Il tasso di disoccupazione torna a salire e si attesta al 13%, il livello più alto da novembre dello scorso anno. Anche la disoccupazione giovanile cresce di 0,3 punti percentuali da febbraio al 43%. Cgil: "Aumentare la ricattabilità dei lavoratori e la precarietà non fa crescere l'occupazione". Poletti: "I dati vanno letti in un quadro complessivo"
Il Jobs Act non spinge il mercato del lavoro. Anzi. Nel mese di marzo, quello dell’entrata in vigore della riforma di Giuliano Poletti, la disoccupazione è tornata a crescere per attestarsi al 13 per cento, 0,2 punti in più sul mese precedente. Dopo i cali registrati a dicembre e a gennaio, quindi, si riconferma l’inversione del trend iniziata in febbraio. In particolare secondo i dati Istat i disoccupati sono aumentati dell’1,6% su base mensile, con un incremento di 52mila unità. Si tratta del livello più alto dal novembre scorso (al 13,2%). Negli ultimi dodici mesi il numero dei senza lavoro è cresciuto del 4,4% (130mila unità) e il tasso di disoccupazione è cresciuto di 0,5 punti. La crescita è lievemente più forte tra le donne (1,7%) che per gli uomini (1,5%).
Anche il tasso di disoccupazione giovanile (fascia dai 15 ai 24 anni) vola al 43,1%, in crescita di 0,3 punti rispetto a febbraio. I senza lavoro under 25 sono invece 655 mila. Su base annua il tasso di disoccupazione giovanile si è invece ridotto di 0,4 punti. Il numero di giovani senza lavoro, mostra una lieve crescita su base mensile (+8mila, l’1,2% in più). In termini annui, rispetto a marzo 2014, si osserva la diminuzione del numero di giovani occupati (-5,5%, pari a -50mila), il calo anche del numero di disoccupati (-6,9%, pari a -49mila) a fronte di una crescita del numero di inattivi (+1,5%, pari a +66mila). Anche con riferimento alla media degli ultimi tre mesi, sottolinea l’istituto statistico, per i giovani 15-24enni si osserva il calo dell’occupazione e della disoccupazione e la crescita dell’inattività.
“I dati dell’Istat sulla disoccupazione confermano ancora una volta che cancellare i diritti non crea lavoro”, ha commentato a caldo il segretario nazionale della Cgil, Serena Sorrentino. “Il Jobs Act ha un effetto ‘spostamento’ tra tipologie contrattuali, ma aumentare la ricattabilità dei lavoratori e la precarietà non fa crescere l’occupazione”, ha aggiunto sottolineando che “ci vuole un piano straordinario del lavoro e un nuovo statuto dei diritti per le lavoratrici e lavoratori”. Film analogo dal segretario generale della Uil, Carmelo Barbagallo: “Purtroppo, eravamo stati facili profeti: l’Istat e l’Eurostat ci dicono che la disoccupazione torna a salire, mentre in Europa si mantiene stabile. Restiamo, dunque, tra i Paesi con il più alto tasso di disoccupazione, compresa quella giovanile”.
Quindi la replica di Poletti: “I dati diffusi oggi dall’Istat, che attestano una diminuzione dell’occupazione a marzo, vanno letti in un quadro complessivo dove segnali positivi si incrociano con elementi di criticità tipici di una situazione economica ancora non stabilizzata”. Quindi la tesi del ministro è che “proseguire con decisione il percorso di riforme promosso dal governo è indispensabile per stabilizzare e rafforzare le condizioni per la ripresa”. E ancora: “I dati mensili dell’indagine campionaria effettuata dall’Istat – prosegue il ministro – ci dicono che l’uscita da un lungo periodo di crisi è sempre all’insegna di alti e bassi e che gli elementi di contesto sul piano internazionale e nazionale, che tutti gli osservatori indicano come favorevoli – da ultima la Bce, che nel suo bollettino mensile, con i dati fino al 14 aprile, afferma che in Italia e Spagna il miglioramento del clima di fiducia dei consumatori ha coinciso con un calo del tasso di disoccupazione – non sembrano avere ancora prodotto effetti statisticamente stabili“.
Fatto sta che secondo Eurostat a marzo il tasso di disoccupazione dell’area euro si è attestato all’11,3%, livello stabile rispetto al mese precedente. Invariato al 9,8% anche il tasso dell’Unione europea. Un anno fa la disoccupazione era all’11,7% nella zona euro e al 10,4% nella Ue. Fra gli Stati membri il tasso più basso si è registrato in Germania (4,7%), mentre i più alti in Grecia (25,7%) e Spagna (23%). Rispetto a un anno fa i maggiori incrementi della disoccupazione si sono registrati in Croazia (da 17,3% a 18,2%), Finlandia (da 8,4% a 9,1%), Italia (da 12,4% a 13%) e Francia (da 10,1% a 10,6%).