Cucina

Remo Hohler, dalla Svizzera all’Italia per produrre vino: “Facevo l’idraulico, ma non ero felice”

"Avevo sempre avuto un “grido” nel cuore: la passione per la natura, soprattutto per gli alberi. Adesso mi occupo di alberi un po’ più piccoli, le viti. L’importante è come si fa il vino", ha detto il produttore a FQ Magazine

di Giulia Cacopardo

Nel 1990 Remo Hohler lasciava la Svizzera e si trasferiva in Italia, investendo tutte le proprie risorse economiche in un’idea: produrre vini in armonia con la natura. La sua piccola azienda, a conduzione familiare, si trova sulle colline della Langa Astigiana, a Cassinasco in provincia di Asti. Per la vinificazione non vengono usati enzimi, centrifughe, concentratori di mosto e non si interviene sulla temperatura di fermentazione. Dal duro lavoro di 25 anni sono nati un “concentrato” di natura: “Pian Bosco”, una Barbera d’Asti dogc (100% barbera) e “Insieme”, un Monferrato doc (50% barbera, 30% nebbiolo e 20% croatina).

Da quanto tempo produce vino?
Da 25 anni.
Da cosa è nata questa passione?
Dalla volontà di fare qualcosa di buono e “sensato”, non facendo agricoltura convenzionale ma realizzando prodotti che rispettino la Natura e la salute degli uomini.
Mi racconti un po’ la storia del suo vino. Immagino che sia stato un percorso… Come è iniziato?
Siamo andati via dalla Svizzera, io e la mia famiglia – mia moglie e quattro bambini piccoli – per trasferirci in Piemonte e non avevamo mai fatto vino prima d’allora. Stavamo iniziando una grande avventura. Era bello, era come una vacanza, non conoscevamo niente ed io ero l’unico a parlare un po’ di italiano. E’ stata dura perché non eravamo ricchi e dopo poco mesi siamo rimasti senza soldi. Sono stati anni duri, poi però siamo stati “scoperti” e da lì in poi siamo riusciti ad andare avanti, pur essendo produttori piccolissimi.
Al momento quante bottiglie producete?
Teoricamente 8.000, ma le ultime annate non hanno aiutato. Il 2011 e il 2012 sono state annate molto asciutte e poi il 2013 e il 2014 sono state molto piovose. Nel 2014 quindi non abbiamo prodotto, nel 2011 e 2012 abbiamo prodotto pochissimo, nel 2013… non male.
Che mestiere faceva prima?
Facevo l’idraulico.
Prima faceva l’idraulico e poi è passato a far vino, come l’è venuta l’idea?
Avevo sempre avuto un “grido” nel cuore: la passione per la natura, soprattutto per gli alberi. Gli alberi sono sempre stati il mio grande amore. Adesso mi occupo di alberi un po’ più piccoli, le viti. L’importante è come si fa il vino. Se facciamo qualcosa, la nostra coscienza, il nostro modo di pensare entra “nella cosa”, che sia un piatto di spaghetti o un vino. E’ per questo che è importante riflettere bene sul cosa e sul come lo si fa. Io desidero far felice la pianta; così dai frutti migliori delle mie piante viene fuori un vino che non dà mai problemi di mal di testa, rimane molto allungo giovane e tiene senza problemi per 20 anni. I miei vini non sono mai filtrati o chiarificati. Il vino è il risultato del processo che avviene già prima della vinificazione.
La curiosità c’è… quale è la ragione che l’ha spinta a spostarsi dalla Svizzera in Italia?
C’è una linea sottile tra il coraggio e la stupidità. Nessuno scommetteva sulla nostra “impresa”. Lasciare la Svizzera per fare l’agricoltore in Italia è un atto folle. Però con la mia testa – testa durissima – ho sempre “puntato” per la natura. Se adesso vado a potare le viti – in un caso “critico” ad esempio – non poto per quest’anno, poto per l’anno prossimo e tutti questi investimenti sulla Natura hanno permesso che – dopo pochi anni – sono venuti fuori vini particolari, vini che una volta c’erano ma poi con tutta questa evoluzione e questa tecnologia ora non si trovano più.
Dicevano di noi “sono venuti gli svizzeri che fanno vini che nessuno fa più” e nel giro di poco tempo i nostri vini sono stati venduti nei ristoranti più famosi del Piemonte. Questo è avvenuto soltanto perché ho seguito la natura.
Chi sono i vostri clienti? Vendete maggiormente agli italiani o agli stranieri?
In Italia i nostri vini risultano essere troppo “cari”; in Italia vanno o i vini che costano praticamente niente o i vini “famosi” che costano tanto. I nostri vini che rientrano in una fascia media di prezzo hanno difficoltà a trovare spazio sul mercato italiano. Vendiamo dunque prevalentemente a svizzeri, ma anche a privati provenienti da vari paesi del mondo. Quando vengono a trovarci non parliamo mai del vino, ma parliamo di tutto, del mondo… e quando vanno via, sono entusiasti, perché trovano qualcosa che in altri non trovano: sogni… Noi produciamo sogni. Sì, sogni.

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