Il confine tra indecenza e trash è labile, scivoloso, quasi invisibile. Mortal Kombat, nel corso della sua più che ventennale storia, con invidiabile sfrontatezza ha dimostrato notevoli doti d’equilibrismo nel correre, coraggiosamente, lungo la sottile linea che divide l’eccentrico dal patetico. Tacciato di corrompere le anime dei più giovani già nel 1992, anno di debutto del primo cabinato in sala giochi, con le sue teste mozzate e i litri di sangue copiosamente riversati sullo schermo, si è fieramente contraddistinto dagli altri picchiaduro a incontri per la sibillina ironia celata sotto spessi strati di violenza gratuita. A poco sono valse le censure, i boicottaggi e le minacce di avvocati e associazioni in difesa dei diritti del pubblico più sensibile: mentre il mondo si scandalizzava per la brutalità delle famose Fatality, la saga ingrossava le fila di proseliti, sopravvivendo senza alcun problema sino a 2015 inoltrato, sino alla pubblicazione di Mortal Kombat X: capitolo che segna l’esordio del brand su PlayStation 4 e Xbox One, oltre che il ritorno su PC.
Nonostante il salto generazionale, il concept ha mantenuto inalterati tutti i suoi tratti distintivi: due lottatori se la danno di santa ragione, utilizzando mosse spettacolari ed esageratamente violente, fino a quando uno dei due non va al tappeto. Il gameplay ha subito solo deboli limature rispetto all’apprezzatissimo predecessore. Che siate appassionati al genere, che sia la prima volta che imbracciate un pad, saprete in ogni caso trarre grandi gioie dal titolo sviluppato da NetherRealm Studios (gli stessi di Injustice: God Among Us). Il combat system è estremamente malleabile: l’esperto si esibirà in complesse combinazioni di pulsanti, per rompere la difesa avversaria ed inanellare lunghissime combo; il neofita risponderà affidandosi a mosse basilari ma comunque efficaci, senza farsi scrupoli, ogni tanto, di premere casualmente i pulsanti nella speranza, spesso ben riposta, di sfoderare qualche tecnica particolarmente efficace.
Tra attacchi che mostrano i devastanti effetti sugli organi interni, attivando un suggestivo effetto raggi X, elementi dello scenario utilizzabili come armi contundenti e le immancabili Fatality, più violente e semplici che mai da eseguire, Mortal Kombat X svetta per immediatezza del sistema di combattimento e spettacolarità splatter delle mosse utilizzate dai lottatori.
Non si è lesinato sul quantitativo di contenuti e modalità offerte. La Storia introduce un modesto, ma godibile, arco narrativo, in cui i nostri cari eroi, ormai invecchiati, si affidano alle nuove generazioni, figli compresi, per sventare l’ennesima minaccia alla Terra. Le Torri incarnano l’anima arcade, con condizioni di vittoria e numero di avversari da affrontare variabili. La Kripta, suggestivo cimitero in cui spendere il denaro accumulato in sbloccabili di ogni genere, assume le sembianze di una rudimentale avventura in cui superare semplici enigmi per raggiungere nuovi sentieri. Presente anche il multiplayer, con un sistema che inserisce ogni utente in una fazione, che settimanalmente dovrà accumulare più punti possibile, per primeggiare. I singoli match con altri utenti online non frutteranno quindi solo gloria personale, ma aiuteranno la propria squadra a trionfare.
Mortal Kombat X di next-gen ha esclusivamente il comparto grafico, soddisfacente e complessivamente d’impatto, per il resto è estremamente canonico e fedele alla tradizione. Un male? Per chi è cresciuto apprezzando il trash dei primi anni ’90, lo stesso che diede forma al vecchio lungometraggio ispirato al videogioco, assolutamente no. Anche questo episodio è un concentrato di violenza, botte da orbi e mosse spesso demenziali: c’è chi potrebbe trovarlo eccessivo (in tutti i sensi), ma appassionati e non, molto più probabilmente, resteranno stregati dal gameplay ideale per organizzare al volo partite tra amici in cui l’esito non è mai scontato e dove, oltre a interiora e arti, voleranno risate a profusione.
A cura di Lorenzo Fazio