L’indagine, che viene riproposta dopo sei anni dalla prima edizione, si pone l’obiettivo di tratteggiare il volto del settore dell’editoria e della stampa piemontese, partendo da coloro che i libri li partoriscono, progettandoli e realizzandoli, per arrivare a coloro che i libri li vivono, leggendoli. Dallo studio emerge che la lettura di libri non appare omogenea a livello territoriale: al Nord oltre la metà della popolazione si dedica alla lettura (il 50,1% nel Nord Ovest e il 51,3% nel Nord Est), mentre al Centro la quota dei lettori scivola al 46,8%, incidenza che si riduce ulteriormente nelle regioni dell’Italia meridionale e insulare (rispettivamente il 30,0% e il 32,0%). Incrociando le informazioni con i dati Istat è risultato che nel 2014, poco meno di un piemontese su due ha letto almeno un libro nel tempo libero, per motivi non prettamente scolastici o professionali.
E gli e-book? Sebbene il mercato digitale sia in crescita, coinvolge ancora una parte ridotta della popolazione. Nel 2014, infatti, un piemontese su dieci ha letto o scaricato online libri o e-book, mentre il 6% ha ordinato o comprato libri o e-book su internet. Ma nell’indagine viene ribadito che: “E oggi la sfida principale sembra essere costituita dal digitale e dalla sua forma più peculiare, ovvero l’e-book.”
E allora che gli editori si diano da fare, sia proponendo in contemporanea il formato cartaceo e quello digitale sia applicando costi più bassi per i libri digitali. Faccio un esempio, vi sembra normale che Olive Kitteridge di Elisabeth Strout nella versione italiana digitale costi 14,99 euro mentre lo stesso libro in inglese solo 8,21 euro? E, per favore, non ditemi che questa maggiorazione è tutta da imputare alla traduzione, perché i traduttori italiani si scompiscerebbero dalle risate visto quanto viene poco retribuito il loro lavoro.
Oltre agli editori, chiamo in causa anche il nostro ministro della cultura Dario Franceschini, consigliandogli di dare un’occhiata a quanto ha recentemente annunciato Barack Obama: un progetto per fornire e-book gratis ai ragazzi meno abbienti. Il nuovo programma dovrebbe funzionare nel seguente modo: gli editori si impegnano a fornire e-book alle biblioteche per un valore complessivo di 250 milioni di dollari, mentre le amministrazioni locali devono assicurarsi che tutti i bambini economicamente disagiati abbiano una tessera per accedere alle biblioteche. È opportuno ricordare che il piano fa parte del programma biennale ConnectEd, che tra l’altro si propone di garantire l’accesso internet a banda larga al 99% degli studenti americani entro il 2018.
Certo in Italia vi sono le biblioteche gratuite ma non tutte sono attrezzate per il prestito degli e-book non diffusi capillarmente e quindi, paradossalmente, l’offerta digitale è più difficile da reperire proprio nei centri più isolati, dove ce ne sarebbe una maggiore necessità. Ma non basta, a questo occorre aggiungere che andrebbero anche potenziate la banda e la diffusione di Internet sul territorio. E poi la famosa alfabetizzazione digitale che in Italia rimane sempre allo stadio di belle enunciazioni ma non viene mai affrontata con un programma serio e rigoroso. Ma questa sono altre storie che aspettano sempre il lieto fine.