Società

Intercultura: basta parole, l’incontro con l’altro va praticato

A un mese e mezzo dall’inizio del 17° Suq Festival – Teatro del Dialogo (dal 13 al 24 giugno al Porto Antico di Genova) anche i recenti tragici fatti di attualità sui migranti morti nel Mediterraneo e le nuove ondate razziste in voga da certa parte politica ci spingono a proporre un bilancio delle nostre attività formative sull’intercultura “praticata” nelle scuole liguri, perché non emergano solo criticità e degenerazioni ma anche quei tentativi “controcorrente” che da anni riguardano il nostro Paese, senza mai trovare spazio in un dibattito che potrebbe – sul tema di accoglienza e integrazione – essere decisamente più elevato, fruttuoso e lungimirante.

Intercultura va a scuola, giunto quest’anno alla VI edizione grazie al contributo della Regione Liguria, è un progetto formativo partito dal “praticare” dialogo (ma anche scontro) tra culture, chiamando i ragazzi a praticarli con noi tramite performance teatrali. Un approccio volutamente diverso da quello più teorico dei convegni, realizzato attraverso  laboratori nelle scuole di secondo grado, lavoro teatrale, incontri in università con personalità del panorama sociale e accademico nazionali, come l’antropologo Marco Aime, il critico Goffredo Fofi o il giornalista Peter Gomez, direttore de ilfattoquotidiano.it.

Spazi dove ai ragazzi viene permesso di dire come la pensano, e in cui spesso viene fuori un razzismo che evidentemente la scuola non riesce ad arginare, lasciandoli vittime di un linguaggio povero, per sentito dire/semplificare sui media.

Nel corso dell’incontro La svolta della scuola interculturale, svoltosi al Galata Museo del Mare di Genova lo scorso 9 aprile anche con la nostra partecipazione, sono emerse alcune delle criticità di questo approccio riscontrate negli anni: mancano infatti i ponti tra le esperienze positive; senza un humus fertile attorno i ragazzi una volta usciti da scuola si perdono nel mare del disagio, anche se hanno respirato ambienti sensibili. Esperienze che possono essere per loro importanti restano slegate e non si radicano quando entra in campo la mancanza politica, legislativa e culturale. Tra le prime generazioni di studenti che sono stati protagonisti intraprendenti ed efficaci dei nostri laboratori e spettacoli, alcuni a 26-28 anni manifestano ancora una richiesta di “nutrimento”. Non trovano un riscontro nella società delle prospettive che hanno praticato. Sembrano sempre chiedere: “ma poi?”

Una delle critiche che riceviamo più spesso come Suq è che bisognerebbe superare il concetto di intercultura. Benissimo, diciamo noi. Ma superarlo con che cosa? Almeno questo è qualcosa. Anche il Suq Festival per certi versi è superato, ma è un contenitore sincero che dal 1999 ha almeno un po’ ascoltato i bisogni delle comunità immigrate, della realtà multietnica che è cresciuta nelle nostre città. Oggi invece pare che nessuno ascolti nessuno… Siamo d’accordo anche noi che sarebbe bene superarlo, certo, e che fosse pratica quotidiana, non indotta e temporanea come i dodici giorni di teatro-mercato nel porto di Genova. Anche perché sarebbe ora che si puntasse di più il dito sulle disuguaglianze sociali fortissime che si sono venute a creare: vorremmo non parlare più di migranti ma di nuove povertà e di emarginazione, di nuove periferie. E invece insieme a tutto questo un certo tipo di razzismo si sta insinuando profondo, più pericoloso del “fastidio” che avvertivamo 15 anni fa, quando siamo partiti nella perplessità generale di chi avvertiva poco il problema del dialogo tra culture. Oggi c’è la rabbia, c’è il senso di essere privati, del bisogno. E di Suq c’è ancora bisogno, inutile negarlo. La nostra proposta educativa ha avuto una sua efficacia anche perché i ragazzi hanno sempre avuto, al termine del percorso, una piazza visibile e rinomata come il Suq dove viverla, esprimerla e renderla visibile, questa prospettiva educativa interculturale.

Oltre le parole, è sempre più tempo di praticare, di mettere il corpo in gioco, di lavorare e far lavorare i ragazzi sulle emozioni. E per tutto questo non è sufficiente ridurre al volontariato, delegare all’associazionismo; la pratica ha bisogno di risorse.

I prossimi appuntamenti in programma “aspettando il Suq” sono un assaggio di questa scommessa che continuiamo a portare avanti:
13 maggio ore 11, Teatro della Tosse (Genova) – Abbasso il bullismo!, spettacolo degli studenti delle scuole della Provincia di Genova con artisti Suq
24 maggio ore 10, Porto Antico (Genova) – In cammino contro il razzismo, camminata non agonistica con canti e musiche degli artisti Suq e con Uisp.

di Carla Peirolero, Giacomo D’Alessandro