramente un bel posto. Peccato che al Comune ben poco interessi. Su internet si fa fatica a reperire numeri di telefono e informazioni”.

Scorrendo le recensioni su Tripadvisor, riguardo al castello scaligero di Villafranca di Verona, ci si imbatte anche in questa. Del dicembre 2014. Una delle ultime. Perché proprio in coincidenza con la fine dell’anno è scaduta la convenzione tra il Comune e l’associazione “Contemporanea.Lab” che si occupava dell’apertura del castello la domenica e nei giorni festivi. Quindi da allora porte sbarrate alla struttura più rappresentativa del comune del veronese, insieme al palazzo Bottagisio, dove Francesco Giuseppe e Napoleone III l’11 luglio 1859 siglarono la “Pace di Villafranca”, atto conclusivo della II Guerra d’Indipendenza.

Ma di certo, il castello sul Corso Vittorio Emanuele subito a nord del fiume Tione, anche visivamente, costituisce un elemento di straordinaria rilevanza per Villafranca. Con le merlature guelfe della cinta muraria, cioè piatte, e quelle del mastio e delle torri, invece, di tipo ghibellino, cioè a coda di rondine. Una compresenza che ne caratterizza il profilo. Così come costituisce un indizio della frequentazione in età romana il reimpiego alla base della torre maggiore di frammenti di un’iscrizione che si ipotizza provengano da un edificio dedicato a Tiberio.

Ma anche volendo prescindere da queste particolarità, il castello di Villafranca di Verona è un’architettura di grande pregio. Dell’impianto originario, realizzato tra il 1199 e il 1202 e poi nel XIV secolo entrato a far parte della cinta muraria del centro, il cosiddetto Serraglio, pochi tratti sono rimasti indenni alle guerre successive. L’architettura attuale è quella ricostruita dalla Serenissima e a partire dal 1450, per diversi secoli, completamente abbandonata. Un patrimonio pubblico che da tempo aspetta nuovi interventi. Dopo quello di restauro della torre principale e l’inserimento di un orologio nel 1890. Dopo quelli del 1926-27 di sistemazione dell’area interna e di ricostruzione della torre crollata nel 1905 e il restauro di tratti di mura e merli. Successivamente, nel 1935, di restauro dei bastioni e, all’esterno, di piantumazione di pini, abeti e platani.

Un elemento, quello del Castello, tuttavia, colpevolmente, alienato alla fruizione. Al centro di una disputa politica tra il sindaco Pdl Mario Faccioli e il consigliere Pd Paolo Martari. Un elemento generalmente utilizzato solo per qualche evento, di vario genere. Non solo nel passato. Ad esempio per la imminente stagione estiva nell’ambito del “Villafranca Festival” in cartellone ci sono a luglio i concerti dei Liftiba, di Fedez, Damien Rice e J-Ax, oltre ad una esibizione di Pintus. Mentre a giugno è prevista “La sagra dei Fumetti e cartoni animati”. Una serie di appuntamenti di sicuro richiamo, ai quali negli anni passati si sono aggiunti anche la tradizionale sagra paesana, la festa della birra, una manifestazione legata alle Forze dell’ordine e il cinema all’aperto. Insomma il Castello è stato utilizzato come spazio all’aperto. Il perimetro delle mura castellane è diventato semplicemente il recinto dell’evento in programma. Contenitore ora del concerto, ora di altro. Nella sostanza, luogo progressivamente privato della sua rilevanza storica. Proprio per questo da ri-valorizzare.

Restituendogli il ruolo di tessera del patrimonio. Frammento di paesaggio. Con questo spirito dal novembre 2012 è nata l’organizzazione “Idee in cantiere”, che oltre a promuovere l’apertura del castello, propone soluzioni per il suo utilizzo. Già, il suo utilizzo. Perché concerti, sagre e fumetti non sembrano il meglio a disposizione per dare un senso al Castello. Per strapparlo all’isolamento al quale lo hanno consegnato scelte discutibili, non solo nel recente passato. L’architettura militare va riaperta al pubblico. Ma, soprattutto, va riaffermato, il suo ruolo di monumento. Di emblema della città. Proprio così come sembra alludere la sua presenza nella foto di copertina del Comune.

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