Continua la "mutazione genetica" del partito renziano. Nella regione "rossa" è in lista l'ex sindaco di Fermo Saturnino Di Ruscio (ex An, poi berlusconiano, tosiano e infine approdato all'Udc). Nel 70esimo della Liberazione ha condiviso su Facebook il post di stampo fascista "Io non festeggio". E il locale circolo dem insorge
La mutazione genetica del Pd in Partito della Nazione pigliatutto, ma proprio tutto, procede di pari passo dal centro (Parlamento) alla “periferia” delle prossime elezioni regionali del 31 maggio. Si vota in sette regioni e in queste ore un po’ ovunque il Partito democratico renziano sta imbarcando ex berlusconiani e riciclati di destra in generale (eclatante il caso degli ex cosentiniani in Campania). Ma l’ultimo clamoroso acquisto riguarda le tranquille Marche, per decenni etichettata tra le regioni rosse. Qui il candidato del centrosinistra è Luca Ceriscioli, che ha anche l’appoggio dell’Udc. Ed è proprio nelle file del partito centrista di Casini che è scoppiato il caso di Saturnino Di Ruscio, ex sindaco di Fermo.
L’uscita di Di Ruscio, in linea con le accuse di “fascismo renziano” lanciate alla Camera dal berlusconiano Renato Brunetta, ha provocato la rivolta del Pd di Fermo. Un altro segnale d’allarme per la linea pigliatutto del premier. Dice Sonia Marozzino, segretario del circolo Fermo est del Pd: “Se non si risolve la questione della candidatura Di Ruscio a sostegno di Ceriscioli qui i rappresentanti del partito dovrebbero procedere nell’ordine: dimissioni loro, non consegnare le firme, ritiro delle candidature del Pd in provincia di Fermo”. Anche nelle Marche il trasformismo della peggiore specie sembra il leitmotiv delle prossime regionali, come testimonia la candidatura nel centrodestra del governatore uscente di centrosinistra, Gianmario Spacca.