Parlare dei Subsonica significa parlare di tanto altro e così è nel libro “Albe scure. Sguardi sulla cultura subsonica”: cinema, video, arte, immaginario, letteratura cyberpunk, fantascienza in genere, passato e futuro, flashback e flashforward. E soprattutto c’è Torino, la loro Torino, “una città che di notte cambia completamente volto, senza orari, freni, vincoli"
Un libro tutto centrato sul mondo vivo e mutante della più internazionale delle nostre band, i Subsonica. “Albe scure. Sguardi sulla cultura subsonica” (Arcana), di Letizia Bognanni e Roberta D’Orazio, mette a fuoco il gruppo di Samuel e Boosta e Max Casacci e gli altri come mai nessuno prima. Quella creatura imprendibile che è riuscita a farsi amare sia dal partito del rock che dai pasdaran della dance. Questa musica sanguigna e geometrica che mira alle gambe e al cuore, fatta di ritmo e dub, elettronica e reggae, new wave anni ’80 e underground anni ’90, pop e microchip emozionali.
Parlare dei Subsonica significa parlare di tanto altro: cinema, video, arte, immaginario, letteratura cyberpunk, fantascienza in genere, passato e futuro, flashback e flashforward. E soprattutto c’è Torino, la loro Torino, “una città che di notte cambia completamente volto, senza orari, freni, vincoli. Tutta la compostezza sabauda diurna svanisce”. I Subsonica “rendono Torino il sesto elemento della band. Come se a suonare fossero le case, i palazzi, i centri sociali, il cielo, le strade, gli amici di sempre incontrati in Piazza Vittorio o lungo i Murazzi.Una Torino sospesa tra luci e ombre, oggetto di critiche e d’amore, amata musa balorda verso cui rivolgere, sempre e comunque, il proprio canto”. Una Torino sempre più brillante e attraente rispetto a quella livida e sterile di trent’anni fa, che era industriale e basta, e da cui tutti i ragazzi volevano scappare. La Torino europea e notturna dei Murazzi, un po’ “come la discoteca labirinto: bianca, senza luci colorata, grande un centinaio di chilometri dalla quale non si può più uscire”.
Da dove vengono, e dove vanno questi splendidi-frenetici quarantenni subsonici? Capaci di rivoluzionare il modo di fare spettacolo suonando dal vivo. Con sguardo lucido e prosa notevole, le giornaliste musicali Roberta D’Orazio e Letizia Bognanni ce lo spiegano benissimo. Muovendo dal “paradosso dell’alba scura: qualcosa che sorge dal basso a indicare un nuovo inizio, e pure conserva le tinte dei mondi sotterranei da cui proviene. L’apporto dei Subsonica alla musica italiana è sostanzialmente questo: attingendo con voracità agli scenari underground fino a quel momento quasi invisibili, hanno posto quegli stilemi e quelle idee in una condizione, letterale, di emergenza”. Apertura e curiosità mentale, ricettività e attenzione ai dettagli, permeabilità agli altri linguaggi espressivi: questo il segreto, pure in campo extramusicale, del fenomeno Subsonica.
Il libro passa abilmente in rassegna il fitto intreccio di elementi che hanno fatto dei Subsonica la nostra rock band indie più mainstream degli ultimi quindici anni, e viceversa. Roba da stadi di provincia, palazzetti di metropoli, privé di discoteche sulla bocca di tutti, centri sociali barricadieri. Non un gruppo politico, ma aperto e libero. Quella dei Subsonica è una musica che si balla. Che si vede. Che si legge.