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Amazzonia, ucciso Eusébio: i vigliacchi sparano alle spalle

Non potevano che sparargli alla schiena. Di solito i vigliacchi fanno così. Apprendo questa notizia con profonda tristezza dall’Italia, anche se non mi sorprende più di tanto purtroppo, proprio quando stavo accingendomi a scrivere ben altro sugli indios, cosa che farò a breve.

Con il Maranhao, grande Stato brasiliano del nord del paese, ho un rapporto particolare, poiché ci vado a vivere di tanto in tanto, in una baracca costruita in legno e paglia, con l’aiuto di indios, sulla riva del mare, utilizzando le loro tecniche millenarie. L’Amazzonia maranhense è un territorio ancora in larga parte incontaminato, ma che ormai è nel mirino di disboscatori illegali, come il resto della foresta. Indios e “sem terra” sono lasciati soli dal governo, se non addirittura talvolta braccati dalla polizia corrotta, come avevo già sottolineato in un precedente post.

Il governo, dal canto suo, nel tentativo di continuare a mantenere la propria immagine pulita, perlomeno di fronte a quelli che si ostinano a credere che si tratti di un governo onesto, preferisce dedicarsi alle relazioni internazionali, incluso il magistrale stand a Expo 2015. “Il Paese affronta il tema di Expo Milano 2015: ‘Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita’, mostrando un insieme di soluzioni collegate alla sua capacità tecnologica in ambito agricolo volte ad estendere la produzione di cibo e le relative esportazioni, nonché a soddisfare le esigenze della società senza svalutare la risorsa più importante del Paese: la biodiversità, risorsa fondamentale per l’equilibrio dell’intero Pianeta”. Come recita il sito dell’Expo. In effetti è vero che la produzione agricola è diventata più accessibile per tutti, peccato che, parallelamente alla “energia per la vita”, si spenda molta energia per la morte, di piante ed esseri umani. L’assassinio a sangue freddo di Eusébio, non è che un evento tra tanti, la punta di un iceberg, in un susseguirsi di azioni di disboscamento feroce, di sterminio silenzioso di numerose tribù, di disinteresse per una cultura millenaria, ricchissima di risorse, che a breve potrebbe rivelarsi, anche agli occhi dei più inetti, come determinante per il futuro del paese e del mondo.

Il governo brasiliano sembra essere sordo alle istanze di popolazioni che potrebbero essere una risorsa culturale, umana e spirituale. L’ignoranza di tutti porta spesso a considerarli come una cultura inutile e in via di estinzione, un impaccio allo sviluppo, tutt’al più un fenomeno di nicchia da studiare o una curiosità. Sono invece una risorsa sul piano della conoscenza botanica, farmacologica, erboristica, medica e, soprattutto, spirituale. Gli indios parlano e cantano alle piante, glielo ho visto fare personalmente. Possano i loro canti arrivare al più presto ai cuori induriti degli occidentali che, prima di quanto si pensi, avranno bisogno del loro aiuto per affrontare un mondo non da usare, ma da comprendere a fondo e da salvare.

Foto:©LidiaUrani

Il grande Pajé (curandero) Dua Busè, leader ultraottantenne degli Huni Kuin (del ceppo Awà, Amazzonia dell’Acre), che abbiamo ospitato nel nostro centro culturale Para Ti a Rio de Janeiro. Cantore delle piante.