Dopo l’acquisizione di Beats da parte se il gruppo di Cupertino. La Federal trade commission, secondo quanto rivela Reuters, ha iniziato a esaminare la questione per capire se Cupertino stia utilizzando la sua posizione di leader nella musica online per mettere fuori gioco la concorrenza
Apple intende mettere fine all’era della musica free in streaming. Ma l’Antitrust vuole vederci chiaro. Appena si è diffusa la notizia secondo la quale la Mela, dopo l’acquisizione di Beats, starebbe lavorando a una nuova soluzione di musica online che non prevede un’offerta gratuita, la Federal trade commission, secondo quanto rivela Reuters, ha iniziato a esaminare la questione per capire se Cupertino stia utilizzando la sua posizione di leader nella musica online per mettere fuori gioco la concorrenza.
La nuova offerta musicale di Apple dovrebbe essere presentata all’evento dedicato agli sviluppatori di software in giugno. Secondo le indiscrezioni non si tratterebbe dell’aggiunta di qualche nuova funzionalità, ma di un completo rinnovo di iTunes verso i servizi a pagamento per il download e lo streaming. La mossa della Ftc complica però i piani della Mela che nel frattempo ha già approcciato decine di artisti per ottenere un’esclusiva sui diritti delle loro canzoni e stringere partnership per lanciare il nuovo servizio.
Gli investigatori della Ftc stanno cercando di capire se Apple abbia intenzione di cambiare veramente i servizi musicali online limitando la musica supportata dalla pubblicità o alzando i prezzi delle canzoni a pagamento. Secondo alcuni manager dell’industria musicale dalla Mela non sono arrivate richiesta di questo tipo, ma i big della musica sono favorevoli alla fine dell’era della free music in streaming.
Non è sempre stato così, Spotify, che si prepara alla lotta visto che sembra abbia ricevuto un finanziamento di 350 milioni di dollari e viene valutata 8,4 miliardi di dollari, qualche tempo fa era considerata utile dall’industria musicale. Le major vedevano il servizio della più grande delle start up europee come un primo passo verso il passaggio definitivo allo streaming a pagamento. Intanto si diffondeva l’idea che fosse possibile avere la propria collezione di musica online da ascoltare in qualsiasi momento. In più era anche gratuita. Di fronte al calo delle vendite di Cd, la musica online con lo streaming sembrava essere l’unica ancora di salvezza. Poi sarebbe arrivato anche il momento del passaggio verso il servizio a pagamento.
Soltanto che non è andata proprio così. Il rapporto utenti free/iscritti di Spotify è di circa 25 contro 75 e questo secondo l’industria musicale significa solo che Spotify e Pandora hanno insegnato a tutti che la musica online è gratis. Lucian Grainge, ceo di Universal Music group, è stato chiaro: “Vogliamo accelerare verso i servizi a pagamento. La musica supportata dalla pubblicità non potrà sostenere l’intero ecosistema dell’industria musicale”.
In marzo il Financial Times rivela che le “record labels” stanno facendo pressione su Spotify per modificare il servizio e Doug Morris, ceo di Sony Music, ribadisce l’equazione free uguale a declino del business legato alla musica prendendosela anche con Youtube. Arriva così il momento di Apple, molto più affidabile per le major. Doug Morris spiega che se c’è un subscription model che offre agli appassionati ciò che loro desiderano, ci si può lavorare” e anche Grainge è ottimista: “Apple è un partner fantastico per l’industria dei contenuti”.
Ma ora c’è l’incognita Ftc. Apple ha già avuto i suoi problemi sui prezzi dei libri elettronici, senza contare che essendo Spotify una start up europea, l’antitrust continentale avrebbe qualche motivo in più per muoversi. E anche con la Ue la Mela ha qualche questione aperta a proposito del fisco.