Quella che sembrava doversi risolvere in una nottata da dentro o fuori sta diventando una lunga trattativa. Al ribasso sotto l’aspetto della portata storica per il mondo del calcio italiano e al rialzo per quanto riguarda le casse della Fininvest. Il merito è della sola persona che può tessere e disfare la tela dell’accordo, Silvio Berlusconi. Cosa diventerà il Milan del futuro spetta a lui deciderlo. A metà della scorsa settimana sembrava che fosse a un passo dal diventare arabo-cinese; appena quattro giorni dopo, riuscire a capire qual è l’orizzonte del club rossonero è un rompicapo. L’ultima pedina a muoversi sullo scacchiere è la donna cinese che tra sabato sera e domenica mattina avrebbe incontrato due volte l’ex presidente del Consiglio. San Siro, Casa Milan e poi Arcore – secondo la ricostruzione de La Gazzetta dello Sport – è stato l’itinerario percorso da Mrs Cina, braccio di Richard Lee e soci.
È successo tutto in ventiquattro ore. Ma è bene fare un riassunto delle puntate precedenti. Domenica 26 Bee Taechaubol atterra a Malpensa. Nel suo programma c’è un incontro con Berlusconi per definire l’accordo. Si parla di cessione della maggioranza del club. Lunedì la Fondazione Fiera dà il primo assenso allo stadio del Milan in zona Portello. Cosa c’entra con la cessione della squadra? Apparentemente nulla, ma la scansione temporale è sospetta. E l’ok non definitivo. Anzi, i problemi non mancherebbero. Ma la notizia inevitabilmente si intreccia con la trattativa, che sembra decollare mercoledì sera. Taechaubol varca i cancelli di Arcore per presentare la sua proposta. Valuta il Milan circa 1200 milioni di euro, visto che sul piatto ne mette 500 per il 51% della società oltre a 250 per ripianare i debiti. Un gran prezzo se confrontato con la valutazione del club fatta da Bloomberg: 945 milioni. Berlusconi ascolta e riflette.
Il broker thailandese – spinto dall’Ads Securities di Abu Dhabi e la China Cities Bank – ha fretta. A frenare la corsa di Mr Bee ci sarebbero però il futuro di Barbara Berlusconi e di Adriano Galliani, i tormenti dell’ex premier per l’abbandono del Milan dopo tre anni di crisi di risultati e l’insistenza della cordata cinese – quella di Richard Lee – che sembrava una pista fredda, ma brucia ancora, offuscata dal polverone mediatico alzato dallo stesso Bee. Che giovedì non viene ricevuto ad Arcore e venerdì piazza un paletto: vuole una risposta entro 24 ore. Sabato è Berlusconi a muoversi in direzione del suo albergo. È il giorno della svolta? Macché. C’è un colpo di scena, un’opzione non tenuta in conto nei giorni precedenti. Tutto finisce secondo la più antica delle intenzioni del presidente rossonero: “Potrei tenere la maggioranza del club”, annuncia. Traduzione: ben vengano nuovi soci, ma il Milan resta – di fatto – mio. E in fondo questo è il piano che da anni B. sta cercando di concretizzare: trovare un partner che tamponi le perdite per riuscire a rilanciare il Milan senza dissanguarsi. Per poi magari passare la mano non appena i rossoneri dovessero tornare a vincere. Un’operazione resa complicata dalla difficoltà nel rintracciare qualcuno che inietti soldi in un’azienda in perdita (285 milioni di passivo negli ultimi 5 anni) senza decidere nulla e vivendo all’ombra (mediatica e nel cuore dei tifosi) dell’ex cavaliere. Nelle ore successive all’incontro, Taechaubol fa sapere che esiste un accordo per trattare in esclusiva e, atterrato a Bangkok, afferma che “tutto potrebbe risolversi nel giro di 3-4 settimane”.
Fininvest invece dirama una nota nella quale la parola esclusiva non esiste. E infatti in quelle ore, Berlusconi incontra la donna ribattezzata Mrs Cina da La Gazzetta dello Sport. Due volte. La pista cinese non è morta, Taechaubol tutt’altro che a un metro dal traguardo. Berlusconi conduce la trattativa a modo suo. Quanto offrono Richard Lee e i suoi soci, tra i quali ci sarebbe Wanda Group – che di recente ha acquistato il colosso dei diritti tv Infront – e il re cinese delle bibite Zong Qinghou? L’ex cavaliere vuole saperlo. Non chiude la porta in faccia a nessuno. Ballano centinaia di milioni e c’è una squadra da rilanciare con partner affidabili, ai quali potrebbe cedere definitivamente lo scettro tra due, tre anni. Di certo non ora che la squadra arranca e ci sono le elezioni alle porte. Ha messo in chiaro che il Milan resta suo. Cerca solo un soccorso: Mr Bee o Mr Lee dipende dalle garanzie e dalle offerte. Per capire chi la spunterà ci vorrà ancora del tempo. Un tifosissimo rossonero come Enzo Jannacci disse di lui nel 2005: “Ho conosciuto Berlusconi trent’anni fa, mi voleva vendere una casa a Milano 2. È uno da strapaese e così è rimasto: da Putin si mette il colbacco, da Bush fa il cow-boy”. La sua abilità nel trattare lo sta trasformando nel vero vincitore. Sul Milan potrebbe innescarsi una piccola corsa al rilancio e nel frattempo l’aspetto societario ha cancellato le prestazioni oscene della squadra dai pensieri dei tifosi. E il numero uno rossonero, alla fine, dovrebbe essere sempre lui.