Abbiamo tutto – o quasi – in questo Stato dalle possibilità illimitate: mare, sole, terreni fertili, creatività, talenti e sogni, da Hollywood fino alla Silicon Valley. Dopo la crisi, l’economia, è tornata a crescere, la popolazione aumenta e i downtown ovunque esplodono di soldi e di progetti, nel bene e nel male. Se fosse una nazione per conto suo la California sarebbe la settima economia del mondo. Abbiamo tutto tranne che l’acqua.
Chiunque abbia mai vissuto per un po’ in California sa delle gesta eroiche di William Mulholland, a cui è dedicata la strada ‘Mulholland Drive‘ del film e della sua missione di fare arrivare l’acqua a Los Angeles.
Durante la prima metà del 1900, Mulholland fu a capo del Department of Water and Power di LA e creò l’infrastruttura idrica per portare l’acqua da Owens Valley fino a Los Angeles, a 375 chilometri a sud. Progettò una serie di dighe, canali, cascate, e ci riuscì. Il Los Angeles acqueduct venne pomposamente inaugurato nel 1913. Mulholland disse semplicemente “There it is. Take it“. Fu un gran successo e negli anni si costruirono raddoppi, si aumentò la portata del sistema, con sempre maggiori richieste di acqua per una sempre crescente megalopoli. L’acquedotto più di ogni altra cosa ha contribuito alla Los Angeles che conosciamo oggi.
Seguirono le guerre dell’acqua, soggetto del film ‘Chinatown’ del 1974 con Jack Nicholson, perché la Owens Valley si prosciugò completamente, e i residenti lamentarono non solo il ‘furto’ dell’acqua ma imbrogli vari nella compravendita dei diritti idrici.
Dopo cent’anni, film e leggende, eccoci qui.
Per la prima volta dall’annuncio di Mr. Mulholland non possiamo più “take it”. La natura ha raggiunto i suoi limiti. Il governatore Jerry Brown ha annunciato che dobbiamo tagliare il consumo – lo spreco a volte – dell’acqua del 25%. La siccità e grave e i nostri stili di vita non aiutano: prati all’inglese attorno ad ogni villetta, piscine private, campi da golf sono lussi che non possiamo più permetterci. A Palm Springs, nel bel mezzo del deserto, ciascun abitante consuma al giorno circa 800 litri d’acqua, il doppio della media nazionale. Ci vai e se non ci pensi troppo potresti essere in Austria con giardini e fontane. Invece è il deserto. Loro dovranno ridurre il consumo dell’acqua del 50%. Iniziano ad installare giardini ‘nativi’ con piante grasse e cactus invece che prati. Danno incentivi per cambiare i sanitari.
Anche l’agricoltura è in crisi, l’acqua per irrigare i campi sempre più scarsa e costosa. Per ora i tagli all’agricoltura sono stati rimandati, ma se dovessero arrivare verranno messe in ginocchio varie attività agricole – l’industria delle mandorle prima di tutto. L’80% dell’acqua di questo Stato è per uso agricolo.
In tutta questa storia, l’elefante nella stanza sono i nostri amici petrolieri.
Fra i vari episodi storici californiani c’è l’oil boom dell’inizio del secolo la cui ombra rimane. San Ardo, Bakersfield, Lost Hills, sono località al petrolio da decenni che usano ingenti quantitativi di acqua. I petrolieri usano ogni giorno circa 8 milioni di litri di acqua. E cosa fanno questi nostri amici petrolieri? Beh, visto che tutto è un business, la Chevron e la California Resources Corporation hanno deciso di rivendere l’acqua di scarto, non sottoposta a nessun tipo di analisi o depurazione, agli agricoltori, per irrigare i campi di cedri, noci e uva. Incredibilmente non sono necessari test né per metalli pesanti né per sostanze radioattive. Lo scandalo di questi giorni è che nel solo Kern County, sono stati venduti 10 miliardi di litri d’acqua petrolifera all’agricoltura. Quali siano gli effetti a lungo termine dell’utilizzo agricolo di queste acque non si sa, ma certo bene all’agricoltura non farà.
Jerry Brown è uno strano politico, per tante cose è progressista e anzi, pare ambizioso nello spingere lo Stato verso le rinnovabili. Siamo lo Stato leader in tutti gli Usa, e anzi è stato lui stesso a parlare dell’obiettivo di arrivare al 50% di rinnovabili entro il 2030, visto che abbiamo già passato la soglia del 20%. Ma alla fine di tutto anche Jerry Brown è un politico e dal lato petrolio non ne vuole sentire. Non solo i petrolieri vendono monnezza di scarto agli agricoltori, ma Brown non ha menzionato neppure per un millisecondo possibili restrizioni del consumo d’acqua per l’industria petrolifera.
Dice che sarebbe controproducente. Dimentica però che i petrolieri hanno speso quasi 9 milioni di dollari in operazioni di lobby nel solo 2014, il doppio di quanto speso nel 2013 e la bellezza di 2 milioni di dollari solo per aiutarlo nelle sue campagne elettorali.
E pensare che proprio in questi giorni la California Public Utilities Commission, che gestisce la rete elettrica dello Stato, dice che siamo pronti a gestire il 100% da rinnovabili per tutto lo Stato.
E quindi, le mandorle non si toccano, le trivelle non si toccano, siamo pronti a passare alle rinnovabili come mai prima, ma affronteremo la crisi idrica del 2015 con i cactus.