L'ultimo editoriale del direttore uscente del Corsera: "il Corriere ha appoggiato le riforme economiche del premier, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche"
Definisce gli azionisti del Corriere della Sera “troppi e litigiosi”. Chiama il presidente del Consiglio “caudillo” che è un “maleducato di talento” che “disprezza le istituzioni”. Si augura che “Mattarella non firmi l’Italicum. Una legge sbagliata”. Con queste parole Ferruccio de Bortoli saluta i lettori del Corriere della Sera nel suo editoriale d’addio al quotidiano milanese.
“Il Corriere non è stato il portavoce di nessuno, tantomeno dei suoi troppi e litigiosi azionisti. Non ha fatto sconti al potere, nelle sue varie forme, nemmeno a quello giudiziario. Ha giudicato i governi sui fatti, senza amicizie, pregiudizi o secondi fini. E proprio per questo è stato inviso e criticato”, rivendica l’ormai ex direttore di via Solferino. “Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento – prosegue De Bortoli – il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere. Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l’Italicum. Una legge sbagliata”.
“Ad alcuni miei, ormai ex, azionisti – scrive ancora De Boroli – sono risultate indigeste talune cronache finanziarie e giudiziarie. A Torino come a Milano. Se ne sono fatti una ragione. Alla Procura di Milano si sono irritati, e non poco, per come abbiamo trattato il caso Bruti-Robledo? Ancora pazienza. L’elenco potrebbe continuare”, continua la rivendicazione. “In questo Paese, di modesta cultura delle regole, l’informazione è considerata da gran parte della classe dirigente un male necessario. Uno dei tanti segni di arretratezza”.