Dal quartiere San Vitale a San Donato al Porto e al Navile le strade saranno riempite di poster. Dal 1 al 10 maggio artisti da tutto il mondo esibiranno le proprie tecniche e produzioni sotto le Due Torri
Le silhouette di carta di Charles Levalet, i mosaici in bianco e nero di Madame Moustache, le irriverenti fotografie di Bifido, ma anche i personaggi ibridi di Vinz Feel Free. E dieci giorni di tempo per trasformare la città in una galleria d’arte a cielo aperto. Torna dall’1 al 10 maggio il Cheap Festival di Bologna, la rassegna di street art inventata nel 2013 dall’Associazione Cheap con il sostegno della Regione Emilia Romagna per attirare, sotto alle Due Torri, artisti, illustratori, fotografi e grafici provenienti da tutto il mondo. Riuniti in città con un unico obiettivo: abbellire le periferie urbane. Come? Ridipingendo case, torri e palazzi con i colori dell’arte di strada. Ma più che le bombolette spray, tema centrale della terza edizione del Festival sarà la street poster art, l’arte che usa come materia prima la carta, che dal quartiere San Vitale a San Donato, dal Porto al Navile, verrà affissa a colla sui muri bolognesi. Facciate di edifici che per dieci giorni in tutto diverranno tele bianche in mattoni e calcestruzzo che gli artisti, italiani e non, protagonisti della kermesse trasformeranno in vere e proprie opere d’arte.
Ad aprire la manifestazione sarà il ventottenne Charles Levalet, insegnante d’arte francese, che con le sue 30 sagome di figure umane a grandezza naturale, dipinte a mano con la china nera fino quasi a sembrare fotografie, trasformerà uno dei tre palazzi antistanti il Pala Dozza di piazza Azzarita nel ritratto di un’umanità preda della frenesia metropolitana. Il secondo intervento artistico, invece, sarà quello dello street artist italiano NemO’s, dal nome del capitano protagonista di Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne, che in via dell’Arcoveggio, dal 2 al 10 maggio, creerà un mosaico fatto di carta riciclata sminuzzata e pittura acrilica, il disagio esistenziale dell’uomo contemporaneo come soggetto.
Allo spagnolo Vinz Feel Free, quindi, spetterà il muro di cinta dell’Autostazione di Bologna, 13 moduli composti ciascuno da un trittico di bacheche, in tutto 43 billboard dislocati lungo viale Masini. Uno spazio espositivo costante per il Cheap Festival, che quest’anno si tramuterà in un palcoscenico dove gli attori saranno personaggi ibridi, neomitologici, fortemente simbolici, rappresentati utilizzando, come materia prima, gli scatti fotografici realizzati dall’artista stesso, stampati in bianco e nero, a grandezza naturale, su carta, e poi dipinti a mano con i colori acrilici, fino a plasmare un’allegoria della società contemporanea di sapore quasi kafkiano.
L’area verde del complesso abitativo del Virgolone, quartiere Pilastro, invece, sarà il foglio bianco di Madame Moustache, artista francese classe 82’, che partendo da una pila di vecchie riviste, principalmente degli anni Sessanta e Settanta, e da una scatola di fotografie di fine Ottocento, creerà una composizione di immagini e parole in bianco e nero. Un collage di volti, lettere e aforismi che verrà presentato il 9 maggio, dipinti con una sola nota di colore. Pensati dall’artista per strappare un sorriso al passante attraverso il ritratto di un universo fantastico, quasi circense, popolato da soggetti ricorrenti: dalle donne con i baffi ai gatti con il corpo di un pesce.
Ancora, sui 32 metri del muro di cinta della scuola dell’infanzia Mago Merlino di Bologna interverrà il poster artist casertano Bifido, che attraverso il linguaggio della fotografia darà vita a un murale di sagome umane di grandi dimensioni, protagonisti dell’opera proprio i bambini. Mentre Matteo Capobianco aka Ufocinque, street artist dall’età di 13 anni, il 9 maggio inaugurerà al Tpo, in collaborazione con Werther, il progetto Chrono-philia: un’installazione site specific realizzata interamente in carta.
Non solo la periferia, tuttavia, sarà protagonista del Cheap Festival. Anche il centro storico di Bologna, infatti, parteciperà alla manifestazione ospitando, nelle tabelle di affissione di proprietà comunale, oltre 200 manifesti, rigorosamente in formato 70×100, creati da altrettanti artisti. Filo conduttore delle opere, il rapporto tra vuoto e pieno.