Dalle Alpi innevate al profondo Sud, dalle maestosità dei mari ai dettagli infinitesimali di un filo d’erba, ma soprattutto il Pane Quotidiano nella sua immensità e bellezza. Il regista bergamasco si guarda nello specchio del suo cinema, incantandoci e commuovendoci grazie a un film che – brevità aurea – l’ha comunque impegnato per tre anni
Cosa avrà pensato Ermanno Olmi dello scempio milanese? Troppo nobile e alto il suo sguardo per tollerare certe bassezze, lui che ha da mezzo secolo elevato l’arte cinematografica a Bene Assoluto mai fine a se stesso, sempre a servizio “dal basso” della comprensione dell’universo-uomo. Dopo averci incantato con Torneranno i prati, il regista bergamasco alla vigilia degli 84 anni non smette di combattere attraverso la sua sapienza immaginifica. Ha pertanto aderito all’invito di Expo 2015 di girare un corto sul tema portante della Grande Esposizione Universale appena inaugurata. Una manifestazione che Olmi ha compreso nella sua profondità attraverso l’unica dichiarazione rilasciata: “Lo scopo di questo evento universale è innanzi tutto l’impegno dei popoli ricchi nel garantire cibo, acqua e dignità a ogni essere umano, secondo un principio di giustizia che regola la convivenza fra le genti della Terra. Allo stesso modo, e al pari del cibo, i popoli che hanno conquistato attraverso il sacrificio dei loro martiri il privilegio della libertà siano esempio di democrazia e convivenza civile”.
Su questa base è nato Il Pianeta che ci ospita, 11 minuti di sapienza elegiaca che attraversano il Balpaese nelle sue espressioni naturali: gli elementi, la flora, la fauna e l’essere umano col suo lavoro. Già, il Lavoro grande protagonista da sempre del suo cinema, immancabilmente trattato col rispetto che merita e che oggi non ottiene più. Non ci sono parole, non servono, la forza delle immagini accompagnate dal commento musicale a cui ha contribuito anche Paolo Fresu raggiungono l’obiettivo della comprensione empatica di un messaggio eterno: torniamo ad amare questo Pianeta, questo Paese, torniamo ad amare noi stessi.
Dalle Alpi innevate al profondo Sud, dalle maestosità dei mari ai dettagli infinitesimali di un filo d’erba, ma soprattutto il Pane Quotidiano nella sua immensità e bellezza. Olmi si guarda nello specchio del suo cinema, incantandoci e commuovendoci grazie a un film che – brevità aurea – l’ha comunque impegnato per tre anni. Fotografia del figlio Fabio su pellicola 35mm, tecnologia 4K di proiezione, montaggio mozzafiato su effetti sonori cristallini perché nulla è trascurato e sul finale la meraviglia di una citazione cara a lui quanto al popolo di un cinema che non esiste più: Miracolo a Milano di Vittorio De Sica nella sequenza di Lolotta che trova il minuscolo Totò tra i cavoli. E in sottofondo l’inconfondibile canzone di Alessandro Cicognini, perché “Ci basta una capanna per vivere e dormir, ci basta un po’ di terra per vivere e morir..”.
Il Pianeta che ci ospita è visibile ogni sera alle 20 fino all’interno di Expo 2015 nello spazio Slow Food Theater (Piazza della Biodiversità) ma è anche proiettato in 52 sale lungo tutta la Penisola. Da nord a sud lo si può trovare a: Courmayeur, Torino, Erbusco, Bergamo, Melzo, Milano, Bellinzago, Bolzano, Trieste, Udine, Genova, Rimini, Riccione, Pesaro, Tolentino, Firenze, Prato, Certaldo, Poggibonsi, Colle Val d’Elsa, Foligno, Roma, Chieti, Napoli, Marcianise, Afragola, Bari, Palermo, Cagliari.
Il trailer de Il Pianeta che ci ospita