Come ho spiegato in un mio recente post in Regione Lombardia si vorrebbe attivare una “nuova” agenzia per il controllo delle prestazioni sanitarie senza sapere bene come, chi e che cosa controlleranno nel caso in cui l’ennesima riforma sanitaria, alla sua terza stesura, prendesse finalmente forma.
Un recente studio ha evidenziato come i Paesi scandinavi, fra quelli europei, siano ai primi posti per gradimento delle prestazioni sanitarie. Proprio dalla Svezia e dall’Olanda è partito un lavoro, chiamato Eurequio di raccolta di dati sull’intervento di cataratta, intra e postoperatorio, per chiarire le percentuali di successi e complicanze.
In Italia da chi viene fatto l’Eurequo? In Italia si eseguono circa 500.000 interventi all’anno, a mia conoscenza, pochissime unità operative hanno aderito a questo sistema di controllo. Fra queste partecipa alla raccolta dei dati dei pazienti operati di cataratta l’Unità Operativa di Oculistica della Casa di Cura San Carlo di Paderno Dugnano (Mi), presso la quale ho lavorato più di dodici anni fino al 2009. Sulla spinta del responsabile dott. Pietro Bruttini ha, sin dal 2011, inviato i dati richiesti.
Ma se i chirurghi della cataratta sono diversi, all’interno della stessa Unità, e non raccolgono uniformemente i dati, questi perdono di valore assoluto: “honest reporting” dice uno dei promotori dello studio, il dott. Mats Lundstrom.
La sfiducia tipicamente italiana del controllo si evidenzia dal fatto che su un elevato numero di Unità Operative di oculistica italiane solo 5 unità hanno deciso di partecipare allo studio. In Olanda e Svezia tutti i centri aderiscono in maniera automatica e trasferiscono circa 300.000 interventi all’anno.
Per questo motivo, secondo me, in Italia solo controlli esterni a campione sui pazienti possono dare maggior sicurezza sia clinica che economica. Forse le “nuove” Agenzie di Controllo della Regione dovrebbero essere strutturate come una Unità Operativa terza per ogni specialità, indipendente, che possa valutare con onestà il lavoro dei colleghi utile al bene comune. In fondo già la percezione del controllo può ridurre il rischio di abuso nei casi in cui si utilizza la sanità solo per interesse personale e non interesse esclusivo del cittadino. Certamente gli attuali controlli sulle cartelle cliniche ha dimostrato la completa inappropriatezza visti i casi di malasanità.
Se associato a ciò ci fosse una raccolta di dati completi in mano ai pazienti con History Health in cui viene scritto tutto, compreso interventi e postoperatorio, non occorrerebbe la “benevolenza” di medici che vogliano partecipare a studi clinici. Basterebbe chiederlo ai cittadini tutti.