L'Istat ha comunicato che l'indice è salito dello 0,4% rispetto a febbraio. Su base trimestrale, l'incremento è il maggiore dal quarto trimestre 2013. Ma il centro studi Promotor fa presente che i livelli produttivi restano "inferiori a quelli ante-crisi del 25%" in termini relativi e in termini assoluti "sono analoghi a quelli della seconda metà degli anni Ottanta"
“Modesto segnale positivo dall’indice Istat della produzione industriale”. Così il centro studi Promotor commenta il dato sulla produzione industriale italiana di marzo diffuso dall’istituto di statistica: l’indice è salito dello 0,4% rispetto al mese precedente e dell’1,5% su base annua. Nel primo trimestre la produzione è aumentata dello 0,3% rispetto al trimestre precedente, l’incremento maggiore dal quarto trimestre 2013. Ma secondo l’istituto il dato si inserisce comunque in un “canale di stagnazione”, per cui “non può certo essere interpretato come l’inizio della ripresa“. Anche perché i livelli produttivi restano “inferiori a quelli ante-crisi del 25%” in termini relativi e in termini assoluti “sono analoghi a quelli della seconda metà degli anni Ottanta”.
Al contrario per Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma, il dato è “migliore delle attese” e “c’è a questo punto qualche concreta possibilità che la dinamica del Pil nel primo trimestre, che l’Istat comunicherà mercoledì prossimo, sia più elevata di quello 0,1% che è nelle stime di molti previsori. Ciò rende più alla portata la crescita dello 0,7% del Pil grezzo, cioè non aggiustato per le giornate di lavoro, ipotizzata dal governo per il 2015”.
In un panorama che resta stagnante fanno eccezione alcuni settori in forte accelerazione, aspetto “che va considerato anche nel valutare le prospettive della produzione industriale nel suo complesso” perché la ripresa in genere è preceduta da recuperi nei comparti più dinamici. A marzo sono decollati in particolare la produzione di farmaceutici (+22,2%), quello della fabbricazione di coke e prodotti petroliferi (+15,9%) e quello dei mezzi di trasporto (+13,2%).
Le diminuzioni maggiori si registrano invece nei settori dell’attività estrattiva (-9,4%), dell’industria del legno, della carta e stampa (-5,9%) e della fabbricazione di apparecchiature elettriche e apparecchiature per uso domestico non elettriche (-5,1 per cento).