Quale migliore occasione poteva avere l’Inps per lanciare una delle più importanti operazioni di trasparenza mai realizzate in Italia sul fronte delle pensioni? Il Primo maggio, vale a dire la Festa dei lavoratori i quali, secondo il presidente dell’Istituto di previdenza sociale Tito Boeri, d’ora in avanti avranno ancor più da festeggiare: per la prima volta potranno sapere a quale età e con quale assegno potranno smettere di lavorare.
È, infatti, partita ufficialmente “La mia pensione”, uno strumento che dal primo maggio consente a 7,8 milioni di lavoratori under 40 con almeno cinque anni di contributi versati, poi a giugno a 5,8 milioni di under 50 e a luglio a 4,6 milioni di over 50 (entro il 2015 saranno in tutto 17,8 milioni di lavoratori) di simulare la propria pensione futura. Prima tappa di un progetto che nel 2016 porterà tutti i 23 milioni iscritti all’Inps a conoscere la propria situazione contributiva, calcolare l’importo dell’assegno pensionistico, simulare gli effetti sull’importo provocati da eventuali cambiamenti del rapporto di lavoro (il passaggio, per esempio, dal lavoro dipendente all’autonomo), o di interruzioni nel percorso professionale (cassa integrazione o disoccupazione), oppure da sensibili variazioni (in alto o in basso) delle dinamiche retributive.
Del resto che gli italiani non abbiano mai capito come funziona il calcolo pensionistico è chiaro. E i numeri confermano un enorme scollamento tra le aspettative e l’assegno: se per il Censis la pensione media attesa è di 28mila euro lordi, l’Osservatorio Inps fa sapere che nel 2014 il 64,3% delle pensioni erogate ha avuto un importo inferiore a 750 euro.
L’annuncio di Boeri è stato chiaro: “A coloro che ci affidano i risparmi di una vita intera, dobbiamo apparire come un grande salvadanaio, ma non c’è bisogno di romperlo per vederne il contenuto. Basterà consultare il nostro sito per sapere quanto c’è dentro e quanto questo risparmio è presumibilmente destinato a fruttare quando ci si ritirerà dalla vita attiva”. Il riferimento è alla “busta arancione“, introdotta in Svezia negli anni Novanta e che prende il nome dal colore della lettera che viene inviata direttamente nella casetta postale casa dei lavoratori con la simulazione della futura pensione. A casa degli italiani non arriverà alcuna busta, perché tutto si svolgerà on line sul sito dell’Inps a cui si potrà accedere attraverso un Pin. La procedura, con tutti i suoi limiti, assomiglia molto a quella del 730 precompilato: si inseriscono codice fiscale, dati anagrafici, indirizzo di residenza e numero di telefono. Il sistema ne verifica la correttezza e invia la prima parte del Pin via email o Sms, mentre la seconda la spedisce a casa.
Poi, codici alla mano, si entra nel simulatore e, dopo una prima schermata che introduce i principi cardine del sistema contributivo e precisa “che si tratta di una simulazione che non ha alcun valore certificativo”, si passa a tutti i dati sui versamenti effettuati con i periodi (suddivisi in settimane) di contribuzione, ai relativi ammontare e alla stima della pensione.
Il numero uno dell’Inps non si è, però, inventato nessuna rivoluzione. Più volte annunciata e sempre rinviata, già nel 2009 l’allora ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, aveva parlato di portare anche in Italia la busta arancione. Poi, però, nell’autunno del 2010 l’ex presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua bloccò tutto spiegando che se avessero dato una simulazione anche ai parasubordinati avrebbero provocato un “sommovimento sociale”. Mentre l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero nel novembre 2014 confidò in un’intervista che il premier Monti le chiese di annullare la conferenza stampa con cui avrebbe annunciato l’invio delle lettere per comunicare agli italiani gli importi delle loro future pensioni.
Il motivo per cui questa operazione ha sempre spaventato la politica? Secondo Boeri “per viltà e per paura di essere puniti nell’urna”. È, infatti, abbastanza probabile che alla maggior parte dei lavoratori, soprattutto i più giovani da cui parte proprio la simulazione, non piacerà l’importo presunto della pensione, visto che sarà un assegno più magro di quello che si pensa.
Si tratta, infatti, di conteggi che per loro natura hanno una notevole dose di incertezza, non solo per l’attuale crisi lavorativa, ma soprattutto perché l’attuale generazione lavorativa che sta versando i contributi per pagare le pensioni dei loro genitori, continuerà a non sapere a quanto ammonterà il suo assegno. Il simulatore contiene delle semplici stime che si basano su alcune ipotesi di fondo, riguardo alla crescita del salario del lavoratore, sulla dinamica dell’inflazione o sull’andamento del Pil italiano: tutte variabili che in qualsiasi momento possono modificare l’importo dell’assegno previdenziale.
Boeri ha, comunque, sottolineato che “questa operazione avrebbe dovuto essere fatta vent’anni fa, quando con la legge Dini sulle pensioni, passando dal sistema retributivo a quello contributivo molto meno generoso, si cambiò la vita degli italiani che da allora non hanno mai potuto più programmare il proprio futuro”. Col retributivo, infatti, era più semplice avere una stima della propria pensione, basandosi su un meccanismo abbastanza semplificabile: bastava moltiplicare il numero degli anni di lavoro per il 2% e in questo modo si otteneva il cosiddetto tasso di sostituzione, ossia la proporzione tra la pensione e l’ultimo stipendio. Ma con il sistema contributivo non è stato più possibile calcolare con precisione il tasso di sostituzione rispetto alla retribuzione. Molti sono, infatti, i fattori che concorrono a determinare la rendita previdenziale: dall’inflazione alla crescita del reddito, al tasso di crescita del moltiplicatore dei contributi accantonati (per l’Italia la media del Pil degli ultimi cinque anni).
Certo è che il simulatore consente più trasparemza, ma non converrebbe comunque affidarsi all’importo della pensione che compare nella propria simulazione, perché può cambiare sia in base a fattori che riguardano la vita lavorativa (non sono previsti buchi contributivi in caso di cambio di attività o periodi di disoccupazione) che ad altri elementi esterni (andamento dell’economia ed evoluzione delle aspettative di vita medie). Il calcolo dell’assegno si basa, tra l’altro, su una crescita del reddito stimata all’1,5% l’anno.
Aiuta poco, poi, che l’utente possa modificare alcuni parametri, ad esempio se si prevede di cambiare lavoro e avere una diversa retribuzione, oppure se si intende prolungare la propria attività lavorativa fino ai 70 anni di età. L’incognita resta, visto che le pensioni sono soprattutto una partita politica. Ed anche se per ora il governo ha escluso tagli alle pensioni, resta aperto il dibattito sull’introduzione di flessibilità sull’età di pensionamento, mentre si è abbattuto sul tandem Renzi-Padoan una stangata da circa 5 miliardi di euro, con la Corte Costituzionale che ha stabilito che la norma con cui per il 2012 e il 2013 era stato bloccato l’adeguamento al costo della vita delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo Inps è incostituzionale.
C’è anche un’altra ombra sollevata sul ruolo di questo simulatore. A farlo è il Sindacato unitario di base (Usb) che ha accusato il presidente dell’Inps Boeri “di fare uno spot a banche e assicurazioni”. Secondo Luigi Romagnoli dell’Usb Inps “il timore è che con questa operazione si voglia scatenare il terrore tra i lavoratori che, vedendosi prefigurata una pensione da fame, saranno indotti ad optare per l’adesione ai fondi di previdenza complementare privata“.
Usi & Consumi
Come calcolare la pensione con il nuovo simulatore dell’Inps
Il numero uno Boeri presenta l'operazione "La mia pensione" che si ispira al modello svedese - la "busta arancione" in cui il contribuente riceve a casa il calcolo - ma funzionerà attraverso un pin sul sito dell'istituto. Sui ritardi e i continui rinvii dice: "Frutto di viltà e paura di essere puniti nell’urna"
Quale migliore occasione poteva avere l’Inps per lanciare una delle più importanti operazioni di trasparenza mai realizzate in Italia sul fronte delle pensioni? Il Primo maggio, vale a dire la Festa dei lavoratori i quali, secondo il presidente dell’Istituto di previdenza sociale Tito Boeri, d’ora in avanti avranno ancor più da festeggiare: per la prima volta potranno sapere a quale età e con quale assegno potranno smettere di lavorare.
È, infatti, partita ufficialmente “La mia pensione”, uno strumento che dal primo maggio consente a 7,8 milioni di lavoratori under 40 con almeno cinque anni di contributi versati, poi a giugno a 5,8 milioni di under 50 e a luglio a 4,6 milioni di over 50 (entro il 2015 saranno in tutto 17,8 milioni di lavoratori) di simulare la propria pensione futura. Prima tappa di un progetto che nel 2016 porterà tutti i 23 milioni iscritti all’Inps a conoscere la propria situazione contributiva, calcolare l’importo dell’assegno pensionistico, simulare gli effetti sull’importo provocati da eventuali cambiamenti del rapporto di lavoro (il passaggio, per esempio, dal lavoro dipendente all’autonomo), o di interruzioni nel percorso professionale (cassa integrazione o disoccupazione), oppure da sensibili variazioni (in alto o in basso) delle dinamiche retributive.
Del resto che gli italiani non abbiano mai capito come funziona il calcolo pensionistico è chiaro. E i numeri confermano un enorme scollamento tra le aspettative e l’assegno: se per il Censis la pensione media attesa è di 28mila euro lordi, l’Osservatorio Inps fa sapere che nel 2014 il 64,3% delle pensioni erogate ha avuto un importo inferiore a 750 euro.
L’annuncio di Boeri è stato chiaro: “A coloro che ci affidano i risparmi di una vita intera, dobbiamo apparire come un grande salvadanaio, ma non c’è bisogno di romperlo per vederne il contenuto. Basterà consultare il nostro sito per sapere quanto c’è dentro e quanto questo risparmio è presumibilmente destinato a fruttare quando ci si ritirerà dalla vita attiva”. Il riferimento è alla “busta arancione“, introdotta in Svezia negli anni Novanta e che prende il nome dal colore della lettera che viene inviata direttamente nella casetta postale casa dei lavoratori con la simulazione della futura pensione. A casa degli italiani non arriverà alcuna busta, perché tutto si svolgerà on line sul sito dell’Inps a cui si potrà accedere attraverso un Pin. La procedura, con tutti i suoi limiti, assomiglia molto a quella del 730 precompilato: si inseriscono codice fiscale, dati anagrafici, indirizzo di residenza e numero di telefono. Il sistema ne verifica la correttezza e invia la prima parte del Pin via email o Sms, mentre la seconda la spedisce a casa.
Poi, codici alla mano, si entra nel simulatore e, dopo una prima schermata che introduce i principi cardine del sistema contributivo e precisa “che si tratta di una simulazione che non ha alcun valore certificativo”, si passa a tutti i dati sui versamenti effettuati con i periodi (suddivisi in settimane) di contribuzione, ai relativi ammontare e alla stima della pensione.
Il numero uno dell’Inps non si è, però, inventato nessuna rivoluzione. Più volte annunciata e sempre rinviata, già nel 2009 l’allora ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, aveva parlato di portare anche in Italia la busta arancione. Poi, però, nell’autunno del 2010 l’ex presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua bloccò tutto spiegando che se avessero dato una simulazione anche ai parasubordinati avrebbero provocato un “sommovimento sociale”. Mentre l’ex ministro del Lavoro Elsa Fornero nel novembre 2014 confidò in un’intervista che il premier Monti le chiese di annullare la conferenza stampa con cui avrebbe annunciato l’invio delle lettere per comunicare agli italiani gli importi delle loro future pensioni.
Il motivo per cui questa operazione ha sempre spaventato la politica? Secondo Boeri “per viltà e per paura di essere puniti nell’urna”. È, infatti, abbastanza probabile che alla maggior parte dei lavoratori, soprattutto i più giovani da cui parte proprio la simulazione, non piacerà l’importo presunto della pensione, visto che sarà un assegno più magro di quello che si pensa.
Si tratta, infatti, di conteggi che per loro natura hanno una notevole dose di incertezza, non solo per l’attuale crisi lavorativa, ma soprattutto perché l’attuale generazione lavorativa che sta versando i contributi per pagare le pensioni dei loro genitori, continuerà a non sapere a quanto ammonterà il suo assegno. Il simulatore contiene delle semplici stime che si basano su alcune ipotesi di fondo, riguardo alla crescita del salario del lavoratore, sulla dinamica dell’inflazione o sull’andamento del Pil italiano: tutte variabili che in qualsiasi momento possono modificare l’importo dell’assegno previdenziale.
Boeri ha, comunque, sottolineato che “questa operazione avrebbe dovuto essere fatta vent’anni fa, quando con la legge Dini sulle pensioni, passando dal sistema retributivo a quello contributivo molto meno generoso, si cambiò la vita degli italiani che da allora non hanno mai potuto più programmare il proprio futuro”. Col retributivo, infatti, era più semplice avere una stima della propria pensione, basandosi su un meccanismo abbastanza semplificabile: bastava moltiplicare il numero degli anni di lavoro per il 2% e in questo modo si otteneva il cosiddetto tasso di sostituzione, ossia la proporzione tra la pensione e l’ultimo stipendio. Ma con il sistema contributivo non è stato più possibile calcolare con precisione il tasso di sostituzione rispetto alla retribuzione. Molti sono, infatti, i fattori che concorrono a determinare la rendita previdenziale: dall’inflazione alla crescita del reddito, al tasso di crescita del moltiplicatore dei contributi accantonati (per l’Italia la media del Pil degli ultimi cinque anni).
Certo è che il simulatore consente più trasparemza, ma non converrebbe comunque affidarsi all’importo della pensione che compare nella propria simulazione, perché può cambiare sia in base a fattori che riguardano la vita lavorativa (non sono previsti buchi contributivi in caso di cambio di attività o periodi di disoccupazione) che ad altri elementi esterni (andamento dell’economia ed evoluzione delle aspettative di vita medie). Il calcolo dell’assegno si basa, tra l’altro, su una crescita del reddito stimata all’1,5% l’anno.
Aiuta poco, poi, che l’utente possa modificare alcuni parametri, ad esempio se si prevede di cambiare lavoro e avere una diversa retribuzione, oppure se si intende prolungare la propria attività lavorativa fino ai 70 anni di età. L’incognita resta, visto che le pensioni sono soprattutto una partita politica. Ed anche se per ora il governo ha escluso tagli alle pensioni, resta aperto il dibattito sull’introduzione di flessibilità sull’età di pensionamento, mentre si è abbattuto sul tandem Renzi-Padoan una stangata da circa 5 miliardi di euro, con la Corte Costituzionale che ha stabilito che la norma con cui per il 2012 e il 2013 era stato bloccato l’adeguamento al costo della vita delle pensioni di importo superiore a tre volte il minimo Inps è incostituzionale.
C’è anche un’altra ombra sollevata sul ruolo di questo simulatore. A farlo è il Sindacato unitario di base (Usb) che ha accusato il presidente dell’Inps Boeri “di fare uno spot a banche e assicurazioni”. Secondo Luigi Romagnoli dell’Usb Inps “il timore è che con questa operazione si voglia scatenare il terrore tra i lavoratori che, vedendosi prefigurata una pensione da fame, saranno indotti ad optare per l’adesione ai fondi di previdenza complementare privata“.
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Roma, 15 feb (Adnkronos) - "I vigliacchi di Hamas ancora una volta esibiscono ostaggi, ma si mostrano a volto coperto. Perché sono dei codardi. Sono protagonisti di un’azione terroristica che dimostra la loro impossibilità di proporsi come uno Stato". Lo dice Maurizio Gasparri.
"O i palestinesi si liberano di questa setta di terroristi vigliacchi o non potranno essere interlocutori della comunità internazionale. Non si può parlare di due popoli e di due Stati quando c'è uno stato democratico, un popolo perseguitato, Israele e gli israeliani, e c'è un popolo palestinese che si fa comandare da questi vili criminali, che si nascondono perché non hanno il coraggio di mostrare il loro volto da assassini al mondo intero", aggiunge il presidente dei senatori di FI.
Roma, 15 feb. (Adnkronos) - Non saranno sempre "una cosa bellissima", come diceva l'allora ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, ma le tasse restano stabilmente nella top ten dei temi 'divisivi' del centrosinistra. L'ultima accesa discussione, e non è certo la prima volta, è scoppiata sulla patrimoniale. Un 'evergreen', dall'Ulivo al campo largo. Che adesso vede, appunto, coinvolti Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni e tutto il fronte alternativo al centrodestra.
A far (ri) scoppiare la polemica è stato lo stesso Fratoianni che, ad un convegno sui sistemi fiscali si è rivolto ai compagni di viaggio, seduti al suo fianco per ascoltare le relazioni del premio nobel Nobel per l’Economia Joseph Stiglitz e dell'economista Hayati Ghosh. "Mi rivolgo a voi: verrà presto il momento di formulare una proposta per l’alternativa e bisogna dire che per una patrimoniale sulle grandi ricchezze è arrivato il momento, non si può rinviare", ha detto il leader di SI a Schlein e Conte.
Da lì, il dibattito è partito incontenibile. Ai leader di sinistra, c'è da dire, è arrivato l'abbrivio di Stiglitz che, citando il Papa, ha sottolineato: "Le tasse sono uno strumento importante per proteggere i poveri". Ma a sinistra non c'era certo bisogno dell'endorsement di un premio Nobel per accendere la miccia sul fisco. I più 'nostalgici' ricordano la mossa elettorale di Rifondazione comunista. Correva l'anno 2006, il partito di Nichi Vendola era al governo (quello con Padoa Schioppa ministro) e per le elezioni pensò di riempire le città con i manifesti con la foto di un panfilo e lo slogan preso da una telenovela degli anni '70: 'Anche i ricchi piangano'. Da lì a poco la stagione dell'Ulivo arrivò al capolinea.
(Adnkronos) - Eppure l'idea del 'prelievo forzoso' sulla quale i progressisti sono messi da sempre all'indice dagli avversari politici non è una idea di sinistra. A inventarlo, in Italia, è il governo Nitti nel 1919 per far quadrare i conti traballanti. Ma lo fa anche Mussolini, dopo la guerra in Etiopia, nel '36. Per gli stessi motivi. Eppure è sempre a sinistra che si guarda (e si polemizza) quando si parla di tasse. Silvio Berlusconi ha costruito una campagna anti sinistra, una costante della sua carriera politica, sin quando parlava del prelievo "con il favore delle tenebre" a proposito del 6xmille retroattivo sui conti correnti imposto dal governo Amato nel '92 per arginare le falle dei conti pubblici.
E le polemiche su Matteo Renzi e l'Imu? "Elimineremo noi, perché gli altri hanno fatto la finta, la tassa sulla prima casa, l'Imu agricola e sugli imbullonati", annunciò l'allora premier all'assemblea del Pd, finendo nel mirino con l'accusa di 'berlusconismo'. Ma gli esempi sono tanti, anche più recenti. Alle elezioni del 2022 Enrico Letta lanciò la proposta della dote ai 18enni, un capitale di circa 10mila euro da spendere in formazione, casa o per avviare una attività. "Sarà finanziata con la tassa di successione per i patrimoni plurimilionari", spiegò il segretario del Pd, subito accusato di voler introdurre la patrimoniale in maniera surrettizia.
A distanza di anni i progressisti si trovano ancora, sempre, alle prese con la discussione sul fisco e sulle varie ricette per le tasse. Con Schlein che oggi dice: "Non è un tabù un intervento sui grandi patrimoni", indicando però una soluzione "almeno a livello europeo" sulle orme di quella suggerita dal presidente brasiliano Lula al G20. E Conte che invita a parlare di tasse ma "in modo intelligente", per "contrastare il capitalismo parassitario".
Roma, 15 feb (Adnkronos) - "Nella giornata di oggi, 15 febbraio, presso i locali della federazione provinciale del Pd in corso Mazzini, si è svolto l’incontro fra la delegazione del Partito democratico, composta da Vittorio Pecoraro, segretario provinciale, Rosi Caligiuri, segretaria cittadina, e Francesco Alimena, capogruppo Pd in Consiglio comunale, con il sindaco di Cosenza, Franz Caruso". Lo spiegano in una nota congiunta gli stessi Pecoraro, Caligiuri e Alimena.
"Nell’esprimere il proprio sostegno all’esperienza amministrativa, il Partito democratico, ribadendo la propria unità, ha rappresentato al sindaco la sua proposta per il completamento della giunta con l’indicazione dell’avvocata Maria Locanto quale vicesindaca", proseguono i dem.
"Il sindaco ha ascoltato la valutazione del Pd e, nel rispetto delle proprie prerogative, si è riservato di esaminare con attenzione tale richiesta. L’indicazione di Maria Locanto è l’espressione del territorio ed è stata formulata a livello cittadino, provinciale e regionale del Partito, nonché dalle rispettive rappresentanze istituzionali. La scelta di Maria Locanto testimonia in modo chiaro l’unità del Pd, essendo presidente provinciale del Partito e avendo sempre lavorato con equilibrio e senso di responsabilità per la crescita della nostra comunità", sottolineano ancora gli esponenti Pd.
(Adnkronos) - "La delegazione del Pd ha, nel contempo, espresso al Sindaco la volontà di un impegno unitario perché la riorganizzazione della giunta non si espliciti soltanto attraverso una mera sostituzione assessorile ma sia opportunità per un rilancio strategico dell'azione amministrativa, affinché la seconda metà della consiliatura possa essere la fase di pieno compimento della attuazione del programma di governo su cui la maggioranza degli elettori cosentini ha espresso fiducia nella proiezione del progetto "Cosenza 2050'", concludono i dirigenti dem.
Roma, 15 feb (Adnkronos) - "Oggi si vota in 101 province per il congresso di Azione, un esercizio organizzativo molto complesso, ma necessario per riportare i partiti a essere quello che erano: luoghi di confronto democratico sulle idee e sulla linea politica. Siamo molto felici di come è andato". Lo dice Carlo Calenda.
"Ringrazio tutti i militanti, gli iscritti, i garanti congressuali e le persone che in questi mesi si sono attivati per tenere viva e rendere più forte la nostra comunità", aggiunge il leader di Azione.
Sanremo, 15 feb. - (Adnkronos) - “Tradizione, italianità e vicinanza sono valori del Festival di Sanremo e anche di Generali che li applica nel quotidiano per essere partner dei nostri clienti e costruire insieme il loro futuro”. Lo ha detto Massimo Monacelli, General Manager di Generali Italia, dal famoso e ormai iconico ‘Balconcino’ dell’Agenzia di Sanremo “che idealmente rappresenta tutte le piazze, tutti i balconcini, tutti i luoghi dove tutta la nostra eccezionale rete di agenti opera tutti i giorni per progettare il futuro” con gli italiani". "Proprio “la rete di 2mila agenzie e 20mila colleghe e colleghi presenti sul territorio, è il cuore del nostro business - sottolinea Monacelli - È grazie a loro se riusciamo a tenere fede alla nostra ambizione, che è quella di essere ‘Partner di Vita’ delle persone, in ogni momento rilevante, accompagnandole, con la consulenza di valore, a fare scelte consapevoli e responsabili con l’obiettivo di proteggere il loro futuro e il futuro delle persone che stanno loro a cuore”.
Per il terzo anno consecutivo “siamo felicemente presenti a Sanremo” con vista sull’Ariston “perché vogliamo essere dove succedono le cose che contano - aggiunge Marco Oddone, Chief Marketing & Distribution Officer di Generali Italia - Milioni di persone seguono Sanremo ogni sera e noi vogliamo essere vicini agli Italiani, nei vari momenti di vita, anche in un momento leggero, come si vede nello spot che abbiamo lanciato in questa occasione: mentre ‘tutti cantano Sanremo’, ci sono persone che prendono decisioni importanti della loro vita e noi, con i nostri agenti siamo loro vicini”. Con Sanremo “è scoccata una vera e propria scintilla - racconta Oddone - C’è una condivisione di valori: tradizione, passione, ma anche innovazione, con nuovi linguaggi dedicati a tutte le generazioni. Abbiamo raccontato il Festival con la voce di Caterina Ferioli, protagonista della nuova serie TV Belcanto, che è diventata portavoce di una prospettiva privilegiata sul Teatro Ariston attraverso i social, per coinvolgere ed entusiasmare persone di tutte le età. Un racconto a 360 gradi - conclude - da una prospettiva unica sull’Ariston al quale siamo molto felici di dare il nostro contributo”.
Generali ha partecipato anche al FantaSanremo con la lega #BalconcinoGenerali per accogliere tutte le persone che sceglieranno di giocare durante i giorni della kermesse all’iniziativa social più popolare, coinvolgente e divertente.
Torino, 15 feb. - (Adnkronos) - “Sui dazi la storia dimostra che fanno male a tutti, anche a chi li impone. Poi naturalmente colpiscono di più i paesi che hanno una forte capacità di esportazione, quindi può essere che l’Italia sia un pochino più colpita di altri Paesi come primo impatto. Ma non dimentichiamo che l’Italia ha sempre dimostrato una capacità molto elevata di riorientare le proprie esportazioni in funzione dell’andamento dai mercati e dei prezzi. Quindi io sono abbastanza ottimista sulla capacità dell’Italia di minimizzare o comunque contenere i danni che possano derivare da questa guerra delle tariffe che si preannuncia". Lo ha affermato il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, a margine del congresso Assiom Forex in corso a Torino." Naturalmente - osserva - nessun paese riuscirà a sfuggire al fatto che una guerra delle tariffe fa sempre male a tutti".
Palermo, 15 feb. (Adnkronos) - Sono in corso verifiche dell'Ambasciata italiana a Bogotà sulla presunta morte del boss Giovanni Motisi, inserito nella lista dei latitanti mafiosi più pericolosi. La Procura di Palermo ha allertato i poliziotti del Servizio centrale operativo. A lanciare la notizia è il sito del giornale 'Gente'. Secondo il settimanale sarebbe morto di tumore in una clinica di Cali. Motisi aveva fatto perdere le sue tracce dal 1998.