C’è chi fa della campagna contro la legge Merlin pubblicità elettorale. Il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, lo stiamo vedendo oramai in tutte le salse. Lo “apprezziamo” prendersela con la politica di accoglienza dei rifugiati e dei migranti che premono sui nostri confini, senza naturalmente dare soluzioni alternative credibili, ma proponendo azioni di forza, slogan o semplici iniziative di facciata.
Lo abbiamo visto scendere in piazza a baluardo della civiltà e del “benpensierismo” milanese, contro le devastazioni dei black bloc in occasione della manifestazione no-Expo del primo maggio, guardandosi bene dall’impugnare la “ramazza” così come aveva proposto il sindaco Giuliano Pisapia, ottenendo la risposta di migliaia di milanesi. Ma non quella di Salvini.
Oggi, ripeto, lo vediamo scagliarsi contro quando stabilito nel 1958, ovvero il divieto che nel nostro Paese si possa sfruttare economicamente la prostituzione, secondo un principio che per la sottoscritta è di civiltà, di grande modernità e rispetto della donna. Invece il Segretario federale della Lega Nord ha deciso di dare il via ad una raccolta di firme per l’abrogazione della Legge Merlin.
“Questa volta ce la faremo”, ha minacciato Salvini in occasione dell’ennesima chiamata di giornalisti e cineoperatori per la presentazione di una nuova iniziativa. E così davanti a flash e taccuini intenti a vergarsi d’inchiostro, il segretario della Lega ha innocentemente sostenuto che la riapertura delle case chiuse e la relativa tassazione della prostituzione, metterebbero l’Italia in condizione di reperire fondi utili a rimpinguare le casse dello Stato. Facendo di tutto il complesso tema della tratta, dello sfruttamento e del conseguente degrado della figura femminile, una mera questione di portafoglio.
Accanto a lui anche la trans Efe Bal, da tempo bandiera della battaglia sulla legalizzazione della prostituzione e pure Giuseppe Cruciani, conduttore radiofonico di Radio24, che si è detto a favore della battaglia anti-Merlin da tempo e non perché leghista. Ha dichiarato infatti: “Avrei firmato comunque a prescindere dal promotore perché sono d’accordo con l’abrogazione”.
Dalle parti del Carroccio, quindi, le si stanno provando tutte. Si è infatti in un periodo di campagna elettorale molto delicato ed a suo favore non sembra essere il caso di risparmiare colpi, anche se nello sferrare gli stessi si deve andare oltre certi principi di sana convivenza sociale, del rispetto arrivando a soluzioni culturalmente improponibile.
A me, al contrario, la legge Merlin piace. Credo che abbia consentito a questo Paese di crescere in civiltà. Qualcuno tempo fa aveva proposto di abrogarla perché troppo degradate stavano diventando le aree periferiche delle grandi città (soprattutto di Roma) dove la prostituzione è esercitata nei fatti, anche se contro la legge. Quindi, in quel caso, per un semplice principio urbanistico o di decoro civico, si sarebbe consentito di trasformare la vendita del proprio corpo in una professione. Senza pensare che tutto quello che ci si augura di risparmiare o di non vedere mai più, in realtà non ce lo risparmieremmo affatto.
Abrogando la Merlin e regolamentando la prostituzione si pensa che la stessa in strada sparirebbe. E secondo quale principio? Sul “tema” le leggi di mercato vigerebbero di nuovo, soprattutto se la “professione” fosse regolare. Per cui, le professioniste, avrebbero tutto l’interesse a mostrare la “propria merce”, ovunque. Si dice che fare la prostituta, senza la Merlin, diventerebbe più sicuro a livello di salute pubblica. E perché questo assioma? Se un cliente dovesse chiedere a una ragazza sesso senza preservativo, appunto questa sarebbe la “richiesta di un cliente”, con la premessa commerciale che lo stesso “ha sempre ragione” e ogni suo volere – se ben pagato – è un ordine.
Insomma, sono le leggi dell’economia a vietare che un simile commercio possa essere legalizzato. Preferisco la sua “repressione”, anche se questa parola è orribile. Preferisco che vengano date risorse a quelle associazioni che si occupano del recupero delle ex prostitute e del loro reinserimento sociale attraverso altri tipi di lavoro. Preferisco che da quel mondo di linfa per lo Stato non ne arrivi mai. Preferisco la dignità della donna, io!