Il The Voice di ieri sera è diverso dall’X Factor che prima o poi ritornerà. Merito del “format”, quel quid che rende diversi due programmi dallo stesso contenuto. Così gli spettatori più motivati li distinguono mentre noi, quando ci incappiamo con lo zapping, regolarmente li confondiamo perché ci sembra la solita idea basata sulla dialettica, più o meno sadomaso, fra esaminandi ed esaminatori, come nella scena culminante di Flash Dance, la madre di tutti i talent.
Ma il format non consiste nell’idea, anche se necessariamente ne deriva. Ad esempio, l’”idea” può essere, ad esempio, di riprodurre in tv la situazione del Mercante in fiera, ma diventerà format solo quando entreranno in ballo i pacchi, il “dottore” che ti propone l’uovo oggi anziché la gallina domani e così via. A questo punto il meccanismo sarà totalmente trasfigurato, tra forme, colori, battute del conduttore, confidenze del concorrente etc. etc. Si chiama Affari Vostri ed è in grado di “intrattenere”.
Ogni volta che una puntata va in onda Endemol, che quel format l’ha messo a punto, si mette anche qualche migliaio di euro in tasca a titolo d’affitto. E siccome sta andando in onda da dieci anni, tutti i giorni tranne d’estate, pensate alla montagna di soldi che ne ricava. Facile, no? Però se vi saltasse in mente di lanciarvi nella corsa all’oro, magari trasformando in spettacolo il meccanismo del “sette e mezzo”, andreste incontro a una serie di problemi non da poco. Il primo è di dover spendere, ammesso che li abbiate, qualche centinaio di migliaia di euro per rendere spettacolare, non basta mostrare la nonna che gioca a far vincere il nipotino, un qualche equivalente della distribuzione delle carte, dello “sto” e dello “sballo”. Dopodiché, spesi i soldi dello “sviluppo”, dovete trovare una tv che si arrischi a trasmettere una cosa che, anche se è vecchia come il capodanno, non si è mai vista prima.
E chi se lo prende il rischio quando decine di altri format già collaudati in altri Paesi e inseguiti a loro volta da mille “cloni con variazione”, premono sui palinsesti del vostro? Tanto più se i vostri broadcaster sono di tipo “passivo”, abituati a all’usato sicuro e disinteressati a dare la spinta a prodotti locali per farli circolare nel mercato mondiale. Come è per l’appunto, sia per film e serie tv sia per il non meno importante mercato dei format, il caso dell’Italia, la terra della tv “compradora”, il buco nero del mercato mondiale, dove tutto viene attratto e da cui nulla esce.
“Cambiare verso” al sistema e trasformarlo da buco nero in vulcano dovrebbe essere, a ben pensare, l’obiettivo principale della riforma della Rai, intesa come il perno di una riforma di fatto, se non di diritto, dell’intero sistema dei media in Italia. Una bella scommessa, di quelle che segnano i momenti di svolta dei format di game. Mentre il rullo del tamburo sottolinea la suspense.