L’esercito nigeriano ha liberato 200 ragazze e 93 donne che erano state rapite dal gruppo terroristico di Boko Haram, distruggendo tre accampamenti dei terroristi durante un’operazione destinata alla liberazione della foresta di Sambisa, nel nordest del Paese. Inizialmente si è pensato che tra le donne liberate vi fossero le studentesse rapite in aprile dello scorso anno in un liceo di Chibok – commemorate lo scorso 14 aprile con la campagna #BringBackOurGirls -, ma il portavoce dell’esercito ha smentito questa ipotesi.
Nella stessa operazione, a Damasak, località nello stato nord-orientale nigeriano di Borno, sono stati trovati centinaia di cadaveri, sotterrati in fosse comuni o lasciati nei luoghi in cui sono stati uccisi. L’atroce scoperta è stata fatta da un comitato governativo inviato dal neo-presidente, Muhammadu Buhari, per verificare la situazione nella città, conquistata mesi fa dai fondamentalisti islamici. Il 24 marzo, dopo sanguinosi combattimenti con i soldati di Niger e Ciad, Boko Haram era stato costretto a ritirarsi da Damasak, ma aveva ucciso molti uomini e portato con sé rapendole 506 persone, tra donne e bambini. La delegazione dell’inviato presidenziale è arrivata a Damasak dal Niger e lungo il tragitto – ha riferito – si è resa conto che “era stata compiuta un’atrocità su larga scala” da uomini che, costretti alla ritirata di fronte all’avanzare della coalizione africana, avevano rastrellato gli edifici della città uccidendo chiunque vi trovassero e radunando donne e bambini per farli schiavi.
I media locali riferiscono che gli inviati del presidente hanno lavorato per giorni per recuperare e seppellire i resti delle vittime. I soldati dell’Unione africana hanno comunicato che è fallito l’attacco dei jihadisti di Boko Haram- che di recente ha proclamato la sua adesione alla linea dell’Isis, ponendosi nominalmente sotto l’autorità dell’autoproclamato Califfo di Iraq e Siria, Abu Bakr al-Baghdadi, rimasto gravemente ferito in marzo in un raid Usa – all’isola Karamga, sul lago Ciad, specchio d’acqua con un perimetro di quasi 700 chilometri suddiviso tra Nigeria, Niger, Camerun e Ciad. I miliziani, secondo il governo di Niamey, sono stati annientati dopo una settimana di combattimenti. “Speriamo che sia davvero l’inizio della fine di Boko Haram – ha commentato monsignor Oliver Dashe Doeme, che si sta occupando degli sfollati -, combattere i terroristi è una priorità del governo Buhari e finalmente possiamo sperare nella fine di questa follia“.