Cosa c’entra Renzi con la Microsoft? C’entra! Il passo è abbastanza lungo ma se mettiamo vicini l’intero progetto politico di Renzi con la campagna pubblicitaria recentemente avviata dal gigante informatico statunitense per pubblicizzare il suo nuovo prodotto “Office 365” vediamo che l’attinenza c’è, ed è anche agevolmente riscontrabile unendo i vari tasselli e i passaggi che il governo Renzi persegue, insieme alla fredda determinazione (a volte ho usato il termine cinismo) che lui impiega nel perseguire i suoi obbiettivi.
Ebbene sì, anche se per fortuna non è ancora così dappertutto, ma ci si sta arrivando velocemente (purtroppo)!
Vediamo allora cosa dicono di così grave le vignette di Microsoft (vedasi foto). Ci aiuta in questo anche il Washington Post nell’articolo “This Microsoft ad paints a terrifying future where employees are working literally 24 hours a day” (Questa pubblicità di Microsoft dipinge un terrificante futuro, dove i lavoratori lavorano letteralmente 24 ore al giorno). L’articolo si conclude poi con un commento salace di Christopher Ingraham, il suo autore. La pubblicità di Microsoft, che illustra in 7 vignette la giornata media di un comune lavoratore dall’alba fino al riposo notturno, è stata però così efficace che ha scatenato subito un vero putiferio, specialmente nei social media online, tanto che il sito è già stato disabilitato.
La prima vignetta illustra l’inizio di giornata, all’alba, nella propria abitazione. La frase dice: ”Fare il proprio lavoro è facile, anche stando in ogni stanza della propria casa”. In calce segue un dato statistico che dice: Il 19% ha lavorato anche mentre andava in bagno.
La seconda è impostata a vedere cosa accade durante il tempo del pendolarismo sui mezzi pubblici: “I pendolari connessi sono forza lavoro produttiva”. Il commento in calce: più di 1/3 ha lavorato mentre andava o tornava dal lavoro.
La terza è nell’intervallo pranzo: “Sia stando nel parcheggio dell’ufficio che in un parco nazionale tu puoi ugualmente partecipare ai meetings”. Il dato statistico: 47% hanno lavorato mentre erano in vacanza.
La quarta è a meta pomeriggio: “Non devi perdere la partita o il recital dei tuoi bimbi se hai la possibilità di lavorare ovunque”. La statistica: Il 20% dei genitori ammette di aver lavorato mentre assisteva ad un evento o attività dei figli.
La quinta è nell’ora di cena: “Completare un lavoro mentre si gode l’aperitivo (è possibile)”. Il 27% ha lavorato mentre era fuori per cena.
La sesta è nell’ora di prima serata: “Non serve registrare lo show favorito quando si può essere produttivi anche dal divano”. Il 44% ha lavorato mentre guardava la TV.
La settima è per le ore notturne: “I pluri-indaffarati trovano utile rimedio nella flessibilità lavorativa”. Il 27% ammette di aver lavorato mentre era a letto.
L’articolista del WaPo conclude sarcasticamente dicendo che manca solo la vignetta di un lavoratore sdraiato su una bara con tra le braccia un “Surface Pro” (Il tablet di Microsoft).
Purtroppo non c’è nessuna esagerazione nei numeri delle statistiche citate. Il numero di lavoratori spremuti come limoni è in forte aumento. L’automazione e le crisi sempre più frequenti rendono il lavoratore sempre più alla mercé dei suoi datori di lavoro. Ma i piccoli imprenditori non stanno certo meglio.
Davvero non si può far niente per rimediare a questa disgraziata situazione?
Certo che si può, è compito dei politici risolvere questi problemi. Ma i politici del giorno d’oggi sono senza ideali e prigionieri dei poteri forti e della globalizzazione selvaggia.
Se persino Renzi, l’enfant prodige della sinistra italiana, appena arrivato al potere lega la sua prima grande vittoria riformista alla cancellazione dell’art.18, che tutelava i lavoratori, invece che darsi da fare a cercare insieme ad altri leader attenti al sociale un modo di inventare nuovi lavori giustamente retribuiti e adeguatamente tutelati (che sono anche l’unica ricetta per costruire una economia solida ed una società stabile), bisogna proprio dire che il futuro del mondo del lavoro fa una grande paura, ma tra i nostri politici nessuno se ne cura.