“In questa situazione qualsiasi donna o qualsiasi bambina può essere ingannata dai trafficanti”. Lo racconta a IlFattoQuotidiano.it Sarala Jamang è una delle coordinatrici dell’ong Shakti Samuha, la prima organizzazione nel mondo ad essere costituita da sopravvissute al traffico di donne e allo sfruttamento sessuale, un crimine molto diffuso in Nepal (nelle foto la veglia di preghiera per le vittime del terremoto) dove l’emergenza scatenata dal violento terremoto dello scorso 25 aprile rischia di alimentare il flusso di giovani che finiscono nella rete dei trafficanti affidandosi a chi, travestito da soccorritore, promette loro prospettive, marito e lavoro a patto di seguirlo.
In Nepal la tratta delle giovani donne è una pratica molto diffusa che risale all’epoca della dinastia Rana quando il sovrano e i suoi funzionari, per garantirsi il sostegno del governo britannico, regalavano all’India le ragazze nepalesi, da sempre considerate tra le più belle della regione. Col passare degli anni e l’aumento della globalizzazione e dei settori del turismo e dell’intrattenimento, il fenomeno è cresciuto e sempre più ragazze vengono vendute, anche solo per un centinaio di dollari, sempre più lontano: in Cina, nelle Filippine, in Corea, fino al Sud Africa.
L’Ong, fondata nel 1996 e presente in 11 distretti del Paese, porta avanti un’attività non solo di prevenzione e protezione ma anche di rielaborazione del trauma agevolando l’accesso all’educazione. Thapatali, alla periferia orientale di Kathmandu, è uno degli slum più critici della capitale e uno dei tanti in cui l’organizzazione opera. Nel 2012 il governo ha ordinato la demolizione di circa 200 case e da quel momento gli oltre 2 mila abitanti della zona vivono nelle tende. “In contesti del genere – ha spiegato Aashish Dulal, il capo progetto della zona – la totale mancanza di alternative rende le ragazze ancora più vulnerabili ed esposte al pericolo di finire a lavorare in qualche bordello di Bombay, Karachi o Bangkok”.
Il rischio, in questo momento, è che anche altrove si crei un bacino fertile per i trafficanti. I numeri di questo mercato sono incerti. Le stime elaborate dalla Commissione locale per i diritti umani, in riferimento all’anno 2012- 2013, parlano di circa 13 mila donne tra i 12 e i 19 anni sparite nel nulla e di altre 16 mila che hanno denunciato di essere state vittima di minacce, pressioni o tentativi di rapimento. Questi, al momento, sono gli unici dati disponibili e il timore appunto è che, dopo il sisma, il rapporto che fotografa quest’anno contenga numeri ancor più allarmanti.
I distretti di Sindhupalchok e Gurkha, a nord di Kathmandu, si trovano molto vicino alla zona dell’epicentro del sisma e sono tra i più danneggiati. In quelle zone manca tutto, dal cibo all’accesso all’acqua potabile. Quasi il 90% delle case è andato distrutto, le persone vivono in tende di fortuna o dormono all’aria aperta e i soccorsi tardano ad arrivare perché le strade sono impraticabili.
“Sono proprio condizioni di questo tipo – continua Dulal- ad alzare notevolmente il rischio che sempre più ragazze passino clandestinamente la frontiera adescate dall’inganno dei trafficanti che entrano in diretto contatto con loro e rappresentano l’unica soluzione possibile”. La povertà e e il disagio facilitano l’inganno. La maggior parte delle ragazze infatti non viene rapita ma molte scelgono volontariamente, seppur inconsapevolemente, di partire attratte dal miraggio di una vita migliore. Secondo un rapporto di Amnesty International sullo sfruttamento sessuale, i trafficanti prediligono ragazze provenienti da fasce povere e disagiate delle popolazione perché la scarsa, quando non inesistente, alfabetizzazione e la mancata conoscenza della lingua del paese in cui verranno portate le rende, fisicamente e psicologicamente, dipendenti. Inoltre, il fatto che la maggior parte della volte passino illegalmente la fronteria, rende loro difficile tentare di tornare indietro.
In questa fase dell’emergenza l’attenzione è tutta concentrata sul portare aiuti di prima necessità. “Insieme a tende, acqua e riso però ci stiamo attrezzando – ha spiegato – per portare anche un supporto psicologico e generi di conforto femminili, dagli assorbenti agli spazzolini, per cercare di trattenere il maggior numero di donne dal compiere una scelta sbagliata”. Molte ragazze salvate dalla tratta stanno portando la loro testimonianza in questi distretti. Sarrada, è stata recuperata l’anno scorso dopo anni in India costretta a lavorare come ballerina in un night di New Delhi e a trascorrere la notte con facoltosi uomini in vacanza. Quando è stata rapita aveva 13 anni. Dopo anni di violenze e abusi adesso vive a Kathmandu in una delle tante case di accoglienza che l’organizzazione ha sparse per il Paese. Usa più volte un’espressione nepalese che non ha un’esatta traduzione in altre lingue ma suona più o meno così: “Voglio andare a raccontare quanto caro sia stato il prezzo, doppio, che ho pagato, quello di essere stata schiava e presa in giro”.
di Marta Cosentino