È la più potente Mini di serie della storia, ma probabilmente non è la più cattiva. La nuova versione John Cooper Works è una macchina divertente da guidare, ma non estrema come ci si potrebbe aspettare leggendo sulla scheda tecnica i 231 CV di potenza. Non fraintendiamo: la JCW va fortissimo, ha un ottimo assetto e una sterzo bello corposo. Ma non bisogna tenerla su di giri, non “urla” – anzi, il motore romba cupamente – e soprattutto non “parte” mai lateralmente, neanche quando si esagera un po’. L’addomesticamento della JWC è un difetto? Questione di punti di vista, per i puristi che cercano la versione automobilistica di un go-kart forse sì. Per tutti i comuni guidatori a cui piace avere una macchina piccola e sportiva, ma che non li metta mai in difficoltà o in pericolo, la nuova JCW è più facile della precedente. Con il cambio automatico, reattivo ma non certo da pista, anche chi non è un asso del volante – come la sottoscritta – può pennellare le curve dei colli senesi sentendosi quasi un pilota vero.

La Mini John Cooper Works è una macchina piuttosto versatile, per essere una piccola bomba. Si può immaginare di usarla anche tutti i giorni per andare al lavoro, magari selezionando la modalità “green” (che dovrebbe limitare i consumi) con l’apposita levetta e sfruttando lo stop&start dall’avvio silenziosissimo. Ma poi nel weekend si può spostare la modalità di guida in “sport” e farsi anche qualche bella guidata. Certo, rispetto alle concorrenti “piccole pepate” la Mini JCW costa parecchio di più – il listino parte da 31.200 euro – ma ha anche un motore “grande” per la categoria – 2.000 turbo – ed è molto ben rifinita, pure nell’abitacolo. Oltre alla strumentazione supplementare e all’head-up display, la JCW ha sedili sportivi che contengono bene senza “strizzare” il busto. Che cosa manca? La regolazione in altezza della cintura (a nessuno piace averla a taglio sul collo) e un bel maniglione sulla porta del passeggero, a cui attaccarsi quando il guidatore si scatena sulle curve.

Mini JCW 2015 – la scheda

Che cos’è: è la versione più sportiva della terza generazione della Mini a tre porte
Che cosa cambia rispetto alle altre Mini: paraurti specifici, spoiler posteriori, cerchi dedicati (di serie da 17”, a richiesta bicolore da 18”), sedili sportivi con poggiatesta integrato, selezione dello stile di guida Driving Mode di serie, impianto frenante Brembo
Principali concorrenti: Opel Corsa OPC, Peugeot 208 GTI, Audi S1
Tipi di carrozzeria: solo a tre porte
Dimensioni: lunghezza 3,87 metri, larghezza 1,73, altezza 1,41, passo 2,50
Massa a vuoto con conducente: 1.280 kg (1.295 con l’automatico)
Motore: quattro cilindri 2.0 turbo a benzina da 231 CV a 5.200-6.000 giri/min, 320 Nm a 1.250-4. 800 giri/min
Cambio: manuale a sei marce oppure automatico sportivo a 6 rapporti con QuickShift2
Accelerazione 0–100: 6,3 secondi (con cambio automatico: 6,1 secondi)
Velocità massima: 246 km/h
Piace: il comportamento sicuro, lo sterzo consistente, l’assetto rigido ma non estremo; la qualità delle finiture
Non convince: il prezzo è elevato; lo spazio per passeggeri posteriori e bagagli, come sulle altre Mini, è risicato
Consumo dichiarato: 6,7 l/100 km, emissioni di CO2 nel ciclo combinato: 155 g/km
Produzione: Oxford, Regno Unito
In vendita: è ordinabile dallo scorso marzo, nelle concessionarie da inizio maggio
Prezzo: 31.200 euro. La versione automatica costa 33.100 euro

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