Adesso che due persone armate (poi uccise dalle forze di sicurezza) hanno sparato a un poliziotto fuori da una galleria d’arte in Texas dove s’inaugurava la mostra “Disegna Maometto” non si può non parlare di una cena di gala con premiazione a New York. Perché?
Tutto è accentrato su una cena di gala che si tiene la sera del 5 maggio a New York presso l’associazione di scrittori PEN e che costa, ai non scrittori che vogliono parteciparvi, 15mila euro per cocktail, menu e compagnia bella.
Ho amici divisi su fronti opposti. Da un lato chi pensa sia giusto, a questa cena, premiare il coraggio di Charlie Hebdo nell’avere insistito a far quello che avevano sempre fatto, nonostante le minacce (avverate) di morte. Dall’altro, chi non vuole premiare una satira che viene vista come un modo per rinforzare pericolosamente stereotipi razzisti.
Su questo premio a Charlie Hebdo gli amici si stanno massacrando di insulti. “Mezzeseghe!” “Razzisti!” La litigata a colpi di tweet e di status update di Facebook non accenna a calmarsi. Ma non è uno scherzo perché apre un ragionamento importante, di quelli che accompagnano la trasformazione dei valori di una società. E non sempre la trasformazione è in meglio.
Ma 6 autori, ora noti come “i 6 PEN” hanno annunciato che a quella cena non ci andranno, il loro tavolo sarà vuoto. E altri 145 scrittori hanno firmato un appello in loro sostegno. Non partecipano in segno di protesta dicendo: siamo per la libertà d’espressione, ma non vogliamo premiare un giornale razzista come Charlie Hebdo che dipinge una donna africana come fosse una scimmia con il sedere in aria e che danneggia l’immagine delle minoranze. In altre parole, fa schifo e istiga al razzismo.
Andrew Solomon, presidente del PEN americano, ha spiegato con una frase come stanno le cose: “Premiamo il coraggio, non il contenuto”. Ma non è bastato. La scissione in questa prestigiosa organizzazione che tutela la libertà d’espressione nel mondo si è approfondita, spaccando amicizie a sodalizi che avevano costruito carriere.
A difendere la premiazione con il suo humour ficcante e acuto c’è Salman Rushdie, con cui non si transige né si tergiversa su questioni di oppressione alla libertà d’espressione o sulla censura. Dall’altra ci sono autori come Teju Cole, Francine Prose e Taiye Selasi, tre dei 6 PEN.
Il dibattito intellettuale nato con il sacrificio di Charlie Hebdo non si spegne, dunque, e sottolinea una riflessione importante, che si riteneva sorpassata.
Si ha il diritto di offendere chiunque in un contesto satirico o artistico? La risposta alla prima domanda dev’essere sempre sì. Altrimenti finisce la satira e inizia la propaganda e la censura, anche se è autocensura. Si possono offendere solo i potenti, tranne il concetto di divinità? No: si ha diritto di offendere anche i deboli, i sottomessi, le minoranze, i perseguitati. E anche il concetto di divinità, per quanto offensivo di chi crede. Non ci può essere una restrizione. Su questa libertà – offensiva, pesante, dolorosa per chi viene attaccato con insulti, ritratti osceni, menzogne, bestemmie – non si può transigere.
Non si può trasformare, come fanno “i 6 PEN” e i loro 145 sostenitori, la libertà d’espressione in una discussione ideologica su ciò che si esprime, nell’ambito di quella libertà.
Esistono delle leggi, in gran parte delle democrazie, che puniscono l’istigazione all’omicidio e alla violenza. Se con la satira si istiga all’omicidio o alla violenza, chi attua questa istigazione ne pagherà le conseguenze. Ecco i limiti della satira. Ma i 6 PEN dicono che la reiterazione dello stereotipo razzista provocata dalla satira alla Charlie Hebdo, anche quando vuole attaccare quello stereotipo, in realtà, senza rendersene conto, contribuisce a creare un clima che porta alla violenza, conduce a una mancanza di sensibilità verso chi muore cercando di entrare in Europa, oppure verso chi è discriminato e ucciso da poliziotti razzisti in America. Corroborare questa divisione di razze e di ceti, anche se con l’intenzione di fare il contrario (com’è chiaramente il caso di Charlie Hebdo) è criminale e non va premiato, dicono i 6 PEN.
Il punto è completamente sbagliato. Perché, val la pena ripeterlo, il premio che PEN consegna a Charlie Hebdo non ne premia l’arguzia o il grande contributo culturale all’evoluzione umana, ma premia solo il coraggio di non essersi lasciati intimidire dalle minacce di violenza e di omicidio. Questo è l’argomento che i 6 PEN non sembrano voler vedere. Non si entra in merito della blasfemia, dell’aggressività dei contenuti di Charlie Hebdo o di chiunque altro nell’ambito della libertà d’espressione, come scrittore, disegnatore, artista voglia esprimere la sua opinione.
Si premia il fatto che nonostante le minacce, quegli artisti hanno continuato, con moltissimo coraggio, sacrificando la vita, a esprimere quello che volevano esprimere. Ed è per questo che per quanto disgustosa, provocatrice, pericolosa sia stata l’iniziativa di Pam Geller che questo fine settimana ha offerto 10mila dollari, in Texas, a chiunque venisse al suo evento a “Disegnare Maometto,” in un contesto democratico è giusto che l’antipatica e pericolosa Pam Geller abbia il diritto e la libertà di farlo.
Difatti, e per fortuna, la maggior parte delle associazioni di musulmani-americani ha dichiarato che, pur essendo contrari, contrarissimi all’iniziativa, erano perfettamente d’accordo con la legittimità di poterla fare. Una comprensione dell’importanza della libertà che i 6 PEN e i loro co-firmatari non sembrano aver ancora acquisito.
Carlo Pizzati
Scrittore e docente di teoria della comunicazione
Mondo - 4 Maggio 2015
Charlie Hebdo: a Dallas si spara, a New York si premia. Chi di PEN ferisce…
Adesso che due persone armate (poi uccise dalle forze di sicurezza) hanno sparato a un poliziotto fuori da una galleria d’arte in Texas dove s’inaugurava la mostra “Disegna Maometto” non si può non parlare di una cena di gala con premiazione a New York. Perché?
Tutto è accentrato su una cena di gala che si tiene la sera del 5 maggio a New York presso l’associazione di scrittori PEN e che costa, ai non scrittori che vogliono parteciparvi, 15mila euro per cocktail, menu e compagnia bella.
Ho amici divisi su fronti opposti. Da un lato chi pensa sia giusto, a questa cena, premiare il coraggio di Charlie Hebdo nell’avere insistito a far quello che avevano sempre fatto, nonostante le minacce (avverate) di morte. Dall’altro, chi non vuole premiare una satira che viene vista come un modo per rinforzare pericolosamente stereotipi razzisti.
Su questo premio a Charlie Hebdo gli amici si stanno massacrando di insulti. “Mezzeseghe!” “Razzisti!” La litigata a colpi di tweet e di status update di Facebook non accenna a calmarsi. Ma non è uno scherzo perché apre un ragionamento importante, di quelli che accompagnano la trasformazione dei valori di una società. E non sempre la trasformazione è in meglio.
Ma 6 autori, ora noti come “i 6 PEN” hanno annunciato che a quella cena non ci andranno, il loro tavolo sarà vuoto. E altri 145 scrittori hanno firmato un appello in loro sostegno. Non partecipano in segno di protesta dicendo: siamo per la libertà d’espressione, ma non vogliamo premiare un giornale razzista come Charlie Hebdo che dipinge una donna africana come fosse una scimmia con il sedere in aria e che danneggia l’immagine delle minoranze. In altre parole, fa schifo e istiga al razzismo.
Andrew Solomon, presidente del PEN americano, ha spiegato con una frase come stanno le cose: “Premiamo il coraggio, non il contenuto”. Ma non è bastato. La scissione in questa prestigiosa organizzazione che tutela la libertà d’espressione nel mondo si è approfondita, spaccando amicizie a sodalizi che avevano costruito carriere.
A difendere la premiazione con il suo humour ficcante e acuto c’è Salman Rushdie, con cui non si transige né si tergiversa su questioni di oppressione alla libertà d’espressione o sulla censura. Dall’altra ci sono autori come Teju Cole, Francine Prose e Taiye Selasi, tre dei 6 PEN.
Il dibattito intellettuale nato con il sacrificio di Charlie Hebdo non si spegne, dunque, e sottolinea una riflessione importante, che si riteneva sorpassata.
Si ha il diritto di offendere chiunque in un contesto satirico o artistico? La risposta alla prima domanda dev’essere sempre sì. Altrimenti finisce la satira e inizia la propaganda e la censura, anche se è autocensura. Si possono offendere solo i potenti, tranne il concetto di divinità? No: si ha diritto di offendere anche i deboli, i sottomessi, le minoranze, i perseguitati. E anche il concetto di divinità, per quanto offensivo di chi crede. Non ci può essere una restrizione. Su questa libertà – offensiva, pesante, dolorosa per chi viene attaccato con insulti, ritratti osceni, menzogne, bestemmie – non si può transigere.
Non si può trasformare, come fanno “i 6 PEN” e i loro 145 sostenitori, la libertà d’espressione in una discussione ideologica su ciò che si esprime, nell’ambito di quella libertà.
Esistono delle leggi, in gran parte delle democrazie, che puniscono l’istigazione all’omicidio e alla violenza. Se con la satira si istiga all’omicidio o alla violenza, chi attua questa istigazione ne pagherà le conseguenze. Ecco i limiti della satira. Ma i 6 PEN dicono che la reiterazione dello stereotipo razzista provocata dalla satira alla Charlie Hebdo, anche quando vuole attaccare quello stereotipo, in realtà, senza rendersene conto, contribuisce a creare un clima che porta alla violenza, conduce a una mancanza di sensibilità verso chi muore cercando di entrare in Europa, oppure verso chi è discriminato e ucciso da poliziotti razzisti in America. Corroborare questa divisione di razze e di ceti, anche se con l’intenzione di fare il contrario (com’è chiaramente il caso di Charlie Hebdo) è criminale e non va premiato, dicono i 6 PEN.
Il punto è completamente sbagliato. Perché, val la pena ripeterlo, il premio che PEN consegna a Charlie Hebdo non ne premia l’arguzia o il grande contributo culturale all’evoluzione umana, ma premia solo il coraggio di non essersi lasciati intimidire dalle minacce di violenza e di omicidio. Questo è l’argomento che i 6 PEN non sembrano voler vedere. Non si entra in merito della blasfemia, dell’aggressività dei contenuti di Charlie Hebdo o di chiunque altro nell’ambito della libertà d’espressione, come scrittore, disegnatore, artista voglia esprimere la sua opinione.
Si premia il fatto che nonostante le minacce, quegli artisti hanno continuato, con moltissimo coraggio, sacrificando la vita, a esprimere quello che volevano esprimere. Ed è per questo che per quanto disgustosa, provocatrice, pericolosa sia stata l’iniziativa di Pam Geller che questo fine settimana ha offerto 10mila dollari, in Texas, a chiunque venisse al suo evento a “Disegnare Maometto,” in un contesto democratico è giusto che l’antipatica e pericolosa Pam Geller abbia il diritto e la libertà di farlo.
Difatti, e per fortuna, la maggior parte delle associazioni di musulmani-americani ha dichiarato che, pur essendo contrari, contrarissimi all’iniziativa, erano perfettamente d’accordo con la legittimità di poterla fare. Una comprensione dell’importanza della libertà che i 6 PEN e i loro co-firmatari non sembrano aver ancora acquisito.
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Whashington, 3 mar. (Adnkronos) - Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump risponde alle critiche per la sua crescente vicinanza alla Russia sulla questione dell'Ucraina, affermando che gli Stati Uniti dovrebbero preoccuparsi "meno" di Vladimir Putin. "Dovremmo dedicare meno tempo a preoccuparci di Putin e più tempo a preoccuparci delle bande di migranti che stuprano, dei signori della droga, degli assassini e delle persone provenienti dagli istituti psichiatrici che entrano nel nostro Paese, così non finiremo come l'Europa!", scrive Trump sulla sua piattaforma Truth Social.
Roma, 2 mar. (Adnkronos) - La capitale si prepara ad accogliere il ‘Resp Festival’, un evento innovativo che promette di trasformare Ariccia in un epicentro di suoni, luci e performance artistiche. Organizzato dal gruppo 06, il Festival si terrà presso il nuovo mega club ‘Factory46’, una struttura di 2.000 mq, (in Via Quarto Negroni 46, Ariccia), dotata di impianto audio all’avanguardia, giardino e zona food. L’evento si svolgerà dal 15 marzo per cinque sabati consecutivi, offrendo un’esperienza sensoriale unica, e rappresentando un nuovo capitolo nella scena della musica elettronica di Roma, portando con sé una ventata di innovazione e sperimentazione.
Il Resp Festival vanta un cartellone con 20 Dj internazionali e italiani, che si esibiranno ogni sabato dalle 23:00 alle 5:00, in un mix di performance dal vivo, spettacoli laser e led wall mozzafiato. Il primo sabato, 15 marzo, vedrà la partecipazione della star internazionale Pablo Say dalla Spagna, insieme alla talentuosa Debora Savasto e Katoff dall’Inghilterra. Tra gli altri protagonisti ci saranno Manuel Le Saux e Sygma, DJ e producer resident del festival. I tanti artisti porteranno sul palco una varietà di stili e influenze, creando un’esperienza sonora unica e coinvolgente.
“Siamo incredibilmente entusiasti di presentare il Resp Festival. Questo evento rappresenta un’opportunità unica per esplorare nuove frontiere della musica elettronica e delle arti visive. Miriamo a creare un’esperienza dinamica e coinvolgente per tutti i partecipanti. Abbiamo lavorato duramente per portare artisti di fama internazionale e talenti emergenti, creando un programma che celebra la diversità e l’innovazione. Non vediamo l’ora di condividere questa avventura con il nostro pubblico e di vedere come il Festival contribuirà a far crescere la scena culturale romana e non solo”, ha spiegato Sergio Serafini, organizzatore del Resp Festival e fondatore del gruppo 06.
Dopo l’inaugurazione del 15 marzo, si prosegue sabato 22 marzo con un evento misterioso e imperdibile, ‘Top Secret’. Poi sabato 29 marzo, si terrà una serata dedicata alle donne DJ, con la partecipazione di Alessandra Roncone, Las Mellizas, Francesca Fagiani, Kalhea e Consuelo. Sabato 5 aprile, sarà ‘La notte House of Vibe’ con il leggendario Joe T. Vannelli e Kristine.
Mentre sabato 12 aprile ci sarà il gran finale con la crew dell’Insomnia Discoacropoli d’Italia di Pisa, guidata dal fondatore Antonio Velasquez e DJ come Gabry Fasano, Alessandro Tognetti, Antonio Marki, Sandro Vibot e Riccardo Brush. Il Resp Festival non è solo un evento musicale, ma anche un’occasione per esplorare nuove forme di espressione artistica e per abbattere le barriere, connettendo presente e futuro, radici e prospettive. Inoltre il Festival si propone come un punto di incontro per artisti e pubblico, promuovendo la condivisione, il movimento e l’ascolto.
Il festival è accessibile con un unico biglietto Full Pass da € 69,90 per tutte le cinque serate, acquistabile online su Xceed. Non manca anche l’aspetto della solidarietà e della cultura. In collaborazione con Admo (Associazione Donatori Midollo Osseo), il Festival avrà anche una componente solidale, con l’obiettivo di sensibilizzare e promuovere il valore del dono del midollo osseo. Ogni serata vedrà anche la presentazione di libri da parte di giovani scrittori emergenti. Inoltre il festival sarà molto attento anche alla sicurezza e garantirà un’esperienza senza preoccupazioni, grazie ai servizi navetta gratuiti per raggiungere la location in totale tranquillità.
Milano, 2 mar. (Adnkronos) - Altra sconfitta per il Milan di Conceicao con una diretta concorrente per l'Europa. Dopo il ko con il Bologna nel recupero, i rossoneri escono sconfitti da San Siro anche con la Lazio, per 2-1 in una gara folle, decisa al 98' da un calcio di rigore realizzato da Pedro, dopo che Chukwueze aveva riportato in parità la sfida pareggiando il gol di Zaccagni, con i rossoneri in dieci uomini per l'espulsione di Pavlovic. I rossoneri scivolano così in nona posizione, superati anche dalla Roma, mentre la Lazio sale a 50 punti e si riprende la quarta posizione, ai anni della Juventus impegnata domani con il Verona, e si avvicina all'Atalanta terza a 55 punti.
Conceiçao per la sfida interna, con la Curva che è entrata a gara iniziata per protesta, conferma nove undicesimi della formazione scesa in campo dal 1' contro il Bologna. Inserisce Gabbia al posto di Thiaw al centro della difesa e Pulisic per Joao Felix nel tridente offensivo con Leao e Reijnders alle spalle di Gimenez. In mezzo al campo Musah e Fofana, sugli esterni Jimenez a destra con Theo Hernandez a sinistra. Baroni, invece, deve rinunciare a Castellanos e Romagnoli e in difesa schiera Gila con Gigot davanti a Provedel. Sugli esterni Marusic e Nuno Tavares, con Rovella e Guendouzi a centrocampo, mentre in avanti Tchaouna, con Dia, Isaksen e Zaccagni a supporto.
La Lazio parte subito forte e al 3' Rovella serve Dia che scatta sul filo del fuorigioco ma viene fermato da intervento prodigioso di Maignan. Un minuto dopo sul cross di Nuno Tavares dalla sinistra, svetta Dia di testa ma non inquadra la porta. Poi al 6' tocca a Nuno Tavares a rendersi pericoloso ma Pavlovic sbroglia. Al 12' Isaksen fa partire un violento sinistro dalla distanza, ma la palla sfiora il palo alla sinistra di Maignan. Il Milan reagisce nel momento in cui i tifosi rossoneri fanno il proprio ingresso in curva Sud ma non basta. Al 19' Leao viene pescato al limite dell'area laziale e imbuca per Reijnders, bravo nel centrare la porta in caduta ma non abbastanza da impensierire Provedel. La Lazio riprende ad offendere e al 28' passa: Tchaouna tocca per Marusic che impegna Maignan con il destro in diagonale, sulla respinta arriva Zaccagni che insacca in spaccata con il sinistro per l'1-0. Dopo la rete ospite, Conceiçao si gioca subito la carta Joao Felix per provare a dare la scossa decisiva, ma nel finale Zaccagni va vicinissimo al raddoppio con un destro al volo, fuori di un soffio.
A inizio ripresa il tecnico rossonero fa uscire Jiménez per mettere dentro Walker, ma la Lazio continua a rendersi pericolosa. Al 50' ennesima ripartenza con Nuno Tavares che serve Gigot al centro dell'area ma il difensore biancoceleste calcia debolmente e Maignan blocca. Al 51' Pulisic serve Joao Felix che sii gira e calcia di prima intenzione ma manda di poco sopra la traversa. La gara è aperta e la Lazio al 54' sfiora il bis con Zaccagni: Guendouzi serve il compagno che rientra sul destro e calcia a giro ma manda la palla fuori di pochissimo. Al 55' ancora Joao Felix protagonista, poi la palla arriva a Pulisic che non trova la porta da pochi passi.
Il Milan rischia, si sbilancia e la squadra di Baroni affonda ancora al 58' con Gila che in girata di sinistro spedisce il pallone sopra la traversa. La partita si complica ulteriormente per il Milan al 67': recupero di Guendouzi al limite della propria area e palla per Isaksen che scappa via a Pavlovic che lo stende e per l'arbitro Manganiello è rosso diretto per il giocatore serbo. Milan in dieci e sotto di un gol. Al 71' punizione tagliata di Nuno Tavares dalla sinistra, Maignan non ci arriva e Theo Hernandez rischia l'autorete, poi la difesa rossonera spazza via.
il Milan con le poche energie rimaste prova a raggiungere il pari che arriva un po' a sorpresa all'84' con Chukwueze che di testa trova l'angolino sul cross morbido di Leao sul secondo palo per l'1-1. I rososneri provano anche a vincerla ma la Lazio non ci sta e all'86' Dia serve Isaksen che controlla al limite e calcia in porta col destro, ma Maignan non si fa sorprendere e blocca. Finale concitato che si decide al 98' grazie a Pedro che realizza su calcio di rigore il gol vittoria del 2-1 dopo l'on field Review con Manganiello che assegna il penalty per il fallo di Maignan su Isaksen. Pedro glaciale spiazza il francese e stende il Milan, alla terza sconfitta consecutiva e in piena crisi con Conceicao sempre più in bilico.
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Il vertice di Londra di oggi ha dimostrato che la posizione assunta da Giorgia Meloni in questi giorni è ampiamente condivisa, da Starmer a Tusk a molti altri leader. Quando Giorgia Meloni dice che le due sponde dell’Atlantico non devono dividersi, questo è proprio uno dei messaggi forti che arrivano da Londra". Lo ha detto l’europarlamentare di Fratelli d’Italia- Ecr Carlo Fidanza, capo delegazione del partito a Bruxelles, intervenendo in studio a '4 di sera' su Rete 4.
"E’ importante la posizione espressa dal premier italiano per cui vanno tenuti uniti gli USA e l’Europa. Da 75 anni la Nato garantisce la sicurezza dell’Europa, quindi prima di ragionare di soluzioni anche un po’ avventuristiche fuori dalla cornice Nato, occorre fare ogni sforzo possibile, tenendo gli Usa dentro al tavolo della trattativa sull’Ucraina -ha aggiunto-. Senza la deterrenza militare della Nato, e quindi senza la presenza degli Usa, è impensabile dare reali garanzie di sicurezza all’Ucraina. Una sicurezza che l’Europa da sola non è in grado di garantire e che serve anche per evitare che la Russia faccia ciò che ha fatto con l’Ucraina con altri Stati europei”.
Roma, 2 mar. - (Adnkronos) - Appello per una giovane 26enne di origini siriane scomparsa da Latina ieri. Ayah Krdi, si legge su post dell'associazione Penelope Lazio (associazione nazionale delle famiglie e degli amici delle persone scomparse Odv), "si è allontanata da casa per recarsi alla casa di riposo Sasn Francesco di Latina. Era a piedi, con il cellulare. Potrebbe trovarsi presso stazioni di autobus o metro".
L'appello continua dando una descrizione della giovane: "è alta 1,64 mt, corporatura media, indossa un velo nero come copricapo, una giacca di colore nero e grigio, jeans, scarpe da ginnastica bianche ed ha una borsa nera. Potrebbe avere bisogno di aiuto", chiude l'appello dell'associazione pubblicando anche una foto della giovane.
Roma, 2 mar. - (Adnkronos) - L'ex comandante della Costa Concordia Francesco Schettino ha chiesto di poter accedere al regime di semilibertà. Nel 2017 era stato condannato in via definitiva a 16 anni di carcere per il naufragio della nave da crociera avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 gennaio 2012 davanti all'isola del Giglio provocando 32 vittime e centinaia di feriti. Schettino ha maturato il termine che gli consente di accedere alle misure alternative al carcere avendo già scontato la metà della pena. L'udienza davanti al Tribunale di Sorveglianza di Roma si terrà martedì 4 marzo.
Schettino, recluso nel carcere romano di Rebibbia, beneficia attualmente di 45 giorni all'anno di permessi ottenuti grazie alla buona condotta mantenuta nel carcere romano. L'ex comandante della Costa Concordia tre anni fa aveva ottenuto la possibilità di lavorare in carcere e gli era stato affidato il compito di contribuire alla digitalizzazione dei documenti giudiziari della strage di Ustica e della strage di via Fani a Roma con il sequestro e l'omicidio dello statista democristiano Aldo Moro.
Una delle persone sopravvissute al naufragio, Vanessa Brolli, 27 anni, che era in vacanza sulla Costa Concordia con i fratelli, i genitori e altri parenti per festeggiare i 50 anni di matrimonio dei nonni, ha dichiarato una volta appreso la notizia: "Dispiace sapere che potrebbe tornare a casa. Schettino deve pagare per le sue colpe. A prescindere dalla decisione dei giudici siamo certi che Schettino vivrà il resto dei suoi giorni con addosso il peso di questa tragedia. Questa è la più grande pena per lui. Anche se dovesse uscire dal carcere, dovrà convivere con questa colpa per tutta la vita".
Roma, 2 mar (Adnkronos) - "Ursula Von der Leyen dice che è 'urgente riarmare l’Europa', Macron parla di 'invio di truppe' in Ucraina. Per la Lega invece è urgente lavorare per la Pace. L’Occidente intero ha il dovere di evitare a tutti i costi il rischio di una Terza Guerra Mondiale, bene fa il governo italiano a cercare di tenerlo unito e il presidente Trump, con responsabilità e pragmatismo, a spingere tutti in questa direzione". Lo scrive la Lega in un post sui social.