Dagli e dagli, come era facilmente prevedibile fin dal primo istante, la famosa OPAS di EI Towers per acquisire la maggioranza di Rai Way si sta rivelando il suo contrario, e cioè la richiesta di essere acquistati o di entrare a fare parte del sensatissimo gestore unico delle rete di diffusione, anche se questo dovesse, per forza di logica e decenza, staccarsi del tutto sia da Rai sia da Mediaset. Aggiungi che ci sarà un nuova legge elettorale con ballottaggio (per di più di lista e non di coalizione), e potrai dire che le cose si sono rimesse in movimento, ripartendo esattamente da dove erano rimaste incagliate: nella seconda metà degli anni ’70, quando la doppia impossibilità del compromesso storico e dell’alternativa dimostrò che le culture e le formazioni politiche emerse dal dopoguerra non erano in grado di andare oltre se stesse. E quando in quel vuoto di prospettiva cominciarono i colpi di mano, compreso fra i tanti l’affermarsi del duopolio in tv.
A tanto movimento corrisponde l’attenzione del pubblico televisivo? I telegiornali raccolgono folle sterminate? I talk show radunano platee più vaste del solito?

La prima notazione è che la platea dei TG delle h20 ha raggiunto (confrontiamo i mesi di aprile di ogni anno) il suo massimo nel 2012 e nel 2013, con 12,1 milioni di spettatori. Lo stesso può dirsi per i talk show politici a partire da quello più radicato, il Ballarò del martedì di Rai Tre che nello stesso biennio tocca il vertice dei 4,7 milioni di spettatori. Sono i due anni della sfida a colpi di primarie dentro il PD-apparato e dentro il suo stesso elettorato. Bersani contro Renzi vince le prime primarie, poi, dopo la mancata vittoria, perde le seconde primarie e Renzi comincia a sparigliare il gioco del mondo politico dopo che l’M5S aveva già sparigliato la distribuzione dei consensi elettorali.

La seconda notazione è che a spariglio avviato la tensione del pubblico cala immediatamente. Siamo all’aprile del 2014 e il pubblico dei Tg perde secco un milione di spettatori rispetto all’aprile precedente e a quella quota resta anche nell’aprile in corso. Mentre Ballarò rotola da 4,7 a 3,3 milioni, rimettendoci addirittura un terzo del pubblico. E se passiamo al fatturato auditel della coppia contrapposta GianniniFloris dobbiamo annotare la diminuzione di altri trecentomila spettatori. In sostanza, pare che ad attirare il pubblico non sia l’entità dei contenuti in gioco. Forse perché se ne lascia giocoforza la valutazione ai politici più o meno di professione, salvo la mobilitazione saltuaria di interessi più o meno vasti coinvolti per l’occasione (una volta i pensionandi/ti, un’altra gli insegnanti, una terza le partite IVA, una quarta i dipendenti privati, una quinta quelli pubblici, etc).

A “fare audience” sembra essere piuttosto l’immanenza di una svolta, da favorire o alla quale opporsi. È la prospettiva concreta di una “rupture” della politica, con l’annessa speranza o diffidenza, che ha pompato a tutta forza l’auditel di TG e Talkshow. E dunque, se questa spiegazione non è infondata, dovremmo stare certi che se e finché quelle acque non si risollevino, il grosso del Paese si stia facendo condurre nella direzione in cui tutto sommato, al momento delle scelte, ha valutato che si debba provare ad andare.

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