Lobby

Ferrovie Nord Milano, superbenefit e auto per il controllore delle “spese pazze”

Il Fatto Quotidiano ha già raccontato lo sperpero di Fnm il 2 aprile scorso. In una Regione normale (e la Lombardia si vanta di esserlo) sarebbe bastato per attendersi smentite o dimissioni. Invece l’unica conseguenza è stata un’interrogazione parlamentare del M5S firmata da Alessandro Di Battista al ministro dell’Economia

Carlo Alberto Belloni è da 21 anni il presidente del collegio sindacale della società controllata dalla Regione Lombardia Ferrovie Nord Milano, Fnm, quotata in Borsa. L’uomo che dovrebbe controllare i conti societari ha speso con i suoi due telefonini 25mila euro in 5 anni, rimborsati due mesi fa. Ora Belloni dovrebbe controllare la gestione e magari denunciare le spese pazze dei manager di Fnm, in testa il presidente Norberto Achille, che al Fatto risultano avere speso decine di migliaia euro dal 2011 al 2015.

Il Fatto Quotidiano ha già raccontato lo sperpero di Fnm il 2 aprile scorso. In una Regione normale (e la Lombardia si vanta di esserlo) sarebbe bastato per attendersi smentite o dimissioni. Invece l’unica conseguenza è stata un’interrogazione parlamentare del M5S firmata da Alessandro Di Battista al ministro dell’Economia. A Pier Carlo Padoan, Di Battista ricordava che dall’articolo del Fatto, “risulterebbero 170 mila euro di contravvenzioni al codice della strada che sarebbero state elevate ai conducenti delle 4 auto aziendali in uso ai dirigenti Fnm e dunque alla società proprietaria dei veicoli; 17 mila euro per l’acquisto, in data 13 gennaio 2011, presso la Galleria d’arte Sacerdoti, di tre olii su tela del 16esimo e il 19esimo secolo; spese effettuate su siti di gioco online come PokerBwin, spese di abbigliamento per 9 mila euro, bar, ristoranti e pasticcerie per 10 mila euro, nonché una decina di consulenze come quella all’ex amministratore delegato di Trenord Giuseppe Biesuz e a Marco Mazarino De Petro che in 4 anni avrebbe incassato 473 mila euro”. Fatta la premessa, Di Battista chiedeva a Padoan “se intenda valutare (…) l’esperimento di azioni finalizzate ad ottenere l’accertamento della responsabilità degli amministratori con conseguente risarcimento di ogni danno”.

In realtà il livello politico che avrebbe dovuto reagire era quello regionale. Invece a parte l’attenzione sul tema dei consiglieri M5S e in particolare di Stefano Buffagni, nessuno ha mosso un dito. Il presidente Roberto Maroni non ha chiesto verifiche sulle spese folli di una società controllata dalla sua Regione e non risulta abbia chiesto conto ai tre consiglieri espressi dalla Lega Nord, mentre gli altri tre sono di area ex Pdl. Intanto l’indagine per peculato del pm Giovanni Polizzi (basata sugli stessi report dell’audit interno di FNM svelati dal Fatto il 2 aprile) va avanti. I carabinieri del nucleo investigativo hanno presentato una prima informativa, ora tocca al pm.

La moglie di Belloni: “Il telefonino non è di Fnm. Le bollette le ha sempre pagate mio marito”

A dire il vero Maroni ha fatto una mossa annunciando in vista della scadenza naturale dell’attuale consiglio che indicherà come prossimo presidente di Fnm Andrea Gibelli: eletto per la prima volta in Parlamento con la Lega nel 1994, poi vicepresidente della Regione con Formigoni e infine segretario generale della Presidenza Maroni. La sua nomina in Fnm è stata certamente accolta con soddisfazione da Carlo Alberto Belloni che si dichiara suo amico: “lo conosco dal 1995”.

Al Fatto risulta che Fnm ha speso 25mila euro dal 2011 al 2015 per le due schede telefoniche concesse in uso al presidente del collegio sindacale Belloni. La prima scheda ha consumato 19 mila euro di traffico nei cinque anni ed era in uso a Belloni. Mentre la seconda, almeno di recente, è stata in uso alla moglie del presidente del collegio sindacale, Pierangela Compagnoni, dal maggio 2014 sindaco di Redavalle, un paesino in provincia di Pavia. Quando Il Fatto contatta il sindaco sul numero del telefonino in passato pagato da Fnm, la signora cade dalle nuvole: “Il telefonino non è delle Ferrovie Nord Milano. Le bollette le ha sempre pagate mio marito e la scheda è sempre stata mia. Chiederò a mio marito”. Belloni al Fatto spiega: “Io ho regolarmente rimborsato Fnm fino all’ultimo euro per le mie spese telefoniche. Non c’è nessuna utenza pagata per conto mio da Fnm”.

In effetti Belloni ha chiesto di pagare tutte le spese sostenute per i suoi telefoni da Fnm. A febbraio Fnm ha fatto i conti e gli ha chiesto i 25 mila euro. Circa 5mila sono stati dedotti dalle sue spettanze e i restanti 20mila sono stati saldati tutti insieme con un assegno del 12 marzo 2015, pochi giorni dopo che i carabinieri erano già andati a chiedere le carte su altre spese pazze a Fnm. Il presidente dei sindaci usa molto anche l’auto aziendale. Al Fatto dice: “Quando ci sono impegni istituzionali un’autovettura con l’autista mi viene a prendere a Redavalle per poi riportarmi a casa. Sa io le offro un’informazione e poi lei ne faccia l’uso che crede: soffro di cuore, mi hanno impiantato 4 by-pass ed è meglio che non guidi”. Meglio allora percorrere 66 chilometri (andata e ritorno due volte per 264 chilometri con autista) a spese della società.

Belloni è stato nominato dal ministro di allora, Maria Stella Gelmini, vicepresidente del Fondo Espero, fondo previdenziale dei lavoratori del mondo della scuola ed è stato nominato – sempre in quota Fi – presidente del collegio sindacale della Fondazione Ca Granda, quella del Policlinico di Milano. Inoltre è presidente onorario di Agorà. Questa associazione politica che supporta Forza Italia vanta diversi dipendenti del Gruppo Fnm nelle sue fila come Armando Vagliati e Andrea Di Renzo. C’è poi il presidente di Agorà a Varese: Gioacchino Caianiello, detto Nino, considerato il ras di Forza Italia a Gallarate. È stato Presidente della società municipalizzata di Gallarate AMSC e nel giugno 2011 è stato condannato a un anno e 8 mesi per peculato per poche centinaia di euro di spese telefoniche private col cellulare aziendale. Poi è stato condannato nel febbraio 2012 a 5 anni, pena poi ridotta in appello nel 2013 – con il cambio del reato da estorsione a concussione – a tre anni, per presunte mazzette per la costruzione di un supermercato. Molti mesi dopo la prima condanna (in primo grado) e pochi giorni prima della seconda (sempre in primo grado) Caianiello viene scelto da una società del gruppo Fnm per un contratto a progetto da 45mila euro più Iva, al lordo delle tasse e ritenute, per sei mesi di lavoro. “Nord Energia mi diede una consulenza per verificare le potenzialità delle energie rinnovabili nel Nord ovest lombardo. Mi hanno scelto per la mia esperienza di manager nelle società pubbliche”. E le condanne poi ridotte ma non annullate in appello? “Io aspetto la Cassazione e sono certo – replica Caianiello – che dichiarerà la mia innocenza. Intanto dovrò pure lavorare”.

da Il Fatto Quotidiano del 6 maggio 2015