Il ‘prete di strada’ benedice l’arrivo di nuovi profughi e si dice pronto ad accogliere non cento, ma mille migranti (perché è “un dovere cristiano accudire i nostri fratelli che, superstiti dalle guerre e dalle onde, sbarcano sulle nostre coste”) e la sua diocesi lo sconfessa. Lui è don Domenico Bedin, prete di strada perché a Ferrara molti riconoscono in lui l’esempio di Don Gallo. Da anni il sacerdote lavora a stretto contatti con i carcerati ed è attivo, attraverso la sua associazione Viale K, sul fronte dell’immigrazione. In questa struttura ha ospitato senzatetto e diseredati, offrendo corsi di formazione e di inserimento lavorativo.
Ora, di fronte ai nuovi arrivi dalle coste libiche (in provincia di Ferrara si prevedono 23 richiedenti asilo, che si sommano agli attuali 350), ha dichiarato che “al di là dell’emergenza attuale, accogliere gli immigrati in maniera intelligente può diventare un’occasione per la nostra provincia, un arricchimento sia giovanile che professionale”. Non appena rese pubbliche queste convinzioni, subito è arrivata la netta presa di distanza dell’arcivescovo Luigi Negri e della diocesi locale, che in una nota “sottolineano con forza che non hanno alcuna parte nelle dichiarazioni rilasciate sulla stampa locale da don Domenico Bedin, riguardo alle possibili politiche migratorie sul territorio ferrarese, poiché non sono di loro specifica competenza”. Negri e diocesi precisano inoltre “che non intendono rispondere di alcuna dichiarazione rilasciata fuori o all’insaputa dell’ufficio stampa diocesano. L’arcivescovo e la diocesi inoltre, in perfetta coerenza con quanto realizzato finora, ribadiscono la loro piena disponibilità ad una proficua collaborazione con le autorità competenti per tutte le necessità sociali, incluse le politiche migratorie”.
Secondo Don Bedin invece l’arrivo di giovani stranieri sarebbe “una opportunità, che deve essere favorita da una accoglienza attiva e non passiva, facendoli partecipare a corsi professionali ad attività sportive e di volontariato, facendoli studiare e produrre”. Ci sono tutti gli ingredienti per fare gridare all’eresia Alan Fabbri, capogruppo della Lega Nord in Regione, che invita don Bedin a “occuparsi del suo ministero sacerdotale, Ferrara, quanto ad accoglienza, ha già dato”. Secondo il consigliere il prete di strada ha “oltrepassato la linea che divide la solidarietà dall’assistenzialismo sfrenato e a senso unico verso gli stranieri. L’ospitalità a mille nuovi clandestini produrrebbe solo ulteriore caos nella già anarchica situazione attuale”. Piuttosto che un buon pastore, per Fabbri Bedin è un “complice” del governo e delle amministrazioni Pd che “stanno mantenendo a spese dei cittadini decine di migliaia di stranieri che non ne hanno i requisiti”.
Anche Fabbri alla fine sposa la posizione di vescovo e diocesi, consigliando don Bedin “di essere più prudente nel sostenere certe proposte”.
Quanto alla presa di distanza dei suoi superiori, il sacerdote getta acqua sul fuoco: “Non ho nessuna intenzione di replicare, volevo solo intervenire sul tema dell’accoglienza e mi pare di aver detto concetti molto laici, che non coinvolgono assolutamente l’autorità ecclesiastica”. E poi conclude: “Avendo in gestione una comunità di accoglienza, ho espresso un’opinione personale e sociale, che da quanto mi risulta non è diversa da quella della Chiesa”.