Le opposizioni lavorano ai quesiti per la consultazione, ma gli esperti avvertono: "Vanno preparati molto bene". Scetticismo da alcuni avvocati che prepararono il ricorso del Porcellum: "È abrogativo, non fa rivivere le leggi precedenti: dunque è inammissibile"
L’Italicum è stato appena approvato e già da più parti si parla di referendum, anche se non è chiaro se sia possibile. Tra costituzionalisti e avvocati ci sono pareri contrapposti perché c’è la difficoltà di non creare un vuoto normativo. Pippo Civati, in dirittura d’uscita dal Pd, ha spiegato al Fatto di avere pronti due quesiti referendari, mentre un terzo è in fase di elaborazione. Annunciano referendum anche Forza Italia e Lega. Il padre del Porcellum, Roberto Calderoli, afferma di avere “già scritto” una proposta di referendum per “togliere i 100 capilista bloccati, le pluricandidature e il ballottaggio: se una lista supera il 40 per cento ha il premio, altrimenti scatta il proporzionale”. Anche Forza Italia è decisa a proporre il referendum, dopo aver contribuito, con il patto del Nazareno, a scrivere l’Italicum: “Contro chi briga, abroghiamo l’Italicum!”, scrive Il Mattinale, la nota politica del gruppo alla Camera.
Ma tra i costituzionalisti c’è chi ritiene che la strada del referendum non sia percorribile perché, come ha stabilito la Consulta, è necessario che, “tagliate” le parti da abrogare, resti comunque in piedi una legge elettorale. La pensa diversamente la professoressa Lorenza Carlassare, docente emerito di Diritto costituzionale all’Università di Padova: “Il referendum è possibile, ma bisogna scrivere molto bene i quesiti perché le norme che rimangono consentano di avere una legge in vigore, come ha stabilito la Corte costituzionale più volte. E allora secondo me bisogna puntare ad abrogar le parti più gravi di questa legge. A cominciare dalla possibilità del ballottaggio per ottenere il premio di maggioranza se non si ottiene al primo turno il 40 per cento, ovvero quasi sempre. Questa norma è fumo negli occhi, si può diventare maggioranza con il 20, magari con il 15 per cento dopo il ballottaggio. Ecco, il ballottaggio si può abrogare con un referendum anche perché la Corte ha stabilito che ci vuole un bilanciamento tra governabilità e diritto alla rappresentanza, ma in questo caso la rappresentanza è totalmente sacrificata alla governabilità”. Non solo. “Un altro punto che si può abrogare – continua Carlassare – è quello delle pluricandidature, addirittura in 10 collegi mentre la Consulta bocciando il Porcellum ha detto che i candidati devono essere conoscibili dagli elettori. Basta togliere queste due norme che la legge, sempre brutta, diventerebbe accettabile”. Sono già sulla strada della via giudiziaria per arrivare davanti alla Corte costituzionale, ancora una volta, gli avvocati che sono riusciti a ottenere la bocciatura del Porcellum grazie alla loro battaglia passata attraverso tanti processi, approdata in Cassazione e poi, grazie alla Suprema corte, davanti alla Consulta che gli ha dato ragione.
Il capofila è Aldo Bozzi, avvocato di Milano: “Ci risiamo. L’Italicum è peggio del Porcellum”. Non crede, però, che possa essere cancellato da un referendum: “Temo che la strada sia ardua date le sentenze numero 13 del 2008 e la 15 e la 16 del 2012 secondo le quali non sono ammissibili referendum elettorali perché ci vuole sempre una legge in vigore per farci votare. Il referendum è abrogativo, non fa rivivere le leggi precedenti: dunque è inammissibile”. Avvocato, ricomincia la battaglia giudiziaria? “Purtroppo è necessaria, ma stavolta spero in un percorso più breve, mi auguro che già un giudice di primo grado riconosca i seri e rilevanti dubbi di costituzionalità dell’Italicum e sollevi la questione davanti alla Corte. Anche con l’Italiacum avremo un Parlamento largamente di nominati, abbiamo i capilista bloccati e un premio di maggioranza che si dovrebbe chiamare di minoranza. E poi – conclude Bozzi -, va ricordato che il premio di maggioranza fu introdotto da Mussolini con la legge Acerbo. Dopo di lui l’ha riesumato Silvio Berlusconi con il governo che ha partorito il Porcellum, bocciato dalla Consulta grazie al nostro ricorso. Secondo la Corte costituzionale il premio di maggioranza nel nostro ordinamento non esiste, è un alterazione grave del nostro sistema”.
Sul referendum è più possibilista l’avvocato Claudio Tani, altro legale che ha fatto parte del team che ha vinto contro il Porcellum. “Prima di esprimersi sulla fattibilità, bisogna vedere come saranno formulati i quesiti. Certo è che deve rimanere in vigore una legge, e non è facile”. Intanto sta già studiando il ricorso: “Non resta altro da fare di fronte a una legge perversa come l’Italicum. C’è una finta soglia del 40 per cento per ottenere il premio di maggioranza, quando sappiamo che in realtà si andrà a un ballottaggio e una minoranza del 20 per cento si prenderà tutto”.
da Il Fatto Quotidiano del 6 maggio 2015