A prima vista sembrano dei giocattoli. Ma nelle bustine di plastica ci sono animaletti, 'alimentati' da ossigeno cristallizzato e sostanze nutritive. I promotori della petizione su Firmiamo.it scrivono: "Dimenticati nelle borse al caldo e al buio, sballottolati nelle varie tappe della giornata tra casa ufficio, supermercato, palestra e quant'altro riescono a sopravvivere qualche giorno per poi morire soffocati e affamati”
Animali vivi venduti come portachiavi. Sembrano delle statuine, ma in realtà dentro le bustine piene di acqua colorata e chiuse con un anello sull’estremità, vengono costrette piccole tartarughe, gechi, pesciolini. Il tutto a uso e consumo di chi le acquista, che poi magari attacca il gadget alle chiavi o al cellulare.
È sempre meno raro vedere banchetti che offrono questo tipo di ‘oggettistica’ per le strade della Cina. E non si tratta di un problema nuovo: si tratta di una macabra moda che si è sviluppata nel mercato asiatico già da qualche anno e che viene favorita dalla mancanza di un’appropriata legge che protegga gli animali. Ad attirare gli acquirenti anche il basso costo: per portare a casa i portachiavi viventi bastano infatti circa un dollaro e cinquanta.
Per bloccare questo tipo di commercio è stata attivata una petizione sul sito italiano Firmiamo.it, che ha già raccolto in pochi giorni oltre 2300 firme. “Dimenticati nelle borse al caldo e al buio, sballottolati nelle varie tappe della giornata tra casa ufficio, supermercato, palestra e quant’altro – si legge sul sito di petizioni – i piccoli animali riescono a sopravvivere qualche giorno per poi morire soffocati e affamati”. Ma non solo. Il timore è anche che questa pratica possa venire esportata: “La petizione aperta – continua il testo sul sito Firmiamo.it – unisce all’orrore per questa terribile moda la paura dell’arrivo di questi ‘gadget’ nel nostro Paese con il mercato nero o attraverso i turisti, sempre più attratti da questo ‘oggetto folkloristico’”.
La prima a far luce sull’orribile pratica è stata la Cnn, che già nel 2011 denuncia la vendita dei ‘souvenir’ fuori dalle stazioni delle metro di Pechino. Alcune foto scattate mostrano la merce esposta: a prima vista si direbbe di essere di fronte a dei giocattoli. A confermare la natura dei gadget è però proprio una venditrice, che ai microfoni dell’emittente statunitense spiega come il sacchetto, contenente ossigeno cristallizzato e sostanze nutritive, consenta agli animali di poter vivere anche giorni. Una volta finita l’aria, aggiunge però la donna, è necessario liberare immediatamente gli animali per non condannarli a un destino di morte certa per soffocamento.
Anche in rete i filmati parlano chiaro. Mostrano venditori ambulanti esibire la merce ai passanti, tra lo sconcerto degli utenti increduli. “Ne vendo cinquanta al giorno”, afferma un commerciante. “Forse morirà, ma mio figlio lo voleva”, dichiara una madre. Ma c’è anche chi, tra gli acquirenti, afferma di comprare gli animali solo per potergli restituire la libertà. E sono soprattutto le associazioni animaliste cinesi a denunciare ai quotidiani locali ciò che sta accadendo, bollando la pratica come “immorale. Un vero e proprio abuso nei confronti dell’animale”.
“La mancanza di cibo – ha spiegato poi alla Cnn David Neale, dell’associazione Animals Asia – e la diminuzione di ossigeno e aria può causare la morte di questi animali in un periodo molto breve, una volta che le buste vengono sigillate”. Alla certezza di una sentenza di morte per gli animali, Neale ha aggiunto anche la preoccupazione per le possibili ripercussioni sulla salute umana che potrebbero derivare dal contatto con determinati animali come le tartarughe.
“Una pratica del genere – afferma a ilfattoquotidiano.it Isabella Pratesi, direttore della conservazione Wwf Italia – dimostra la distanza che si è creata tra le persone e i sistemi naturali. Trattare in questo modo gli animali dimostra come non ci sia consapevolezza di cosa siano i sistemi biologici e la vita stessa di questi esseri. Stiamo andando verso un sistema che considera gli animali alla stregua di oggetti”. C’è poi, ovviamente, una questione etica: “Tutto ciò è esecrabile – prosegue Pratesi – non si può fare un uso del genere di qualsiasi forma di vita”.