Il ministero degli Esteri è entrata in contatto con 7 italiani che risultavano non rintracciabili in Nepal, colpito sabato dal devastante terremoto di magnitudo 7.9 che ha causato la morte di oltre 5.000 persone. “Al momento scende quindi a 3 il numero degli italiani che la Farnesina sta ancora cercando di contattare”, si legge in una nota. Sono rientrati in Italia, intanto, Francesco Vesalici e Lucia Varaldo. I due erano nel Paese asiatico da circa un mese come cooperanti dell’associazione onlus “Finale for Nepal” e, al momento del sisma erano Tikapur, a seicento chilometri da Kathmandu.
Mancano cibo e acqua, fuga da Kathmandu
Sono migliaia le persone che stanno fuggendo dalla capitale, dopo che si sono diffuse le voci di mancanza di cibo e acqua a seguito del terremoto di sabato scorso. Intanto a partire da oggi nel Paese sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale. Secondo quanto riferito ieri dal ministero dell’Interno, il bilancio delle vittime è fermo a 5.057 morti e 10.915 feriti. Migliaia di persone risultano ancora disperse e le operazioni di soccorso proseguono. A Kathmandu e nelle zone circostanti le macerie di molte case non sono ancora state rimosse e si teme che molti corpi siano intrappolati al di sotto. Il premier nepalese, Sushil Koirala, ha avvertito che il numero dei morti potrebbe raggiungere quota 10mila.
Neonato estratto vivo dalle macerie a Bhaktapur
Oltre dieci team di soccorso stranieri – provenienti da India, Sri Lanka, Cina, Turchia, Regno Unito, Olanda, Polonia, Germania, Francia, Israele, Malaysia e Giappone – stanno assistendo i militari nepalesi in una corsa contro il tempo per salvare i superstiti ancora intrappolati sotto gli edifici crollati. Diverse persone, tra cui un neonato di quattro mesi, sono stati trovati ancora vivi ieri. Un giovane di 28 anni, Rishi Khanal, è stato recuperato a Gongabu, alla periferia della capitale, da una squadra franco-nepalese, dopo 82 ore dalla tragedia. Mentre media locali riferiscono di un ventenne, John K.C., intrappolato al secondo piano di un hotel ed estratto vivo dai soccorritori della Armed Police Force (Apf) grazie all’aiuto di team da Cina e Turchia. Il neonato è invece stato trovato nella sua abitazione crollata a Bhaktapur, una delle città storiche della valle di Kathmandu. Il piccolo è all’ospedale con diverse ferite, ma è fuori pericolo.
Otto soldati uccisi in incidenti
Le zone residenziali della città turistica di Bhaktaur sono state rase al suolo dal sisma e tutti gli abitanti dormono all’aperto, in tende o nelle loro macchine. Soldati e poliziotti pattugliano le strade nelle zone devastate e la situazione di sicurezza è per lo più tranquilla. Almeno otto soldati nepalesi hanno perso la vita in incidenti avvenuti durante le operazioni di soccorso, altri 28 sono rimasti feriti e 11 risultano dispersi. Nonostante l’arrivo di aiuti e volontari dall’estero, le autorità nepalesi temono che il terremoto potrebbe rivelarsi peggiore di quello che colpì il Paese nel 1934 e costò la vita a ottomila persone. Molti edifici antichi, fra cui i tre palazzi dell’ex re del Nepal, sono stati distrutti dalla scossa, che secondo le Nazioni unite ha colpito 8 milioni di persone in 39 distretti.
Non ricevono aiuti, sfollati incendiano uffici del governo
Gli sfollati del distretto nepalese di Dolakha, disperati per non aver ricevuto aiuti dopo il terremoto, hanno appiccato oggi il fuoco agli uffici distrettuali. Lo riferiscono i media locali. Nella sua pagina online il giornale indica che i sopravvissuti accusano gli amministratori di non aver distribuito nessun genere di prima necessità. Il responsabile del distretto, Prem Lal Lamichhane, ha confermato che il ministero degli Interni non ha ancora mandato nulla.