L'atleta paralimpica otterrà il risarcimento da parte della società di gestione delle autostrade per l'incidente sulla Salerno Reggio-Calabria nell'agosto 2005 in cui perse entrambe le gambe: "Il mio atteggiamento positivo mi è stato rinfacciato in fase processuale"
L’Anas dovrà risarcire Giusy Versace per l’incidente stradale sulla Salerno-Reggio Calabria nel quale perse entrambe le gambe nel agosto del 2005. Il Tribunale di Roma ha emesso la sentenza e i giudici hanno disposto un milione e mezzo di euro di risarcimento a carico del gestore della rete autostradale. Durante lo schianto, un guard rail entrò nell’abitacolo dell’auto della Versace amputandole gli arti. Da allora, la donne smise di occuparsi di moda e dopo cinque anni iniziò a correre con un paio di protesi in carbonio, diventando la prima atleta donna italiana a correre con una doppia amputazione agli arti inferiori conquistando una serie di titoli e record italiani. Nel giugno 2011 in Spagna, a Valencia, centra il minimo richiesto sui 100 m per le Paralimpiadi di Londra 2012 e nello stesso anno segna un nuovo record europeo ai campionati italiani di Torino. Sempre nel 2011 fonda e diventa presidente dell’associazione Disabili No Limits Onlus. La donna è così diventata un simbolo di forza e coraggio, partecipando anche allo show in tv “Ballando con le stelle”, che vinse in coppia con Raimondo Todaro.
A rendere nota la sentenza del Tribunale è la stessa Versace, che vuole far sapere come l’Anas non abbia mancato durante il processo di utilizzare il suo atteggiamento positivo nel reagire all’incidente come un elemento a suo sfavore: “Non esiste – ha detto l’atleta – alcun risarcimento che potrà mai restituirmi le gambe e cancellare questi ultimi 10 anni nei quali, con tanto dolore, ho cercato di reinventarmi una nuova vita, guardare avanti e superare tutte le difficoltà fisiche e psicologiche che questa nuova condizione mi ha posto. E’ vero, sono diventata un simbolo di forza e coraggio, ma sono in pochi a sapere che dietro al mio sorriso si celano ferite profonde e indelebili. Purtroppo, quello che sono diventata, le vittorie che ho conquistato nell’atletica e l’atteggiamento positivo con cui mi rivolgo alla gente, mi è stato molto spesso rinfacciato da Anas in fase processuale”.
Una tenacia che continua a essere un esempio per tutti coloro che nella vita si trovano costretti ad affrontare pesanti difficoltà. “Come se io, dal 2005 ad oggi – ha proseguito la Versace – avessi avuto solo il diritto di piangere e abbattermi. E invece, in questi anni ho capito che piangersi addosso non porta da nessuna parte, mentre aiutare gli altri e porsi nuovi traguardi mi ha dato la forza per rialzarmi. Oggi, posso solo ritenermi soddisfatta del fatto che finalmente è stata riconosciuta una colpa che spero possa, in futuro, evitare ad altri quello che è successo a me”.