Una testimonianza degli anni Trenta

Qui di seguito un ampio stralcio dell’articolo del 1938 di Antonio Rubino, che fa da utile contrappeso al brano di Soldati di cui dicevamo la volta scorsa in apertura. Rubino, autore di tante famose tavole liberty pubblicate sul Corrierino (Quadratino, Viperetta, Pierino e l’odiato burattino i suoi fumetti più noti), tutte corredate delle loro brave didascalie rimate, non è che amasse peraltro molto i balloons:

Corrierino-dei-piccoliQuando un personaggio delle nostre storie a quadretti ha qualcosa da dire, si esprime sempre per mezzo di un ‘Fumetto’, cioè di una specie di nuvoletta che gli esce fuori dalla bocca e porta scritta al centro, a caratteri chiari e leggibili, la frase pronunciata. […] E’ molto più semplice e suggestivo leggere le parole che il personaggio dice, che leggere una lunga e complicata descrizione infarcita delle solite frasi: “egli disse, ella rispose, esclamò egli allora…”. […] Non basta: ciascun personaggio ha il ‘Fumetto’ intonato col suo carattere. Topolino ha il Fumetto spiritoso, Pippo ha il Fumetto sciocco, Paperino il Fumetto iracondo, Guido il Fumetto eroico, Gimmi il fumetto sensato, e così via. Il lettore dimentica di essere un lettore, perché i fumetti gli danno veramente l’impressione di sentire le battute dei personaggi, come a teatro o al cinematografo. Qualche pedante ha avuta la malinconica idea di criticare il sistema dei Fumetti, dicendo che con esso diamo ai ragazzi troppo poco da leggere. Essi dimenticano due cose: 1) che i nostri fumetti sono scritti in perfetto italiano; 2) che vale molto più un testo breve che si fa leggere, invece di un testo lungo eterno che nessuno, o ben pochi, hanno il coraggio di affrontare. ‘Poche parole, ma buone’ è il nostro motto“.

L’avvento dei tascabili

Se la seconda metà degli anni Quaranta, nei difficili tempi della ricostruzione postbellica, aveva assistito alla nascita delle economiche strisce (o strips), dalle pagine sviluppate in lunghezza e strutturate in sequenze di poche tavole (come i primi albi di Tex, creato da Gian Luigi Bonelli nel 1948), dal 1957 l’allegato a un altro quotidiano milanese (Il Giorno, nelle edicole dall’anno precedente) aveva cominciato a far concorrenza al Corriere dei Piccoli. Era Il Giorno dei Ragazzi, che usciva il giovedì; abbandonerà la scena nel 1969, seguito a lunghissima distanza (1995) dal Corrierino.

diabolik_01_by_craniodsgnGli anni Cinquanta segnano anche il boom dei tascabili, con i loro ‘chilometri di vignette’ che disturbano il retrogrado e un po’ supponente Soldati. L’Italia, di lì a breve, si sarebbe pasciuta però di fumetti ben più ‘rozzi’, ancorché riservati a un pubblico adulto, di quelli demonizzati dallo scrittore torinese (e da tanti altri in quegli anni); nel 1964 esploderà infatti il genere ‘nero’. Dopo il fortunato esordio di Diabolik (1962), ideato da Angela e Luciana Giussani, è il turno di Kriminal (il ‘re del delitto’) e Satanik (la ‘rossa del diavolo’), creati da due grandi maestri come (Max) Magnus e (Max) Bunker, pseudonimi di Roberto Raviola e Luciano Secchi. L’anno seguente sarà la volta della bella e ricca Zakimort, uscita dalla penna di Pier Carpi. Stavolta abbiamo però a che fare con una ‘semplice’ giustiziera, come nei tanti film di un fortunato filone degli anni Settanta; fra i più noti Un duro per la legge (1973), Il giustiziere della notte (1974), Il cittadino si ribella (1974) e Taxi driver (1976), con una giovanissima Jodie Foster che, molti anni, emulerà De Niro (Il buio nell’anima, 2007).

Fronte del male (e del porno soft)

Con gli eroi del crimine che trionfano, togliendo ai ricchi per dare a sé – nel caso di Diabolik, in coppia con l’affascinante Eva Kant – e beffandosi dei difensori della legge (lo sfigatissimo commissario Ginko, sempre nel noir delle sorelle Giussani), nulla sarà più come prima. Nipotini dell’inafferrabile Fantomas, il prototipico ‘genio del male’, virtuoso del trasformismo, protagonista di un filone del romanzo d’appendice francese che è un po’ l’antenato del noir all’italiana, Diabolik e i suoi fratelli imprimeranno una nuova direzione di marcia al genere: “le prime scene di nudo e di sesso del fumetto italiano […], benché piuttosto castigate, apr[iranno] la strada a un intero filone editoriale, destinato a popolare le edicole italiane per decenni, quello del porno e sado-porno” (Daniele Barbieri, Breve storia della letteratura a fumetti, Roma, Carocci, 2009, p. 104).

di Massimo Arcangeli, Sandro Mariani

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