Dovremmo procedere verso un rafforzamento serio della democrazia diretta ed invece all’opposto ci si appresta a smantellare pure la democrazia indiretta!
La vicenda che oramai si è delineata e stratificata, al pari di una cataratta, è grottesca ed imbarazzante per una democrazia occidentale:
a) un Parlamento composto da parlamentari di dubbissima legittimità (in quanto eletti con il Porcellum, checché abbiano scritto pindaricamente i giudici delle leggi, certificando la grave malattia dell’albero ma salvandone i frutti!);
b) un Premier ed un governo che hanno asservito interamente il Parlamento, eviscerandolo delle proprie funzioni legislative tra canguro, ghigliottina, e sincronismi afflittivi boldriniani e grassiani, manco fossimo nel “La fattoria degli animali”;
c) un Premier rottamatore, twitt’attore, riformatore, bulimico di potere, illusionista compulsivo, muscolare, decisionista che soddisfa certamente una parte dell’elettorato fiaccato da decenni di politica del nulla e che si gode il solleticare orgasmico prodotto da parole vacue e fatue (quali “80 euro”, “jobs act”, “tesoretto”, “ce lo chiedono gli italiani”, “l’Italia cambia verso” etc.);
d) un partito quale il Pd che oramai nei fatti è già un Partito della Nazione e chissà perché mi evoca tanto l’inizio di un ventennio;
e) una legge elettorale tutta finalizzata ad un unico obiettivo: la concentrazione del potere nelle mani del premier e di una ristrettissima oligarchia, emarginando interamente il Parlamento, così facendo carta straccia della Carta costituzionale e dei principi fondamentali della nostra democrazia;
f) parte di un Paese che non ha imparato nulla dalla propria storia e dal berlusconismo, assai simile al renzismo nella ricercata gestione del potere, ottenebrata da mass media di regime e da intellettuali pigri imbolsiti e pavidi;
g) Renzi che fa dell’arroganza, irriverenza, strafottenza, spocchia e ipertrofico piglio pseudo-riformista (e la soppressione delle Province? E il taglio dei costi della politica? E la riforma della giustizia e del fisco? E la vera spending review? E la lotta alla corruzione?) la sua cifra ed il suo brand, anche imponendo una riforma costituzionale che farebbe resuscitare tutti i padri costituenti;
h) l’opposizione (l’unica autentica è il M5S, le altre sono plagi circensi) che opera tecnicamente bene ma comunica male all’esterno, taffazzonandosi a ripetizione; i) un popolo sempre meno sovrano per reazione (con l’astensionismo dominante), sempre più disperato (economicamente, socialmente, culturalmente) e sodomizzato attraverso lo stillicidio di: un regime fiscale indecente, ben sorvegliato da un’Agenzia delle Entrate impropriamente legiferante; una giustizia autoreferenziale, incomprensibile e sempre imbarazzante nei tempi; una pubblica amministrazione inefficiente, una burocrazia dominante, un clima di assoluta impunità, una corruzione dilagante che stordiscono e annichiliscono anche i più volenterosi;
l) un debito pubblico impressionante ed inarrestabile al pari di una voracissima clessidra senza fondo, prodotto dalla insipienza, dal consociativismo, da malfattori, dalla incapacità, dalla mediocrità, dalla corruzione endemica.
E l’elenco potrebbe durare a lungo.
Oggi si deciderà una parte importante del nostro destino, in bilico tra la realizzazione di una vera e propria autocrazia, sulla falsariga di quella putiniana, e la preservazione della democrazia. E’ difficile essere ottimisti ben sapendo che il voto di fiducia imporrà ai parlamentari la scelta (implicita) tra il mantenersi in sella o il disarcionarsi (per molti anche definitivamente), peraltro ben sapendo che ove si dovesse tornare al voto, la parte “incantata” del Paese tornerebbe a ridare la fiducia prevalente al pifferaio magico perché “lui le riforme le fa!”. Poco importa se poi, prendendoli singolarmente, gli chiedi: “scusi ma quali sarebbero queste riforme?”, sentendosi in risposta obiettare qualche flebile balbettio.
Che la dignità, l’onestà, l’indipendenza cari parlamentari siano oggi con tutti voi.