Dopo aver “commissariato” il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, sgradito ai colleghi dell’Eurogruppo, il primo ministro greco Alexis Tsipras conta ora di raggiungere un accordo con i creditori entro il 9 maggio. Tre giorni prima della maxi tranche di rimborso da 770 milioni di euro al Fondo monetario internazionale. Ma, ha spiegato martedì in un’intervista a Star Tv il leader di Syriza, se le richieste della ex troika saranno “fuori dai limiti del mandato” concesso dagli elettori al suo partito il 25 gennaio il governo è pronto a indire un referendum per chiedere il loro parere. “Io non ho il diritto di violare il mandato, per cui la soluzione a cui arriveremo dovrà essere approvata dal popolo ellenico”, ha spiegato il premier. Tsipras comunque è convinto che la maratona negoziale sia tornata sui binari giusti in seguito al rimpasto della squadra che sta trattando a Bruxelles: rimosso Nikos Theocharakis, vicinissimo a Varoufakis, il coordinamento politico è stato affidato a George Chouliarakis, vicino al vicepremier Yannis Dragasakis. Inoltre nel governo è stata creata una “cabina di regia” guidata dall’economista e vice ministro degli Esteri Euclid Tsakalotos. Un’operazione diplomatica che dimostra l’ammorbidimento delle posizioni dell’esecutivo, ormai con le casse vuote e le spalle al muro: secondo un sondaggio di Reuters su un campione di operatori di Borsa, la probabilità che il Paese esca dall’euro è data al 40%.

Così Tsipras, pur rinnovando formalmente la fiducia al ministro, giudicato “un dilettante” e “un irresponsabile” dagli omologhi dell’area euro, lo ha di fatto scavalcato. E, mentre Varoufakis continua a lanciare provocazioni via Twitter, ha subito iniziato a muoversi per mettere in campo le misure da tempo richieste dal Brussels group: in particolare è in fase di stesura un decreto con misure di bilancio e riforme che vanno dal sistema fiscale alla pubblica amministrazione. In particolare, ha annunciato lo stesso Varoufakis, verrà varata una misura per il rientro dei capitali dall’estero che permetterà ai contribuenti di dichiarare l’eventuale evasione senza penalità e con un tasso scontato rispetto all’aliquota in vigore. Secondo un funzionario greco, l’aliquota sarà nella forbice del 15-20 per cento. Il ministro ha fatto sapere che sarà firmato in materia un accordo politico con la Svizzera appena il Parlamento ellenico avrà approvato il disegno di legge.

Nell’intervista all’emittente turca il primo ministro ha riconosciuto che le posizioni sono ancora lontane su “privatizzazioni, lavoro e pensioni“. Ma sul primo fronte, per esempio, è disposto a cedere sulla vendita dell’intera quota detenuta nel porto del Pireo e degli aeroporti regionali. Secondo la Bild, poi, è pronto a mettere da parte almeno per ora l’aumento del salario minimo e il rafforzamento dei diritti dei lavoratori. Scelte che alienerebbero il consenso popolare, nonostante il 72% dei greci si dichiari favorevole alla permanenza di Atene riesca nell’euro e nell’Unione europea. Di qui l’idea alla possibilità di convocare una consultazione popolare se i desiderata di Ue, Bce e Fondo risulteranno troppo lontani dal programma elettorale di sinistra che ha fatto trionfare Syriza alle urne. Tsipras pensa così di poter imprimere una svolta al negoziato senza rischiare rivolte di piazza per le troppe concessioni all’austerità. “Ma sono certo che non arriveremo a quel punto”, ostenta sicurezza il leader. “Nonostante le difficoltà, le possibilità di uscire vittoriosi dai negoziati sono grandi. Non dovremmo cedere al panico. In questo gioco, chi si fa spaventare perde”.

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