La placida e tranquilla cittadina costiera di Bournemouth, piccola sede finanziaria e buen retiro per pensionati, lunedì notte è impazzita di gioia: per la prima volta in 116 anni di storia l’Afc Bournemouth è stato promosso in Premier League. Con il 3-0 sul Bolton hanno guadagnato tre punti di vantaggio sul Middlesbrough, che per sorpassarli dovrebbe vincere l’ultima di campionato con 19 gol di scarto. La scaramanzia e la statistica delle probabilità per una volta non servono, la promozione è cosa fatta, ne è convinto anche il presidente Jeff Mostyn che ha detto: “Questa è la favola più bella da quando Hans Christian Andersen ha scritto la sua ultima”. Un paragone azzardato, che nei racconti dello scrittore danese spesso il lieto fine mancava, o era perlomeno ambiguo. Il piccolo Afc Bournemouth, invece, ha invece tutte le caratteristiche tecniche e societarie per non sfigurare nella Premier dei miliardi e dei giganti. Eppure, nemmeno vent’anni fa, tutto ciò sembrava impossibile. La squadra stava per sparire.
Era il gennaio del 1997, e nel centro cittadino di Bournemouth e davanti allo stadio Dean Court, la società aveva piazzato lattine e barattoli dipinti di rosso e nero, i colori sociali, per raccogliere i soldi necessari a salvare il club. La squadra era in terza divisione, non pagava gli stipendi e aveva debiti per circa 5 milioni di sterline: 300mila erano invece le sterline da trovare immediatamente, pena la radiazione. La risposta popolare fu clamorosa. Moneta dopo moneta i tifosi depositarono oltre 35mila sterline in quei barattoli e in quelle lattine, il sabato si presentarono in diecimila allo stadio contribuendo con altre 5mila sterline. Alla fine ne misero quasi 150mila. Fu allora che venne formato il primo Supporter Trust del calcio professionistico britannico. Un modello per un calcio diverso cui tutti oggi guardano. Nacque una nuova società, in cui i tifosi grazie a due speciali golden shares avevano diritto di voto di maggioranza al 51%. E il club fu salvo.

Ma il lieto fine tardava ad arrivare, ed esattamente dieci anni dopo, nel 2007, il club fu posto in amministrazione controllata. Di nuovo a un passo dal fallimento, fu costretto a cominciare la League Two, la quarta divisione inglese, con 17 punti di penalità in classifica. Quella fu la svolta, dopo pochi mesi e già due cambi di allenatore fu chiamato in panchina Eddie Howe, ex giocatore del club, un difensore che durante la raccolta fondi del ’97 era in campo con la maglia rossonera. Qui Howe realizza il suo primo capolavoro, e a soli 31 anni, il manager più giovane del calcio professionistico britannico, riesce a portare la squadra a una clamorosa salvezza. E l’anno dopo, nonostante il perdurante blocco del calciomercato, ecco l’insperata promozione in League One. Dopo un anno e mezzo al Burnley, in seconda serie, Howe torna infine a Bournemouth, da cui non se ne va più. Nel 2013 arriva la promozione in Championship, due anni dopo quella storica in Premier League.
Il premio di “allenatore del decennio”, alla sua prima assegnazione dopo la nascita dei premi della Lega Calcio nel 2006, non poteva sfuggirgli. E gli è stato consegnato due settimane fa, a soli 37 anni, prima ancora che la promozione fosse certa. Di ieri invece l’investitura di Gary Lineker, ex centravanti della nazionale e oggi uno dei più apprezzati opinionisti televisivi. “I risultati che ha ottenuto Eddie Howe a Bournemouth mi fanno pensare che potremmo avere finalmente trovato lo Special One inglese” ha scritto su Twitter paragonandolo a un certo José Mourinho. Ora il club parteciperà alla suddivisione dei 7 miliardi che la Premier riceverà nel prossimo triennio dai diritti televisivi, per la gioia di Maxim Denim, il misterioso trader russo che nel 2011 ha comprato il club per circa 850mila sterline. In città non lo ha mai visto nessuno, si presenta di rado allo stadio e non rilascia interviste, vive in Svizzera ma per sentirsi vicino al Bournemouth si è fatto costruire una milionaria villa da sogno a Sandbanks, poco distante. Chissà che non sia lui il protagonista della nuova favola di Hans Christian Andersen. Il finale è aperto.
Twitter @ellepuntopi
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Bournemouth, la favola: fallito nel ’97, salvato dai tifosi, ora è in Premier League
Diciotto anni fa, con la squadra in terza divisione, una colletta tra i supporters evitò la radiazione del club, sommerso dai debiti. E ancora: nel 2007 era in amministrazione controllata con 17 punti di penalizzazione in quarta serie. Si salvò e in pochi anni ha scalato tutto il calcio inglese fino ad arrivare a giocare con Manchester United, Arsenal e Chelsea. In panchina, oggi come nel 2007, il 37enne Eddie Howe: due settimane fa è stato premiato come allenatore del decennio
La placida e tranquilla cittadina costiera di Bournemouth, piccola sede finanziaria e buen retiro per pensionati, lunedì notte è impazzita di gioia: per la prima volta in 116 anni di storia l’Afc Bournemouth è stato promosso in Premier League. Con il 3-0 sul Bolton hanno guadagnato tre punti di vantaggio sul Middlesbrough, che per sorpassarli dovrebbe vincere l’ultima di campionato con 19 gol di scarto. La scaramanzia e la statistica delle probabilità per una volta non servono, la promozione è cosa fatta, ne è convinto anche il presidente Jeff Mostyn che ha detto: “Questa è la favola più bella da quando Hans Christian Andersen ha scritto la sua ultima”. Un paragone azzardato, che nei racconti dello scrittore danese spesso il lieto fine mancava, o era perlomeno ambiguo. Il piccolo Afc Bournemouth, invece, ha invece tutte le caratteristiche tecniche e societarie per non sfigurare nella Premier dei miliardi e dei giganti. Eppure, nemmeno vent’anni fa, tutto ciò sembrava impossibile. La squadra stava per sparire.
Era il gennaio del 1997, e nel centro cittadino di Bournemouth e davanti allo stadio Dean Court, la società aveva piazzato lattine e barattoli dipinti di rosso e nero, i colori sociali, per raccogliere i soldi necessari a salvare il club. La squadra era in terza divisione, non pagava gli stipendi e aveva debiti per circa 5 milioni di sterline: 300mila erano invece le sterline da trovare immediatamente, pena la radiazione. La risposta popolare fu clamorosa. Moneta dopo moneta i tifosi depositarono oltre 35mila sterline in quei barattoli e in quelle lattine, il sabato si presentarono in diecimila allo stadio contribuendo con altre 5mila sterline. Alla fine ne misero quasi 150mila. Fu allora che venne formato il primo Supporter Trust del calcio professionistico britannico. Un modello per un calcio diverso cui tutti oggi guardano. Nacque una nuova società, in cui i tifosi grazie a due speciali golden shares avevano diritto di voto di maggioranza al 51%. E il club fu salvo.
Ma il lieto fine tardava ad arrivare, ed esattamente dieci anni dopo, nel 2007, il club fu posto in amministrazione controllata. Di nuovo a un passo dal fallimento, fu costretto a cominciare la League Two, la quarta divisione inglese, con 17 punti di penalità in classifica. Quella fu la svolta, dopo pochi mesi e già due cambi di allenatore fu chiamato in panchina Eddie Howe, ex giocatore del club, un difensore che durante la raccolta fondi del ’97 era in campo con la maglia rossonera. Qui Howe realizza il suo primo capolavoro, e a soli 31 anni, il manager più giovane del calcio professionistico britannico, riesce a portare la squadra a una clamorosa salvezza. E l’anno dopo, nonostante il perdurante blocco del calciomercato, ecco l’insperata promozione in League One. Dopo un anno e mezzo al Burnley, in seconda serie, Howe torna infine a Bournemouth, da cui non se ne va più. Nel 2013 arriva la promozione in Championship, due anni dopo quella storica in Premier League.
Il premio di “allenatore del decennio”, alla sua prima assegnazione dopo la nascita dei premi della Lega Calcio nel 2006, non poteva sfuggirgli. E gli è stato consegnato due settimane fa, a soli 37 anni, prima ancora che la promozione fosse certa. Di ieri invece l’investitura di Gary Lineker, ex centravanti della nazionale e oggi uno dei più apprezzati opinionisti televisivi. “I risultati che ha ottenuto Eddie Howe a Bournemouth mi fanno pensare che potremmo avere finalmente trovato lo Special One inglese” ha scritto su Twitter paragonandolo a un certo José Mourinho. Ora il club parteciperà alla suddivisione dei 7 miliardi che la Premier riceverà nel prossimo triennio dai diritti televisivi, per la gioia di Maxim Denim, il misterioso trader russo che nel 2011 ha comprato il club per circa 850mila sterline. In città non lo ha mai visto nessuno, si presenta di rado allo stadio e non rilascia interviste, vive in Svizzera ma per sentirsi vicino al Bournemouth si è fatto costruire una milionaria villa da sogno a Sandbanks, poco distante. Chissà che non sia lui il protagonista della nuova favola di Hans Christian Andersen. Il finale è aperto.
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - E' stato ricordato oggi nell'aula della Camera l'ex-deputato Mimmo Lucà, parlamentare per cinque legislatura, scomparso il 13 febbraio scorso, all'età di 71 anni. Esponente dei cristiano sociali e dei Ds, è stato anche dirigente delle Acli. L'aula ha osservato un minuto di silenzio per commemorare Lucà.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La balla della privacy con cui la maggioranza e il governo giustificano la loro lotta senza quartiere alle intercettazioni, oltre ad essere una motivazione del tutto falsa e smentita dai fatti, ormai non regge più nemmeno rispetto alle azioni dello stesso centrodestra. Infatti, mentre alla Camera demoliscono le intercettazioni, al Senato portano avanti l'articolo 31 del Ddl Sicurezza che consentirà ai Servizi segreti la schedatura di massa dei cittadini". Lo afferma la deputata M5S Valentina D'Orso, capogruppo in commissione Giustizia.
"Non sono più credibili nemmeno quando accampano motivazioni di comodo, si smentiscono con i loro stessi provvedimenti che in realtà rispondono a un disegno ormai chiaro: indebolire gli strumenti di indagine della magistratura che possono dar fastidio ai colletti bianchi e allo stesso tempo creare un brutale sistema di repressione del dissenso e controllo sui cittadini comuni".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - La Camera è riunita in seduta notturna per finire l'esame degli emendamenti al ddl intercettazioni, quindi le dichiarazioni di voto e il voto finale che dovrebbe arrivare nella serata. I lavori sono previsti fino alle 24.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "L'Italia ha ribadito che continueremo a sostenere l'Ucraina anche nel documento approvato oggi alla Camera e ieri al Senato. E' un impegno che noi manteniamo, continueremo a fare la nostra parte. Noi non siamo mai stati in guerra con la Russia e non abbiamo mai autorizzato l'uso di nostre armi da parte degli ucraini in territorio russo". Lo ha detto Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Mi pare che la telefonata Trump-Putin sia un segnale positivo così come quella tra Trump e Zelensky. Noi abbiamo chiesto che l'Ucraina fosse coinvolta e questo è accaduto. Noi incoraggiamo tutte le iniziative che portano alla pace. Non è facile ma qualche speranza c'è". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Si tratta di garantire la sicurezza dell'intera Unione europea. C'è bisogno di rafforzare la sicurezza europea ma questo non significa essere guerrafondai. Per garantire la pace serve un equilibrio delle forze in campo per garantire la sicurezza dell'Europa e dell'Italia. Stiamo lavorando in questa direzione come un buon padre di famiglia che mette le finestre blindate perchè la sua famiglia sia al sicuro". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno. "Bisogna avere il coraggio di andare avanti: l'Europa è l'unico modo per essere sicuri".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Meloni non ha attaccato Altiero Spinelli. Mi sembra una tempesta in un bicchier d'acqua. Spinelli è un personaggio illustre della storia europea, lo rispetto e la presidente Meloni non lo ha mai offeso". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.