Il 5 maggio si festeggia la giornata mondiale della pulizia delle mani.
Al Sant’Orsola di Bologna un bravo medico insegna quotidianamente a colleghi ed operatori sanitari “come” lavarsi le mani. Così facendo ha ridotto notevolmente (0,4 ogni 10 mila rispetto alle 3 ogni 10 mila) le infezioni ospedaliere.
Una rielaborazione in chiave moderna di un famoso ginecologo ungherese che ebbe una brillante intuizione che ridusse le morti per febbre puerperale, semplicemente facendo lavare le mani alle ostetriche. Infatti “nell’anno 1846, su circa 4.000 puerpere ricoverate presso il Padiglione I ne erano morte 459 (pari all’11%) per febbre puerperale. Nel 1847, dopo l’adozione del lavaggio delle mani con cloruro di calce, su 3.490 pazienti ne morirono 176 (pari al 5%) e l’anno successivo la percentuale si attesterà intorno all’1%, la stessa da sempre del Padiglione II”.
Speriamo che il medico del Sant’Orsola non venga emarginato, come successe al dott. Semmelweis, ma sia appoggiato e seguito nei suoi insegnamenti per il bene del cittadino paziente.
Niente a che vedere con il fatto che, come scrissi in un mio post del 2012 un primario del reparto di ginecologia della Mangiagalli di Milano ha pagato di più gli operatori sanitari in modo che si lavassero le mani. Anche lui scoprì una riduzione notevole delle infezioni. Ma, come scrissi senza ricevere risposta, lo disse ai pazienti “infettati” che la riduzione avvenne solo dopo aver pagato gli operatori perché si lavassero le mani?
Ci sono diversi modi di fare sanità per la salute dei cittadini-pazienti ma il modo peggiore è corrompere, ed essere corrotti, per eseguire solo il proprio dovere.
Qualcuno lo avrà spiegato a quel primario della Mangiagalli o dopo 3 anni gli operatori hanno ancora un premio per “lavarsi le mani”? Festeggeranno anche loro la giornata mondiale della pulizia delle mani o vorranno essere pagati? Forse servirebbe tornare a Mani Pulite.