La normativa del ministero chiedeva la cittadinanza italiana o di uno degli Stati membri dell’Unione Europea per essere inclusi nelle liste. Ma è stata bocciata dai giudici. Da settembre quindi niente più “discriminazioni” in cattedra: italiani o meno, conterà solo il punteggio in graduatoria, non il passaporto
Anche i docenti stranieri possono insegnare nelle scuole italiane. Anzi, devono: la loro esclusione era discriminatoria, secondo i giudici. E per questo il Ministero è stato costretto a riaprire in maniera straordinaria l’assegnazione delle supplenze negli istituti del Paese: dal prossimo settembre i professori extracomunitari potranno essere chiamati in carica.
Negli scorsi giorni il Miur ha inviato ai dirigenti scolastici una circolare che ordina la riapertura delle graduatorie d’istituto, le liste in base a cui ogni anno vengono assegnati gli incarichi a tempo determinato. Secondo la normativa vigente vengono aggiornata a cadenza triennale, l’ultima volta è successo proprio l’anno scorso. Ma il decreto ministeriale 353/2014, secondo il tribunale di Milano, era illegittimo: il Ministero, infatti, tra i requisiti generali di ammissione chiedeva la cittadinanza italiana o di uno degli Stati membri dell’Unione Europea. Tagliando fuori così tutti i docenti extracomunitari, se non per gli insegnamenti in lingua straniera (dove erano comunque in posizione subordinata rispetto agli italiani). Contro questa esclusione si sono mossi alcuni sindacati, fra cui l’Associazione studi giuridici per l’immigrazione. E a marzo una sentenza storica del giudice del lavoro del capoluogo lombardo ha accolto il ricorso, dichiarando il bando “discriminatorio” in alcuni suoi punti e ordinando la riapertura dei termini.
Adesso il Miur si adegua: dal 30 aprile al 29 maggio prossimo sarà possibile ripresentare le istanze di iscrizione presso le scuole prescelte. Stavolta potranno partecipare anche i “i cittadini stranieri con permesso di soggiorno, i familiari di cittadini di Stati membri non aventi cittadinanza, i rifugiati”. L’unico requisito sarà “un’adeguata conoscenza della lingua italiana”, da autocertificare. Oltre ovviamente al possesso del titolo di abilitazione per l’inserimento in seconda fascia, o del semplice titolo di studio valido per l’insegnamento per la terza fascia (alla data utile del 23 giugno 2014, quando si era chiusa la finestra originaria).
Di fatto, si tratta di un aggiornamento del tutto straordinario, visto che in teoria le liste avrebbero dovuto rimanere invariate fino al 2017. Le irregolarità contenute nell’ultimo bando e la decisione del giudice, però, rivoluzioneranno le graduatorie, che presto vedranno l’ingresso di nuovi insegnanti (a scapito, per forza di cose, anche di chi è già in lista). I dirigenti scolastici dovranno accogliere e rivalutare tutte le domande che un anno fa erano state respinte per la mancanza del requisito della cittadinanza comunitaria. E per i docenti italiani non ci sarà alcuna corsia preferenziale nell’assegnazione degli incarichi. Per l’anno in corso non sono previsti stravolgimenti: le supplenze ormai sono state tutte distribuite, con i contratti confermati fino al 30 giugno. Ma da settembre niente più “discriminazioni” in cattedra: italiani o extracomunitari, conterà solo il punteggio in graduatoria, non il passaporto.
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