La Procura di Bologna ha inoltrato al Gip richieste di rinvio a giudizio per gli ex eletti in Regione del gruppo democratico, per i rimborsi tra giugno 2010 e dicembre 2011. La posizione dell'attuale presidente della Regione era stata archiviata. Il deputato renziano: "Provvedimenti uguali per disuguali"
La procura della Repubblica di Bologna ha chiesto il rinvio a giudizio per 16 consiglieri regionali del Partito democratico nell’ambito dell’inchiesta sulle spese e i rimborsi dei gruppi consiliari nel periodo che va da giugno 2010 a dicembre 2011, durante la passata legislatura. Tra loro anche il deputato Matteo Richetti e l’europarlamentare Damiano Zoffoli. Fuori dall’inchiesta invece Paola Marani e Antonio Mumolo per i quali la procura ha chiesto l’archiviazione. Mumolo è stato rieletto alle recenti regionali di novembre 2014. Tra i 16 ex consiglieri Pd oggi imputati invece nessuno è stato rieletto in Regione.
“Per casi assolutamente identici”, ha commentato Richetti, “è stata chiesta l’archiviazione. La mia situazione, dove non esistono spese ‘anomale’ o riguardanti tipologie non consentite, ma anzi, tutte regolarmente autorizzate e rendicontate, viene messa nel calderone generale. Parafrasando maestri autorevoli mi viene da dire che non è giusto ‘prendere provvedimenti uguali per disuguali'”. L’attuale presidente della Regione Stefano Bonaccini era stato indagato, ma la sua posizione era stata archiviata poco prima delle elezioni regionali. “Ho spiegato con minuzia di particolari”, ha concluso Richetti, “che i cinquemila euro spesi in circa due anni per attività riguardanti il mio mandato (trasporto, iniziative, incontri) sono dovuti alla rinuncia e al risparmio legato alle scelte fatte da presidente dell’assemblea. Poco male, adesso finalmente si esce dal confronto accusa/difesa e si va davanti ad un giudice, che stabilirà dove sta la verità. E io sono molto, molto tranquillo”.
L’accusa per i 16 ex consiglieri è peculato. I politici avrebbero infatti utilizzato i fondi destinati ai gruppi in Assemblea legislativa per spese non attinenti al mandato: tra gli scontrini la Guardia di finanza ritrovò quelli per un wc pubblico, per pranzi e cene di lusso, pernottamenti in hotel e perfino per un acquisto in un sexy shop. In totale furono 41 i consiglieri regionali raggiunti a novembre 2014 dagli avvisi di fine indagine. Per alcuni di loro, appartenenti ad altri partiti, le richieste di processo erano già arrivate: tutti i gruppi sono stati infatti coinvolti dall’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Valter Giovannini, assieme alle pm Morena Plazzi e Antonella Scandellari.
Ora dunque, sono arrivate le richieste di processo anche per i politici Pd. Tra loro c’è l’ex capogruppo in Regione Marco Monari: a lui sarebbe contestata una cifra di 940mila euro. Poi Marco Barbieri (9mila euro); Marco Carini (9mila euro); Thomas Casadei (4mila euro); Gabriele Ferrari (11mila euro); Valdimiro Fiammenghi (15mila euro); Roberto Garbi (6mila euro); Mario Mazzotti (13mila euro); Roberto Montanari (24mila euro); Rita Moriconi (17mila euro); Giuseppe Pagani (5mila euro); Anna Pariani (7mila euro); Roberto Piva (15mila euro); Luciano Vecchi (12mila euro); l’atturale eurodeputato Damiano Zoffoli (8mila euro); l’attuale deputato e renziano della prima ora Matteo Richetti (5mila euro).
aggiornato da redazione web il 9 luglio 2015