La maturazione del dopo Pd, la nascita del Partito della Nazione d’ispirazione peronista ma con una caratterizzazione molto meno sociale e molto più confindustriale, sono ormai una realtà consacrata dall’imposizione, con la più che scontata vittoria, da parte del governo Renzi della fiducia sulla legge elettorale. Un epilogo anche troppo facile da prevedere, dopo i default della minoranza cosiddetta di sinistra, nelle settimane e nei mesi precedenti, su questioni molto rilevanti come il Jobs act e il disegno di legge sulla Rai, altri ‘golpe’ non meno importanti dell’Italicum.
Cosa c’è alla base di questa precipitazione degli eventi? Semplicemente il coronamento del disegno renziano di presa del potere definitiva nel partito e nel Paese, la liquidazione altrettanto definitiva di ogni traccia della storia precedente alla sua ascesa. Pertanto finisce ingloriosamente la parabola del partito sognato da Prodi che dopo la crisi della prima Repubblica, successiva a Tangentopoli, doveva cambiare l’Italia.
E’ avvenuto invece che l’ambiguità irrisolta della sua fondazione, la congenita permanenza di gruppi di correnti trasformate ben presto in ‘califfati’, bande armate alla ricerca di ogni forma ed occasione di sottogoverno, ha consumato la sottile patina di rispettabilità delle storie passate, per portare alla fine l’intera barca democratica sulle sponde del qualunquismo governativo, da cui non poteva non nascere un novello demiurgo come Renzi. In politica i vuoti non esistono e quello pneumatico che si è manifestato alla fine con Napolitano, Letta e Bersani è stato fatale.
Tutto però ha un’origine, non dimenticate la critica di Fassino e Veltroni alla diversità berlingueriana della questione morale, la ricerca dell’omologazione a tutti i costi con il moderatismo centrista, il rifiuto del patrimonio politico e culturale di quel che fu il più grande partito comunista d’occidente, la svendita dell’identità, il mito del rinnovamento come modernità fine a se stessa, l’assimilazione della cultura berlusconiana quale rappresentazione del potere come puro successo mediatico, la regressione culturale, la corruzione, l’uso spregiudicato delle regole, e opportunistico della legge elettorale Porcellum, nella furba e miope convinzione di poterne approfittare.
Sono stati mediocri apprendisti stregoni che con le loro macchinazioni hanno scoperchiato il ‘vaso di Pandora’ e lo spirito maligno che li sta cancellando dalla scena.