Vecchie volpi della politica, riciclate a volte sotto nuove insegne. Mestieranti del voto ed ex portaborse. Ambiziosi parvenu e perfetti sconosciuti. Nel pot-pourri delle quattordici liste che sostengono gli otto candidati governatori in Liguria c’è davvero un po’ di tutto. E di tutti. Fanno notizia persino quelli che mancano: politici di lungo corso come i piddini Renzo Guccinelli (assessore all’industria) e Nino Miceli (capogruppo in via Fieschi), sacrificati sull’altare dei due mandati consecutivi già svolti. Ha dato forfait Rosario Monteleone, ras delle tessere e signore dell’Udc, nonché regista dell’antico accordo di governo col governatore Claudio Burlando. Sgambettato, Monteleone, dall’inchiesta spese pazze in Regione, che coinvolge un altro illustre escluso, lo spezzino Luigi Morgillo, transfuga da Forza Italia e ora grande elettore di Enrico Musso, già sconfitto due volte nella corsa a sindaco di Genova, ex senatore fuoriuscito da Forza Italia, oggi leader di Liguria Libera. Musso è capolista del listino e corre in tutte le quattro province. A Genova si candida l’ex consigliere Lorenzo Pellerano, biasottiano.

Il capitolo più stuzzicante riguarda i sopravvissuti all’inchiesta sulle spese pazze in Regione Liguria. Il 7 aprile il procuratore aggiunto Nicola Piacente e il pm Silvio Franz avevano inviato gli avvisi di conclusione delle indagini a 27 consiglieri ed ex consiglieri (e a due assessori, Guccinelli e Rossi). La richiesta di rinvio a giudizio è dunque imminente. Dall’elenco dei presunti reprobi sono riemersi ben 11 nomi, sparpagliati in sei liste differenti. Guida la classifica dei partiti Forza Italia, che ne ha arruolati quattro. Raffaella Della Bianca, tornata all’ovile dal gruppo misto dove si era ritirata in polemica con gli organi direttivi del partito ligure; Aldo Siri, ex Lista Biasotti; l’imperiese Marco Scajola, nipote dell’ex ministro Claudio, e il capogruppo in Regione, il savonese Marco Melgrati. Nella stessa famiglia politico-elettorale la Lega Nord schiera due pezzi da novanta finiti sotto osservazione da parte della procura: il capogruppo uscente Edoardo Rixi, silurato come candidato governatore dall’accordo Berlusconi-Salvini che ha designato Giovanni Toti, e il segretario regionale del Carroccio e consigliere in via Fieschi, Francesco Bruzzone, che si presenta a Genova e a Savona.

Due inquisiti anche nel Pd di Raffaella Paita, a sua volta indagata ma per una vicenda del tutto diversa, l’alluvione del 9 ottobre 2014. Sono Massimo Donzella, ex Udc confluito nel partito di Burlando, e – nel listino Liguri per Paita presidente – Matteo Rossi, assessore allo sport, di provenienza Sel. Ancora nello schieramento di sinistra, la Lista Liguria Cambia candida un personaggio controverso, l’ex sindaco di Rapallo e consigliere regionale uscente Armando Ezio Capurro, nella precedente tornata elettorale eletto nella lista Noi per Claudio Burlando.

Fratelli d’Italia propone come capolista l’ex Forza Italia Matteo Rosso, medico genovese che aveva sostenuto il leghista Rixi nel tentativo, fallito, di scalare la candidatura a governatore. Ancora a destra Area Popolare – connubio tra Udc e Ncd – schiera Gino Garibaldi, e rinuncia ad altri due inquisiti eccellenti che sedevano in via Fieschi, Franco Rocca ed Alessio Saso. Saso era stato aperto sostenitore della giunta Burlando nell’ultima fase politica ed era sceso in campo a fianco di Raffaella Paita durante le primarie del Pd.

Cinque degli otto candidati governatori hanno alle spalle liste vergini da personaggi che stanno facendo i conti con la giustizia. A sinistra, L’altra Liguria di Antonio Bruno, il Partito Comunista dei Lavoratori di Antonio Piccardi e Rete a Sinistra di Luca Pastorino. Al centro Liguria Libera di Enrico Musso. E infine il Movimento 5 Stelle di Alice Salvatore.

Tra le novità assolute spicca il nome di Mirella Batini, capolista di Fratellanza Donne, lista nella quale compare anche la sorella Silvia. Sono le figlie dello storico capo dei “camalli” genovesi, Paride Batini, scomparso nel 2009. Batini guidò le campagne in difesa della Culmv, la compagnia degli scaricatori del porto di Genova che riuscì a salvare dall’estinzione. Le sue figlie ne raccolgono l’eredità politica, ovviamente a sinistra. Nel Pd, l’ex assessore Enrico Vesco (ex Comunisti italiani) è capolista sia a Genova che alla Spezia, la sua città. Riconfermati in lista a Genova l’assessore al bilancio Giuseppe Rossetti e il consigliere Valter Ferrando. A Imperia l’assessore all’agricoltura Giovanni Barbagallo, a Savona l’assessore all’ambiente, Lorena Rambaudi. Fuori l’assessore alla Sanità Claudio Montaldo che ha firmato l’appello al voto di coscienza con altri 200 militanti dissidenti del Pd. Capilista rispettivamente nel listino e nella lista del Pd il segretario genovese Alessandro Terrile e il segretario regionale Giovanni Lunardon.

Nei Liguri con Paita alla Spezia c’è l’ex consigliere comunale Idv Stefano Anzalone e a Genova l’ex Udc Giovanni Boitano. A Imperia l’ex presidente di Area24 e del porto di Imperia Giuseppe Argirò, fedelissimo di Burlando, e l’ex assessore Gabriele Cascino. A Savona sarà lotta all’ultimo voto fra Marco Melgrati e Angelo Vaccarezza, ex presidente della provincia.

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