Premessa indispensabile: il ragazzotto stordito che ieri ha farfugliato alcune colossali sciocchezze sui disordini di Milano a TgCom non ha giustificazioni.

Detto questo, però, forse è il caso di fare una riflessione sulle reazioni dell’intellighenzia culturale di questo disgraziato Paese alle dichiarazioni penose di un ventenne. Sui giornali, sui siti di informazione e sui social network è una gara a chi fa la battuta più sfottente o la reprimenda più dura contro l’utile idiota di turno. E magari la predica arriva da chi oggi fa sfoggio di liberaldemocrazia dimenticandosi di quando, quarant’anni fa, teorizzava la violenza politica (e in alcuni casi la praticava). Gente che militava in Lotta continua o Potere operaio (e che quindi è stata sconfitta dal buonsenso e dalla storia), che oggi poggia le flaccide e un tempo rivoluzionarie terga su poltrone di prestigio, soprattutto nel mondo del giornalismo, e che oggi non trova nulla di meglio da fare che bullizzare un ragazzino scemo, elevarlo a paradigma di una generazione intera, buttando tutto in caciara, mischiando il dissenso e i disordini, la lecita protesta e l’illecita violenza.

Sia chiaro: non c’è dietrologia che tenga sui black bloc. Trattasi di cazzoni integrali, violenti ingiustificabili senza un briciolo di idea politica o culturale, senza una vera alternativa alla società ingiusta in cui viviamo. E chi, all’interno del movimento #NoExpo, non li isola e non li condanna senza se e senza ma è destinato alla meritata irrilevanza.

Ma i problemi di una generazione allo sbando non si risolvono perculando il capro espiatorio di turno che inneggia senza un minimo di coerenza espressiva allo sfascio fine a se stesso. Il punto, però, è forse un altro: ai suddetti parrucconi ex ventenni rivoluzionari e ora sessantenni privilegiati interessa davvero qualcosa del futuro di questa generazione? Sono pronti, loro per primi, a rinunciare ai privilegi per venire incontro alle esigenze di una generazione che magari non sarà perfetta, per carità, ma che ha avuto l’immane sfiga di nascere e crescere nel periodo economicamente più buio dal dopoguerra in poi? Ho i miei dubbi, credo più che leciti.

E allora non mi stupisce chi oggi si straccia le vesti di fronte a tale colossale cretino, chi chiede a gran voce un atteggiamento più “duro” da parte delle forze dell’ordine. Colpa dei black bloc, ovviamente, che con la violenza sconsiderata di ieri pomeriggio hanno probabilmente affossato battaglie di civiltà come l’introduzione del reato di tortura e la richiesta dei numeri identificativi sulle divise delle forze dell’ordine.

Questa generazione è circondata, non ha possibilità di salvezza nell’Italia di oggi. Da un lato ci sono le frange estreme che mortificano il dissenso (condivisibile o meno non importa), dall’altro gli indici puntati di chi da giovane ha messo a ferro e fuoco l’Italia e oggi vuole godersi una dorata maturità senza che i giovani rompano le scatole. L’unica cosa da fare è continuare a dimostrare, con i fatti e non con le parole, di non essere tutti come il fesso intervistato da TgCom, e tantomeno come i codardi incappucciati che ieri hanno devastato Milano. La testimonianza di un impegno genuino, sincero, nonviolento e costruttivo è l’unica via che può portare al riscatto. Ma è impresa ardua, quasi impossibile, nell’Italia di oggi.

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