Affari e appalti pubblici gestiti come cosa propria, con un giro non di soldi ma di favori. Una rete sottilissima di contatti, secondo i magistrati, ha unito per anni paesi distanti anche centinaia di chilometri in Sardegna. Dal Nuorese, al Sulcis, passando per il Cagliaritano. Coinvolti sindaci, i loro vice, alcuni assessori, consiglieri, tecnici dei Comuni e professionisti: un gruppo, ben collaudato, definito una ‘cupola’, con appartenenze bipartisan e in gran parte eletto nelle fila di liste civiche. Per questo sono state arrestate, in carcere e ai domiciliari, 21 persone, tra cui cinque primi cittadini: la maxi operazione congiunta della Finanza e dei carabinieri è in corso dall’alba, disposta dalla Procura di Oristano e coordinata dal procuratore Andrea Padalino Morichi. L’accusa è associazione a delinquere finalizzata a pilotare gli appalti, a 14 persone è contestata la turbativa d’asta e la corruzione.
La testa in Barbagia, infiltrazioni nei municipi – In ballo c’erano oltre 40 appalti che spesso finivano alle solite ditte o ai soliti professionisti (società di progettazione e consulenza): in cambio, chi favoriva l’assegnazione agli amici degli amici, riceveva lavori gratuiti e, appunto, favori. Il sistema prevedeva, appunto, dei premi con un tempismo a orologeria. E il gruppo riusciva a gestire così le gare e i lavori da un centro all’altro. Le indagini sono partite dal Nuorese, da un piccolo paese della Barbagia, ritenuto il centro operativo dell’organizzazione che è riuscito a insidiarsi, con successo, fin nel Sulcis e in alcuni paesi del Cagliaritano, sulla costa ovest. Anche piccoli centri con poche migliaia di abitanti, increduli alla notizia.
La rete – Quindici in tutto i Comuni coinvolti, in cui sono state fatte diverse perquisizioni: quelli di maggior peso sono Cagliari, Quartu Sant’Elena e Nuoro. Seguono altri: da Desulo (Nuoro) a Sant’Antioco. Nel Cagliaritano, San Vito e Villasalto (ai domiciliari il sindaco Leonardo Usai, in carcere il vice, Franco Cotza, un carabiniere). In cella anche i primi cittadini di Tonara e Belvì, nel Nuorese, rispettivamente Pierpaolo Sau e Rinaldo Arangino; il primo cittadino di San Giovanni Suergiu, Federico Palmas, e di Ortueri (ai domiciliari, Salvatore Casula). In carcere anche i titolari di alcune società, come Paolo Pinna, 62 anni di Desulo (Nuoro), rappresentante della Essepi Engineering srl – ritenuto il manager della “cupola” – e Francesco Chessa, 56 anni di Irgoli (Nuoro), rappresentante della Ediligica srl.
Un’inchiesta anticorruzione su vasta scala – Un sistema complicato ricostruito dagli inquirenti sulla base di alcuni movimenti sospetti. Un’inchiesta nata nel 2013, soprattutto grazie a un esposto anonimo arrivato in Procura sull’esecuzione dei lavori del centro storico di Aritzo, paese di montagna del Nuorese che, come altri negli ultimi anni, ha rimesso in sesto strade e scorci. La spartizione degli appalti sarebbe stata gestita da una mente nuorese, rintracciata nella figura dell’ingegnere Pinna, con molti contatti e carte da giocare presso gli amministratori pubblici che, secondo le accuse, hanno dato udienza e ascolto. Col risultato di avere bandi su misura e appalti assegnati in partenza.