Regno Unito alla vigilia del votoLa Gran Bretagna ha trascorso le ultime settimane in piena campagna elettorale in vista delle elezioni di oggi. Ecco un vocabolario per capire la sfida politica anglosassone.

Abbraccio. Al femminile tra le leader dell’opposizione: l’indipendentista scozzese Nicola Sturgeon, l’indipendentista gallese Leanne Wood e la verde Natalie Bennett. In diretta tv, al termine di un dibattito elettorale sulla Bbc. Le tre donne sono il nuovo fenomeno della politica britannica. Piacciono e spiazzano i concorrenti maschi. Hanno commentato: “Smettiamo di imitare gli uomini”.

Bipartitismo. È finito. Nessuno dei due principali partiti vincerà da solo le elezioni e sarà difficile anche formare un governo di coalizione. Sono 7 i partiti che porteranno deputati a Westminster: Tory, Labour, Libdem, Ukip (indipendentisti), Snp (indipendentisti scozzesi), Verdi e Plaid Cymry (indipendentisti gallesi).

Clegg Nick. È il capo dei liberaldemocratici, tradizionalmente il terzo partito in Gb. Sono al governo con i conservatori e potrebbero pagare questa alleanza a caro prezzo. Rischiano l’estinzione: da 57 deputati nel 2010 i sondaggi li danno sotto i 20 seggi.

Euroscetticismo. Il premier uscente David Cameron ha promesso che se vince farà un referendum entro il 2017 per decidere se uscire dall’Unione Europea.

Immigrazione. È il cavallo di battaglia di Nigel Farage e dell’Ukip e uno dei temi caldi della campagna elettorale. Cameron cerca di parare il colpo a destra, promettendo più controlli alle frontiere e un ‘no’ secco ad accogliere i profughi dei naufragi nel Mediterraneo.

Maggioranza. Servono 326 seggi per poter formare un governo. Attualmente nessuno dei due partiti maggiori avrà la maggioranza assoluta, e al momento è difficile pronosticare alleanze possibili.

NHS. La difesa del servizio sanitario nazionale è il cavallo di battaglia dei laburisti, che paventano una privatizzazione nel caso di una vittoria dei conservatori. Aumento delle tasse sulle case di lusso e fine dei privilegi fiscali per i ricchi che arrivano dall’estero sono le altre misure annunciate da Miliband.

Odio la Thatcher. È quanto ha dichiarato Nicola Sturgeon, 44 anni, leader del SNP, il partito indipendentista scozzese. Si sta rivelando la vera anima di sinistra.

Pronostici. La forbice tra conservatori e laburisti è così piccola che i sondaggisti non si sbilanciano: entrambi oscillano tra il 32 e il 34 per cento. Chi vince, anche solo di un voto, avrà l’incarico di formare il governo.

Scozia. La voglia di rivincita dopo la sconfitta del referendum di settembre fa volare gli indipendentisti: nell’ultimo sondaggio il labour è ridotto a 1 solo parlamentare, contro i 57 del Snp (su un totale di 59 seggi). Scozia è tradizionale serbatoio di voti Labour, nel 2010 aveva 41 parlamentari.

Ukip. Il partito indipendentista di Nigel Farage, con il 13% è il terzo partito in Gb. Ma per i collegi maggioritari uninominali, che premiano i partiti molto localizzati, porterà a Westminster dai 2 ai 4 deputati.

Verdi. Un’altra donna leader, Natalie Bennett, 49 anni. (vedi voce Abbraccio)

Wood Leanne. La leader del Plaid Cymru, nome gallese del Partito indipendentista, 43 anni (vedi voce Abbraccio).

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